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Compie 36 anni LeBron James, l’asso del basket mondiale. Ma chi è realmente?

È il 30 dicembre 1984 Akron, Ohio.
In quello che è uno dei peggiori ghetti della città, Gloria James di soli 16 anni sta mettendo al mondo il piccolo LeBron. Lei ancora non lo sa, ma fra le sue braccia tremanti ha in mano colui che dominerà la lega di basket più grande del mondo negli anni a venire. Ha così inizio una magnifica storia: la storia di LeBron James.

Il piccolo LeBron non ha vissuto un’infanzia per nulla facile né felice. Viveva da solo con la madre, dato che il padre scappò prima che lui nascesse, in uno dei peggiori quartieri di Akron, la sua città natale.
La situazione economica in casa James non era per niente semplice e, come dice lo stesso LeBron, “la sera non sapevamo se avremmo mangiato o dove avremmo dormito”. Inoltre il piccolo LeBron inizia ad allontanarsi sempre di più dal mondo della scuola, e in un quartiere del genere ciò sta a significare solamente una cosa:avvicinarsi alla criminalità, alla droga. Nonostante ciò la sua vita sta per cambiare, ma ancora lui non lo sa.
Infatti un giorno un allenatore di un squadra giovanile di football, Bruce Kelker, nota il piccolo James mentre gioca con un suo amico in un parco. Dopo aver visto le qualità atletiche del piccolo LeBron, decide di chiedergli di entrare entrare a far parte della sua squdra di football. LeBron inzia così a giocare a football, e ci sa anche fare, ma è grazie a questo sport che entrerà in contatto con il basket. Incontra infatti Frank Walker, allenatore di una squadra giovanile di basket. Grazie a quell’incontro ed all’amicizia di LeBron con il figlio di Frank, Frank Jr, James comincia a giocare a basket.
Il suo talento cristallino si vede fin da subito e per tutto il suo percorso scolastico, dalle elementari fino alla high school dominerà sul parquet, come d’altronde continuerà a fare una volta entrato in Nba.
Ad inzio 2003, tutto il mondo venne a conoscere LeBron James. Infatti la rete americana ESPN mandò in onda sui suoi canali una partita di high school fra la Silicon Valley Modellers (squdra di James) e la Oak Hill Academy ottenendo un share enorme, inferiore solamente al comeback di Michael Jordan. In quella partita LeBron non deluse le aspettative e diede spettacolo.
A fine anno James, a soli 17 anni, si dichiara eleggibile per L’Nba draft del 2003, uno dei pochi giocatori ad essere scelto per il draft prima del college. I Cleveland Cavaliers lo selezionano con la prima scelta assoluta. È l’inizio dell’avventura in Nba del re.

Già dal primo anno nella lega LeBron fa capire a tutti di che pasta è fatto, e che se il suo soprannome è “the chosen one” (il prescelto) un motivo c’è. Nonostante il suo talento, un talento grezzo da affinare nel tempo, il suo stile atletico e la sua visione di gioco non riescono a portare i compagni ai plyoff già dal primo anno, causa un roaster non competitivo con forti limiti tecnici.
Per i playoff bisognerà aspettare il terzo anno dove riuscirà a condurre la squadra fino al secondo turno prima di essere sconfitti dai Detroit Pistons che due anni prima avevano vinto il titolo.
L’anno successivo nella stagione 2006/2007 LeBron si caricherà la squdra sulle spalle, portandola prima a raggiungere il record di franchigia di vittorie in regular season e poi guidando la squadra dell’Ohio in una insperata cavalcata che si concluderà con la sconfitta alle Finals per mano dei San Antonio Spurs dell’allenatore Gregg Popovich.
A Cleveland ormai ci si crede. Si pensa che finalmente la squadra riuscirà a conquistare il suo primo anello. Ma ciò non accadrà, o almeno non ora. Infatti gli anni successivi si concludono con delle eliminazioni premature dei Cavaliers, senza tornare ad ambire per il titolo. LeBron così al termine della stagione 2009/2010 decide di non prolungare il suo contratto con Cleveland, fra le critiche generali della città che lo vide come un traditore, per unirsi ai Miami Heat.

