23 novembre 2020. Giornata Nazionale della Sicurezza nelle Scuole. Presenti, o meglio, connessi oltre 2500 partecipanti. Insieme ad una massiva presenza delle scuole Toscane, anche una folta rappresentanza nazionale, con Calabria, Sicilia, Lazio, Lombardia.
È la terza iniziativa organizzata quest’anno in collaborazione con l’USR Toscana (Ufficio Scolastico Regionale). A condurre l’evento è Francesco Meduri, Presidente dell’Istituto Italiano per la Sicurezza, associazione no-profit che punta all’obiettivo di accrescere la cultura della sicurezza e la consapevolezza del rischio a partire dalle nuove generazioni.. Per comprendere come questa rappresenti e debba rappresentare un tassello fondamentale della nostra quotidianità basta volgersi ad avvenimenti come quello del 22 novembre 2008: il crollo del tetto del Liceo Darwin di Rivoli, vicino Torino, costò la vita ad uno studente.
Roberto Curtolo, dell’Ufficio Scolastico Regionale, sottolinea nuovamente l’importanza della cultura della sicurezza: cultura che deve diventare uno dei valori tipici dell’essere umano.
Dopo l’intervento di Antonio Mazzeo, Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, la parola ritorna a Francesco Meduri, che analizza con discrezione il quadro degli incidenti che avvengono ogni giorno nella propria casa, sul lavoro, sulla strada. Emergono dati sconcertanti. Ogni anno in Italia vengono registrati circa 4,5 milioni di incidenti domestici, di cui 8 mila mortali. La casa non è un luogo sicuro; l’OMS afferma, infatti, che questa rappresenta la prima causa di morte per i bambini.
Più di 172 mila sono stati gli incidenti stradali con lesioni a persone nel nostro paese nel 2019 e 1089 le vittime per infortunio sul lavoro.
I concetti della sicurezza devono entrare nel DNA di ognuno di noi.
La sicurezza in Italia non è ancora un valore sociale.
Peer Safety Education
È importante partire dai giovani; se si impara da piccoli a pensare in un determinato modo, si innescano nei nostri comportamenti delle buone abitudini spiega Anna Eisinberg, Vicepresidente dell’Istituto Italiano per la Sicurezza, illustrando la Peer Safety Education, che con una metodologia a cascata, sin dai bambini, punta a diffondere proprio le buone pratiche.
Ogni studente diventa safety-tutor e l’obiettivo è proprio quello di uscire da una comfort zone e quindi chi magari si sente più portato a fare determinate cose, come parlare in pubblico, viene invitato su altri temi e viceversa chi è un po’ più schivo e non ha queste doti dialettiche naturali, viene invitato e aiutato a tirar fuori le sicurezze che tutti più o meno abbiamo.
Tante le successive testimonianze sull’ambiente scolastico e sulle sue regole di sicurezza.
