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DUE SECOLI E MEZZO DI PURA GENIALITA’: BUON COMPLEANNO, CARO LUDWIG VAN!

Lo stupefacente modo di suonare di Beethoven, così notevole per gli arditi sviluppi della sua improvvisazione, mi toccò il cuore in modo insolito: mi sentii così profondamente umiliato nel mio più intimo essere da non poter più toccare il pianoforte per diversi giorni. Così narrava Johann Wenzel Tomasek, compositore boemo, ascoltando un concerto del genio tedesco nel 1797.

Ludwig Van Beethoven è uno dei pochi personaggi della storia che non può essere circoscritto da una semplice definizione; estro e sensibilità che non conoscono e non desiderano limiti

Il 16 dicembre 1770, a Bonn, nasceva colui che, con la sua perfezione artistica, era in grado di far trapelare dalle sue opere sentimenti che davano vita, respiro e grazia alle note. Duecentocinquanta anni, eppure la sua musica è così attuale, fiorente; è come se rappresentasse una colonna sonora della storia.

Classico? Romantico? Etichettare Beethoven è impossibile. Armonia e passioni dell’animo umano; un binomio che il compositore, pianista e direttore d’orchestra salda solidamente.

Nel 1787 si reca per la prima volta a Vienna, centro della musica; lì conosce Wolfgang Amadeus Mozart e il compositore austriaco Franz Joseph Haydn, che sarà suo insegnante fino al 1794.

Si dedica alla lettura di Goethe e Schiller, massimi esponenti dello Sturm und Drang.

Nel 1796 viene a conoscenza della sua momentaneamente parziale sordità, ma è proprio in questi anni che iniziano a fiorire i primi grandi capolavori, come la Sonata per pianoforte n. 8, conosciuta come Grande Sonata Patetica e la Prima Sinfonia.

La Sinfonia n. 3, l’Eroica, solo inizialmente dedicata a Napoleone, è un esempio del successivo periodo detto eroico; opere più lunghe e dallo stile imponente.

Nel 1801 decide di avventurarsi nella sfera operistica e compone il Fidelio.

Amatelo, anzi amatelo moltissimo, e non dimenticate ch’egli è giunto alla libertà poetica con un cammino durato molti anni, e onorate la sua forza morale che non ha mai avuto posadisse Robert Schumann dopo aver ascoltato l’ultima delle Sinfonie del maestro tedesco, la numero 9, del 1823.

Nel 1819 è già completamente sordo maIl musicista sordo somiglia ora a Tiresia che, cieco sul mondo fenomenico, contempla con l’occhio dell’anima il centro da cui muovono tutti i fenomeni. Non disturbato dai frastuoni della vita Beethoven rimane solo, intento alle sue armonie interiori. Allora l’essenza delle cose parla di nuovo a lui nella serena luce della bellezza. Da questo elogio di Wagner si comprende davvero la straordinarietà della sua ultima composizione.

Freude, schöner Götterfunken Tochter aus Elysium

Gioia, bella scintilla divina, figlia dell‘Eliseo

Questi i primi versi dell’Inno alla Gioia, che colora il quarto movimento della sinfonia. Composto nel 1785 da Friedrich Schiller, viene musicato da Beethoven e dal 1985 la sua melodia è stata scelta come Inno ufficiale dell’Unione Europea.

Pubblicata solamente nel 1867, ben quaranta anni dopo la morte dell’artista, la celebre partitura di Für Elise, scritta intorno al 1810, rappresenta uno dei pezzi più dolci e armoniosi di quello che Schumann definiva un Dio inaccessibile.

In occasione dei 250 anni dalla sua nascita sono tante le iniziative promosse per celebrarlo, seppur a distanza. Rai 5, 16 e 17 dicembre, manderà in onda il Fidelio e la Nona Sinfonia, diretta dal maestro Claudio Abbado nel 2001.

Noi dobbiamo considerare Beethoven come la somma ed il compendio di tutti i musicisti che, movendo dalle convenzionali forme della musica, penetrò fino all’intima essenza della musica, così da poter gettare da questo centro la luce interiore del chiaroveggente verso l’esterno. Richard Wagner

Fonti:

it.wikipedia.org

https://www.lvbeethoven.it/

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