Proprio mentre la maggior parte dei paesi europei ha deciso ulteriori restrizioni per le festività natalizie, per evitare una terza ondata e una saturazione dei posti nelle terapie intensive, la scoperta della mutazione del Coronavirus che si è diffusa nel Regno Unito, detta comunemente “variante inglese” rischia di vanificare gli sforzi e gli obiettivi. Questa variante è stata rilevata nell’ambito di un’indagine epidemiologica e virologica scattata all’inizio di dicembre a seguito di un aumento inaspettato nei casi di Covid-19 nel Kent (sud-est dell’Inghilterra); nel dettaglio la mutazione è stata identificata con la sigla VUI 202012/01 (Variant Under Investigation, anno 2020, mese 12, variante 01) e sembrerebbe colpire prevalentemente i giovani e gli adulti sotto i 60 anni, secondo quanto riportato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

La situazione nel Regno Unito è “fuori controllo”, come dichiarato dal ministro della salute inglese, Matt Hancock, il quale ha avvertito che il lockdown scattato qualche giorno fa a Londra e nel Kent potrebbe proseguire per mesi, fino a che non si potrà contare sugli effetti della campagna vaccinale di massa.

Nel frattempo domenica scorsa in Italia il Ministero della Salute ha comunicato che la variante del virus inglese è stata identificata anche in un soggetto, positivo al tampone, appena atterrato all’aeroporto di Fiumicino con un volo proveniente dalla Gran Bretagna. Da qui la precauzione di sospendere i voli in arrivo dal Regno Unito dalla mezzanotte del 20 dicembre fino al 6 gennaio. L’Italia, dunque, ha adottato la stessa misura cautelare decisa da Germania, Austria, Olanda e Belgio, oltreché dal Canada. Tutto questo avviene inoltre pochi giorni prima della scadenza del periodo transitorio della Brexit (31 dicembre 2020), per cui risulta sempre più verosimile il rischio di un “no deal” tra Londra e Bruxelles.

Relativamente a questa variante inglese del Covid-19 Massimo Antonelli, direttore della rianimazione del Policlinico Gemelli e componente del Comitato tecnico scientifico in un’intervista al Corriere della Sera afferma preoccupato : “Se è vero che essa determina una maggiore diffusione, la conseguenza sarà all’inizio un aumento di contagi, poi di ricoveri in terapia intensiva e infine di morti” e quindi un ulteriore pressione sugli ospedali, che “per ora tengono, ma se l’indice di trasmissione del virus non scende rischiamo una nuova crisi”. Comunque “fortunatamente, a giudicare dai dati disponibili, l’efficacia dei vaccini (BioNTech e Pfizer approvati dall’Ema, Agenzia europea per i medicinali, disponibili dal 27 Dicembre anche in Italia, ndr) non dovrebbe essere compromessa, ma ci vorranno mesi prima di avere una percentuale di popolazione immune” (tra il 65% e il 70%) tale da proteggere dall’infezione anche chi non si vaccina. Al momento viene ipotizzato che la mutazione inglese abbia una maggiore velocità nel contagio (pur non essendo più aggressiva) ma non ci sono riscontri su una minore risposta del vaccino. Infatti sebbene la variante inglese sia un ceppo che ha diverse mutazioni nel suo genoma, in particolare alcune anche riguardanti la proteina Spike (una di quelle che si legano al sistema immunitario dell’uomo) esse non agiscono modificando la superficie del virus, alla quale si legano gli anticorpi con un meccanismo chiave-serratura e quindi ci sono buone possibilità che la profilassi vaccinale in arrivo proteggerà anche dal ceppo inglese.

In un’intervista a Il Sole 24 Ore l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed epidemiologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, allo stesso tempo rassicura affermando: “Non dobbiamo avere paura delle mutazioni. È attraverso le mutazioni che si favorisce l’adattamento del virus all’uomo e questa che arriva dalla Gran Bretagna non è la prima” (è la quarta attualmente più diffusa nella proteina Spike), finora infatti nessuna delle mutazioni conosciute è stata correlata ad un corrispondente aumento della virulenza. Dobbiamo vedere se la variante inglese avrà un “successo biologico” cioè se le mutazioni la renderanno più capace di sopravvivere, altre varianti del passato sono infatti scomparse. “Nel frattempo dovremo continuare a vivere seguendo le cautele degli ultimi mesi: lavaggio delle mani, distanziamento e mascherina, in attesa del vaccino”.

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