Associazione Eptass e l’iniziativa Aifos, collaborazione tra chimici esperti e sensibilizzazione dell’argomento sicurezza nei laboratori scolastici
Interessante l’intervento del Dottor Alessandro Ricci in rappresentanza dell’associazione “Eptass”, acronimo di esperti della tutela dell’ambiente e della salute, un’iniziativa nata nel 2016 e attivata effettivamente due anni dopo. Lo scopo dell’associazione è quello di incrementare i livelli di professionalità degli operatori nel settore delle sostanze chimiche e chi potrebbe occuparsene meglio se non il dottor Ricci e gli altri fondatori, tra chimici industriali e ingegneri chimici di ogni sorta. Il tutto tramite scambi di idee e informazioni tra gli esperti sia in ambito nazionale che comunitario. Secondo il dottore la sicurezza nasce prima di tutto tra i banchi di scuola, perché è fondamentale prima di qualsiasi apposita etichetta conoscere il pericolo con il quale si ha a che fare e imparare a gestirlo. Da questo punto di vista la formazione “Aifos” nel 2019 è stata un’iniziativa di grandissima importanza per sensibilizzare i giovani sull’argomento salute e sicurezza in laboratorio
Gestione aziendale dell’impatto del covid, il caso Termisol Termica SRL
Prende la parola l’Avvocato Elena Mannucci, responsabile della sezione affari legali, conformità e responsabilità sociale dell’azienda situata a Livorno Termisol Termica SRL, la quale lavora principalmente in Italia e anche all’estero con quasi 350 dipendenti. Si occupa di fornire Servizi per l’industria petrolchimica, ma anche per quella dell’energia elettrica; alcuni esempi possono essere Eni ed Esso. Un tipico incarico potrebbe essere lo smaltimento di amianto o la costruzione di ponteggi intorno a strutture industriali, per poi ricoprirli da materiali per la protezione da alte o basse temperature. Secondo l’avvocato, portavoce in questo caso della filosofia dell’azienda, in ambito di sicurezza è fondamentale la formazione, ma soprattutto la trasmissione di una “cultura della sicurezza” ossia non una serie di regole che siamo obbligati a rispettare, ma una mentalità di predisposizione per comprenderne l’importanza. Un esempio da questo punto di vista è l’iniziativa del Patentino punti: in base al comportamento seguito per la sicurezza sul luogo di lavoro vengono sommati o sottratti punti dal proprio totale, con premiazioni per i comportamenti più encomiabili. A livello più concreto, invece, indispensabili la figura imposta per legge dei responsabili dei servizi di prevenzione e protezione presenti in ogni cantiere e coordinati dal responsabile capo, che redige insieme al datore di lavoro il DVR, documento di valutazione del rischio, con analisi e valutazione di tutti i fattori di rischio.
Proprio come qualsiasi tipo di rischio, l’azienda livornese è partita proprio dall’individuazione, l’analisi e la valutazione di quest’ultimo, incorporando il tutto nel DVR. Successivamente è stato necessario fare i conti con la comparsa di decreti d’emergenza sempre nuovi ai quali conseguono continue mediazioni con confindustria, con i sindacati e con i lavoratori stessi, proprio per scovare e stanare le insidie nascoste dietro alle famose dieci regole d’oro diffuse dal ministero della salute, in modo da applicarle regolarmente sul luogo di lavoro senza creare intoppi. Il sacrificio iniziale ha dato i sui frutti dato che i pochi casi positivi individuati tra i lavoratori sono stati isolati immediatamente e la mappatura della diffusione tramite tamponi rapidi a tappetto ha portato alla luce solo casi negativi. Questo perché, in linea con le statistiche nazionali, il contagio è avvenuto soprattutto in ambito familiare, in particolare ad una festa di compleanno con vari parenti anziani invitati. Proprio per questo, dato che Termisol punta ad essere vicina ai dipendenti e alle rispettive famiglie, si è trovata costretta a consigliare ai propri lavoratori di stringere i denti ed evitare contatti al di fuori del proprio nucleo familiare, in modo tale da evitare di mettere a rischio se stessi, i propri cari, ma anche il luogo di lavoro e quindi i propri colleghi. Fortunatamente la risposta da parte degli operai è stata più che positiva, infatti insieme alle enormi spese dovute alla pandemia non sono mancati premi come azienda di alta qualità per la gestione lavorativa dell’emergenza. Da questo punto di vista sono soprattutto i più giovani ad aver reagito con coscienza e cognizione di causa, i quali sono infatti il modello del nuovo assunto ideale per la ditta toscana: il sogno è formarli e farli crescere in azienda indirizzando la loro mentalità molto elastica, grazie alla provenienza da una generazione sempre tendente al rispetto delle regole, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza.