A Miami crea assieme a Dwayne Wade e Chris Bosh il miglior terzetto della lega. I Miami Heat sono senza dubbio la squadra da battere.
Nella stagione 2010/11 raggiungono le finals senza troppi problemi. Arrivati in fondo però non riescono a battere i Dallas Mavericks del tedesco Dirk Nowitzki. La carriera del prescelto sembra maledetta, non riesce a trovare un modo per vincere quel tanto ambito anello; anche se ormai è solo questione di tempo.
Infatti l’anno successivo dopo una cavalcata trionfale, arrivano in finale e sconfiggono gli Oklahoma Thunder di Kevin Durant giungendo così al primo anello. LeBron ce l’ha fatta. È nell’olimpo dei più grandi. Ora però un titolo non gli basta, vuole di più. Una volta assaggiata la vittoria non ne può più fare a meno.
Ed infatti l’anno dopo i Miami Heat ritornano in finale e sconfiggono i San Antonio Spurs, in una delle serie più belle che la Nba possa ricordare, terminata solo alla settima gara. LeBron è senza dubbio il più forte giocatore al mondo e sicuramente uno dei più forti di sempre ma ora per eguagliare Miachael Jordan deve anche lui portare a casa un Three Peat (tre titoli consecutivi).
Impresa che però non riuscirà al fenomeno di Akron, il suo percorso terminerà alle finals, ancora una volta contro gli Spurs, che però quest’anno hanno superato James e compagni.
A questo punto della sua carriera il ragazzo di Akron ha bisogno di un cambiamento: decide di non prolungare il suo contratto con gli Heat ed entra in trattativa con molte squadre. Dopo una lunga riflessione decide di tornare a casa sua, nella città che l’ha preso poco più che adolescente e l’ha reso il campione che ormai era diventato: torna a Cleveland. LeBron vuole sdebitarsi: ora che ha vinto, la sua missione è quella di portare un titolo nella sua città con tutti i mezzi che ha a disposizione.
Adesso la squadra è competitiva, a differenza della sua prima avventura, grazie agli innesti della guardia Kyrie Irving e della star Kevin Love.
Dopo aver dominato tutta la regular season ed i primi tre turni di playoff, giungono in finale contro i Golden State Warriors di Stephen Curry. LeBron tenta in tutti i modi di portare a casa la serie, ma senza successo, complici anche gli infortuni delle due star Irving e Love.
L’anno successivo, 2015/2016, sembra la fotocopia della stagione precedente, ma a questo giro le due star dei Cavaliers sono incolumi. Gli Warriors vincono le prime due partite a San Francisco, portando la serie sul 2-0. La terza partita va ai Cavaliers, mentre la quarta viene vinta da Golden State, nonostante fossero fuori casa. Per i Cavaliers ed i loro tifosi il sogno anello sembra finito. Nessuna squadra aveva mai ribaltato una 3-1 alle Finals Nba. Nessuna di quelle squadre aveva però LeBron James in squadra. Inizia così una delle più belle rimonte della storia dello sport, guidata da prestazioni al limite dell’umano di James ma anche da una panchina in generale di notevole livello. In gara 5 James ed Irving combinano insieme 82 punti dei 112 totali. Arrivano così sul 3-3 andandosi a giocare il titolo in gara 7. La partita è punto a punto, nessuna delle due squadre vuole mollare un solo centimetro all’altra. Verso la fine del 4° quarto sul punteggio di 89-89 Andre Igoudala, lungo dei Warriors, si invola da solo verso il canestro avversario, pronto ad appoggiare due punti che avrebbero potuto consacrare Goledn State ancora una volta campione. Questo James non poteva permetterlo. Con una corsa a perdifiato, partendo 10 metri prima del giocatore di Golden State, inchioda il pallone con una stoppata clamorosa, al limite dell’umano, che ha sapore di titolo.
Infatti a tempo scaduto sono i Cavaliers che finalmente escono vittoriosi, per la prima volta nella loro storia, da una finale Nba, tutto questo grazie a LeBron James, il ragazzo di Akron, che non avrebbe nemmeno dovuto essere lì. È un traguardo storico per la città, per la squadra e per lo stesso James che ormai è nell’Olimpo dei più grandi di questo sport.
Nei due anni successivi LeBron porta la squadra entrambi gli anni alle finali Nba, diventando il primo giocatore a prendere parte ad otto finali Nba di fila, senza però riuscire a vincere. Nonostante le ultime due stagioni ormai il debito con la città era stato saldato, era riuscito nell’impresa.
Infatti nell’estate del 2018 abbandona nuovamente Cleveland in favore di Los Angeles, sponda Lakers.
Il primo anno LeBron non riesce a portare la squadra nemmeno ai playoff, complici un suo infortunio, il primo infortunio grave della sua carriera, ed un roaster ancora troppo acerbo.
L’anno successivo, grazie all’acquisto della stella Anthony Davis, i Lakers arrivano ai playoff come prima testa di serie. Nonostante lo spostamento del campionato nella bolla di Orlando, ciò non sembra turbare più di tanto i Lakers, che vincendo partita dopo partita, riescono ad arrivare alle finali contro i Miami Heat. La serie è combattuta ma a causa di alcuni infortuni e dello strapotere cestistico di James e Davis, gli Heat si devono arrendere agli avversari a gara sei.
Per LeBron è l’ennesimo anello, il quarto, e comunque sembra non averne abbastanza.
Ora è caccia ai sei anelli di Jordan e chissà se il prescelto ce la farà.
Inoltre dopo la vittoria del quarto anello la Associated Press ha conferito a James, per la quarta volta, il premio di atleta dell’anno. LeBron ha battuto gli altri due candidati, Patrick Mahomes, quarterback di Kansas City, e Lewis Hamilton, pilota di Formula 1, sia per le sue grandi prestazioni sul campo che per il suo attivismo sociale durante le proteste del movimento Black Lives Matter.

Oltre ad essere il più forte giocatore di basket al mondo da 10 anni a questa parte, LeBron non è solo un campione di questo meraviglioso sport, è molto di più. James sa di essere un personaggio con un grande afflusso mediatico. Di conseguenza utilizza la sua popolarità ed il suo personaggio per lanciare continuamente messaggi alla comunità americana ed a chi lo segue. Infatti dopo l’assassinio di George Floyd si è fatto promotore del movimento Black Lives Matter, cercando di battersi contro il razzismo in ogni modo a sua disposizione.
Oltre alla lotta contro il razzismo, che lo ha contraddistinto per tutta la sua carriera, LeBron ha fatto costruire una scuola nella sua città natale, l’I Promise School.
Questa è una scuola gratis, per tutti i bambini ed i ragazzi che non si possono permettere l’istruzione e che provengono da situazioni difficili.

La scuola provvede a tutto, fornendo divise gratuite, biciclette e caschi gratis, sussidi alimentari per le famiglie dei ragazzi che la frequentano e addirittura borse di studio complete all’università di Akron per coloro che ottengono il diploma.
Cosi facendo LeBron dà speranza a ragazzi e famiglie, dando loro la possibilità di avere un futuro.

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