Il Covid-19 è stato sicuramente un avvenimento devastante ed inaspettato che ha colpito tutta l’Italia in maniera assai grave sotto vari aspetti.
Uno di quelli più significativi, al di là della salute dei cittadini, è sicuramente l’aspetto economico. Il Covid ha danneggiato l’intera economia italiana ma alcune categorie ne hanno risentito in modo pesante: un impatto assolutamente devastante è stato subito da ristoratori, possessori di bar, locali, baristi, camerieri e tutti i lavoratori che vivono in questo settore.
Ci siamo fatti raccontare l’esperienza da due persone di questo mondo, che hanno vissuto sulla propria pelle le difficoltà capitate alle loro attività durante il primo lockdown e che, probabilmente, vedranno ripetere anche in questo secondo: il gestore del bar che si trova all’interno del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Firenze, Marco Zanon, e Massimo Bonuccelli, chef di successo che vive e lavora da anni a Carrara.
Ecco, in esclusiva per i lettori del Leo Magazine, gli estratti delle due interviste che ci permettono di vedere uno spaccato di questa triste realtà.
Marco Zanon, gestore del bar interno al liceo da Vinci. Un settore, quello dei bar e dei servizi di ristori interno alle scuole e facoltà, ingiustamente dimenticato e ignorato perchè per ovvi motivi ancora più esposto di altri.
Come ha vissuto il primo lockdown?
Con l’inizio del lockdown siamo stati chiusi da marzo fino al 15 settembre. Uno dei problemi principali è che noi siamo trattati come normali bar aperti al pubblico però, a differenza loro, essendo all’interno di una scuola non abbiamo riaperto a maggio. Di conseguenza siamo stati 6 mesi senza stipendi.
Come ha vissuto questo breve periodo di scuola in presenza? Avete preso qualche provvedimento per far fronte alle restrizioni imposte dal governo?
Fino a quando eravamo tutti in presenza preparavamo le schiacciate, ovviamente seguendo tutte le norme del caso, e le portavamo nelle classi di tutta la scuola. Ogni classe aveva la sua busta ed in questo modo potevamo procedere tranquillamente, evitando così gli affollamenti e le grosse code che si venivano a creare all’entrata del bar negli anni passati. In questo modo però facevamo molti meno panini degli anni passati: circa il 30% di panini rispetto agli anni scorsi. Con la scuola al 25% poi venivo solo per fare pochi panini e a vendere qualche caffè.
Inoltre avevamo fatto anche qualche investimento per il materiale sanitario che serviva per far fronte alle regole del governo.
Come vive questo secondo lockdown?
Sicuramente male. Spero che duri il meno possibile perchè la situazione è davvero molto difficile. Anche mia moglie lavora con me quindi a maggior ragione la situazione è ancora più complicata.
Pensa che ci sia stato un problema generale nella gestione dei bar?
Il problema fondamentale è che, come detto prima, abbiamo avuto le stesse restrizioni di un normale bar pubblico, con la differenza che non lo siamo e noi siamo riaperti a settembre invece che a maggio. Penso che il governo dovrebbe capire questa differenza di categorie, perché in Italia siamo davvero tanti e ci troviamo tutti quanti in grosse difficoltà.
Massimo Bonucelli, classe 1959, è uno chef di notevole fama e rinomanza. Cresciuto tra i profumi e gli aromi della cucina “carrarina”, comincia a 15 anni lavorando come pasticcere; poi l’apprendistato in Francia, a Nizza, anche un artista del Patè e un proficuo incontro nientemeno che con Paul Bocouse, uno dei più grandi chef del XX secolo. Tornato in Italia 1981 è un pioniere degli happy hours e da allora inizia una carriera che lo porta, tra l’altro, a gestire il ristorante del Club Nautico di Marina di Carrara, facendone una vera eccellenza toscana: tra i suoi clienti attori, ministri e persino un presidente della repubblica. Ha avuto diverse presenze in Rai e altre importanti televisioni e vanta anche un’esperienza come rappresentante di categoria come coordinatore del comparto alimentare di Cna.
Come è nata la sua passione per la cucina?
È nata quando ero un ragazzo. Mi è sempre piaciuto cucinare e preparare quelle classiche grigliate fra amici che si fanno da giovani.
Una delle miglior esperienze della mia vita è stato quella in un bar a Carrara nel 1980, a soli 20 anni, in cui facevamo gli happy hour. Eravamo i primi a Carrara ma anche fra i primi in Italia. Successivamente lavorato nel 1985 in un locale a Carrara per poi arrivare a gestire il Club Nautico dal 1992 in poi. Il Club Nautico è stato un locale davvero importante, il punto di incontro per moltissimi personaggi di rilievo, soprattutto in quell’estate del 1992 quando a Carrara si teneva il campionato europeo di vela.
Dal 1994 al 1997 mi sono anche dedicato alla ricerca di prodotti tipici della Toscana, riuscendo a trovarne ben 78 e che mi hanno aiutato nella creazione e nel miglioramento della mia cucina, una cucina tipica e tradizionale, che però non disdegna piatti più complessi.
Come ha vissuto il primo lockdown?
Onestamente ci siamo trovati del tutto impreparati. Non abbiamo capito la gravità della situazione, pensavamo fosse una cosa lontana da noi e poi, invece, da un giorno all’altro ci siamo ritrovati chiusi in casa a dover fronteggiare una situazione drammatica.
Inizialmente non abbiamo fatto asporto; successivamente abbiamo fatto pizze d’asporto.
Finito il primo lockdown però la gente voleva mangiare bene e si voleva divertire. Infatti abbiamo lavorato più degli altri anni: le persone, uscite finalmente di casa, avevano bisogno di mangiare piatti tradizionali e buoni.
Come vivrà questo secondo lockdown? Che cosa ne pensa?
Sicuramente non sarà un periodo facile: era il momento in cui stavamo davvero ricominciando a vedere la luce in fondo al tunnel ed invece questo secondo lockdown ci ha tagliato le gambe. Di nuovo.
Anche perché tutte le comunioni, le cresime ed i compleanni erano stati spostati proprio in questi mesi.
Per quanto mi riguarda, io starei aperto anche di sera, mi basterebbe vendere anche solo una birra e sarei contento.
Da una parte capisco i commercianti ed i ristoratori arrabbiati, d’altra penso che la salute sia la cosa più importante di tutto e, purtroppo, i numeri parlano chiaro.
È una situazione in cui non c’è una via di mezzo, se da una parte i ristoratori protestano, perché in questo modo sono messi in seria difficoltà con tutte le spese, dall’altra la gente sta male e sta morendo.
Speriamo che la situazione migliori al più presto.