L’avvocato a seguito di una domanda ha poi spiegato quale tipo di ammortizzatore sociale abbia scelto di utilizzare Termisol. Nel loro caso specifico, dopo essersi consultati con i propri clienti, hanno deciso di optare per la cassa integrazione ordinaria: si tratta di far domanda per poter mettere le persone a casa ferme dal lavoro, con un aiuto economico da parte dello stato. In questo modo è stato possibile ridurre la densità del personale nei cantieri e creare un sistema di rotazione che alterna la cassa integrazione ad un periodo di lavoro di due settimane, facendo attenzione a non mischiare i gruppi, fondamentale per monitorare con efficacia un possibile contagio.
L’ultimo spazio della conferenza è stato riservato alle domande della Dottoressa Giuseppina Palmisano dell’Agenzia Nazionale delle Politiche Attive del Mondo del Lavoro.
Sicurezza e ingresso nel mondo del lavoro: la testimonianza di Leonardo Marcacci, il percorso Anpal e il concetto di mismatch
Leonardo Marcacci è uno dei primi che ha partecipato durante la sua carriera scolastica ai percorsi Anpal sulla sicurezza sul luogo di lavoro. Non è facile dopo gli studi buttarsi nel mondo del lavoro e inizialmente è normale sentirsi inadeguati. L’ambito della sicurezza ha però costituito un ruolo fondamentale nelle prime esperienze di Leonardo nell’azienda farmaceutica Genitaly, i corsi che ha seguito si sono rivelati una sorta di “cassetta degli attrezzi” che gli hanno permesso di comiciare a crescere ed ambientarsi con più decisione oltre che ricoprire il ruolo di ottimo biglietto da visita sul curriculum. Infatti ad oggi avrebbe grande piacere a ricoprire nella sua azienda un ruolo concreto in questo campo. Certo, il cammino non è stato tutto in discesa: il giovane si è trovato a lasciare momentaneamente gli studi chimici per qualche tempo avendo difficoltà a gestire l’impegno lavorativo con quello universitario. Cruciale è stato il ruolo che ha ricoperto la sua azienda, la quale gli è stata vicino e l’ha spronato e aiutato in tutti i modi a concludere gli studi, anche e soprattutto perché valorizzare un ragazzo rientra negli interessi aziendali.
La palla passa poi al responsabile del corso, ormai ex insegnante di Leonardo, il Professor Angelo. Nonostante fosse uno dei primi ad aderire, in prima battuta il professore si è detto titubante sulla funzionalità ed efficacia di un corso del genere, in particolare perché impiantava un modello aziendale piuttosto complesso da seguire, il quale richiedeva tempi stretti e ben scanditi e obiettivi tutt’altro che semplici in un contesto scolastico forse ancora un po’ acerbo. Successivamente si rese conto di quanto un percorso del genere possa far apprendere competenze trasversali come cittadinanza ed educazione civica, ma anche nello specifico a lavorare in gruppo e confrontarsi tra di loro. Ci tiene anche a sottolineare di quanto li abbia aiutati a relazionarsi con diversi tipi di ascoltatori tenendo discorsi in pubblico e superando le loro paure e timidezze. E la scuola cosa impara? Secondo Angelo corsi di questo tipo dovrebbero venire diffusi in modo più ampio, in quanto non solo fanno affacciare i ragazzi sul mondo del lavoro forse per la prima volta
Infine le ultime domande vengono rivolte ancora una volta all’Avvocato Mannucci che, dato il suo incarico di gestione del personale, evidenzia quelli che sono a suo parere i mismatch, ovvero le differenze tra competenze scolastiche in uscita e competenze richieste nel mondo del lavoro. Il primo punto che discute è la conoscenza dell’inglese, di livello insufficiente e ormai fondamentale in ambito internazionale sul quale si affaccia anche Termisol. Si passa poi alle “soft skills” come la capacità di inserirsi e lavorare in gruppo e infine di “alfabetizzazione informatica” ossia la familiarità con i mezzi informatici, non un grande problema per quanto riguarda i giovani, ma che spesso non esplorano software come Excel.