“Una scoperta davvero eccezionale”. Sono queste le parole di Massimo Osanna, direttore degli scavi archeologici di Pompei, in merito alla nuova scoperta di due corpi, quasi perfettamente intatti: due uomini che persero la vita durante la terribile eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Questa incredibile scoperta è stata resa possibile grazie all’antica tecnica dei calchi in gesso, ideata nella seconda metà dell’Ottocento da Giuseppe Fiorelli, che consiste in una colata di gesso liquido nelle cavità lasciate dai corpi decomposti. Successivamente, quando il gesso si solidifica, il terreno limitrofo viene rimosso ottenendo come risultato la forma dei corpi originali. Tecnica sicuramente efficace considerando che, a Pompei, è stata utilizzata per oltre cento calchi negli ultimi duecento anni.
La scoperta dei due corpi è avvenuta nei giorni scorsi nella villa suburbana di Civita Giuliana (a 700 metri a nord ovest di Pompei). Luogo in cui ci furono già stati dei ritrovamenti: tre cavalli, un affresco e un graffito.
Si tratta di una residenza di notevole importanza e ricchezza nel cui vano sotterraneo le due vittime si presuppone pensassero di potersi salvare e dove invece vennero colpite dalla corrente piroclastica il secondo giorno di eruzione (25 ottobre 79 d.C.), secondo le ultime ricerche, alle 9 di mattina.
Il primo corpo ritrovato è quello di un giovane ragazzo di circa vent’anni. Si nota la presenza di alcune vertebre schiacciate che dimostrano il fatto che fosse uno schiavo. Molti sono i dettagli visibili: le spesse pieghe della tunica che indossa, denti e ossa del cranio.
Il secondo corpo è stato individuato durante la colatura di gesso del primo. La scoperta delle ossa di un piede ha poi permesso di mostrarne tutto il corpo. Si tratta di un uomo di circa quarant’anni che si trova in una posizione completamente diversa da quella del suo schiavo: presenta le gambe divaricate e le ginocchia piegate. In questo caso i dettagli maggiormente visibili sono il mento, le labbra e il naso.
Il direttore Massimo Osanna spiega che “per la prima volta dopo più di 150 anni è stato possibile realizzare i calchi perfettamente riusciti delle vittime e delle cose che avevano con sé nell’attimo in cui sono stati investiti e uccisi dai vapori bollenti dell’eruzione”.
Sono ancora più di venti gli ettari da scavare e sicuramente numerosissime le scoperte che verranno fatte dagli archeologi di oggi e del futuro. Come afferma il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini: “Questa scoperta straordinaria dimostra che Pompei è importante nel mondo non soltanto per il grandissimo numero di visitatori, ma perché è un luogo incredibile di ricerca, di studio e di formazione”.
Quest’ultima scoperta ci conferma che Pompei rappresenta una storia antica, eppure ancora non del tutto consumata.
(Fonti: Ansa, beniculturali.it, tg24.sky, quotidiano.net)