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La caduta del muro di Berlino 31 anni dopo: come si arrivò alla fine della divisione del mondo.

Oggi, 9 novembre, non è una data come le altre: in questo giorno, chiunque guardi la sveglia, lo smartphone o la televisione, quando vede questa data, si dovrebbe ricordare di quell’evento di 31 anni fa, che ha cambiato irreversibilmente la storia europea e mondiale. Il 9 novembre 1989 cadde il muro di Berlino, uno degli eventi più importanti della storia del XX secolo, poiché rappresenta la fine del comunismo e della contrapposizione e della divisione del mondo in due blocchi opposti: quello URSS e quello USA.

Dopo 29 anni gli abitanti di Berlino est poterono andare nella Berlino ovest che era un sogno per i più giovani, un lontano ricordo per chi c’era già quando il muro fu costruito il 13 agosto 1961, per chi aveva visto da un giorno all’altro cambiare completamente il proprio mondo. Chissà se non ci possa essere stato un ragazzo, innamorato di una ragazza che stava a Berlino ovest, al quale non fu più consentito vederla e che dopo 29 anni tornò a trovarla, o un bambino che fu separato per sempre dai nonni, che da grande riuscì ad andare a trovarli al cimitero… Sicuramente storie come queste ci sono state; ma come si è arrivati a separare due persone che si amano, una famiglia e una città simbolo dell’Europa come Berlino in modo così netto?

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, venne decisa la spartizione della Germania tra Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Unione Sovietica. La capitale Berlino, allo stesso modo, fu divisa in 4 aree di influenza (che in pratica erano due, una sotto l’influenza occidentale e una sotto l’URSS). Si andarono a creare quindi 2 stati: la Repubblica Federale di Germania – la Germania Ovest – e ad est la DDR (Deutsche Demokratische Republik, ossia Repubblica Democratica Tedesca). Berlino si trova geograficamente nella Germania est, perciò, vista la spartizione della città, Berlino ovest costituiva un’enclave all’interno della Germania Est.

Inizialmente erano consentiti tutti gli spostamenti all’interno della città, ma con il progredire della Guerra Fredda furono limitati e il confine fu chiuso nel 1952. Nonostante ciò tra il 1949 e il 1961 circa 2,6 milioni di persone passarono da Berlino est, dominata da uno stato autoritario con un regime socialista, ad ovest, dove era garantita la libertà politica e la prosperità economica che in quegli anni investiva tutto il mondo occidentale di influenza USA. Così, nonostante il 15 giugno 1961 il capo di stato della DDR Walter Ulbricht avesse detto che non c’era nessuna intenzione di costruire un muro, nella notte tra il 12 e il 13 agosto di quello stesso anno il regime comunista iniziò a costruirlo. Inizialmente consisteva di un filo spinato, ma poi furono innalzati due muri paralleli di cemento armato, separati dalla cosiddetta “striscia della morte” alti quasi 4 metri per una lunghezza totale di ben 156 chilometri.

Fin da subito, moltissime persone cercarono di fuggire scavalcando il muro – divenne famosissima l’immagine di un soldato della DDR, Conrad Schumann, il quale dopo appena due giorni dalla sua realizzazione, scavalcò il filo spinato e riuscì a fuggire dalla Berlino est –  purtroppo si stima che almeno 250 persone, tra cui anche numerosi bambini, persero la vita nell’intento di andare verso la libertà, uccise dai colpi dei soldati comunisti, o buttandosi dalla propria abitazione nella speranza di cadere dalla parte giusta di Berlino… Ma le grandi potenze occidentali si sono impegnate per evitare tutto ciò? Potevano fare di più? La risposta a queste domande non è semplice, poiché innanzitutto bisogna tenere presente che c’era un clima di forte tensione tra le parti, erano gli anni della Guerra Fredda; infatti dopo pochi mesi dalla costruzione del muro, il 23 ottobre 1961, la guerra aperta sembrò ad un passo: i carrarmati sovietici e americani si fronteggiarono per alcune ore, pronti a rispondere al fuoco nemico, che avrebbe potuto portare ad una nuova guerra di dimensioni planetarie. Fortunatamente nessuna delle parti era realmente intenzionata ad intraprendere un conflitto armato, perciò i mezzi bellici furono ritirati.

Nel corso degli anni numerosi personaggi dell’Occidente si opposero alla divisione di Berlino, il primo in ordine cronologico fu il presidente americano John Fitzgerald Kennedy, che durante la sua visita a Berlino durante il mese di giugno ’63, tenne un discorso diventato famosissimo, che diede una dimostrazione della politica statunitense in risposta alla costruzione del Muro di Berlino:

“Ci sono molte persone al mondo che non comprendono, o non sanno, quale sia il grande problema tra il mondo libero e il mondo comunista. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che il comunismo è l’onda del futuro. Fateli venire a Berlino! Ci sono alcuni che dicono che, in Europa e da altre parti, possiamo lavorare con i comunisti. Fateli venire a Berlino! E ci sono anche quei pochi che dicono che è vero che il comunismo è un sistema maligno, ma ci permette di fare progressi economici. Fateli venire a Berlino! Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).”

Nel 1964, l’attivista americano Martin Luther King, tenne dei comizi importanti in cui chiese la rimozione del muro, sia a Berlino ovest che a Berlino est (benché le autorità americane gli avessero proibito di recarsi nella Germania orientale).  Dall’inizio degli anni Ottanta diversi artisti dipinsero con dei murales la parte ovest del muro, chiedendo il suo abbattimento, alcuni cantanti invece si esibirono nei pressi del muro lanciando un messaggio di libertà, con lo scopo di demolire ogni barriera. Inoltre, un ruolo da protagonista nella caduta del muro di Berlino, e del comunismo in generale, lo ebbe sicuramente papa Giovanni Paolo II.

Il 12 giugno 1987 il presidente statunitense Ronald Reagan pronunciò un discorso a Berlino, davanti alla Porta di Brandeburgo, luogo simbolico che si trovava davanti al muro, in cui chiese esplicitamente al presidente sovietico Gorbaciov di tirare giù quel muro. Ma in quegli anni il muro era ormai qualcosa di consolidato nell’immaginario collettivo. Esso non solo divideva Berlino dal punto di vista fisico, ma anche da un punto di vista temporale: infatti passando dalla zona occidentale della città tedesca a quella orientale, sembrava di tornare indietro nel tempo, dato che non c’era stato alcuno sviluppo tecnologico dagli anni Cinquanta.

Era così improbabile una caduta del muro che all’inizio del 1989 il leader della Germania orientale Erich Honecker sosteneva che il muro sarebbe esistito per altri 100 anni: mai previsione più sbagliata. Ma la verità era un’altra: il regime comunista era ormai allo sbando e il suo sistema economico ad un passo dal collasso. Nell’agosto 1989 l’Ungheria (stato sotto l’influenza sovietica) aprì le frontiere all’Austria (stato occidentale), così migliaia di tedeschi dell’Est, passando dall’Ungheria, poterono andare nella Germania occidentale; fu deciso che i profughi tedeschi sarebbero dovuti passare dalla Germania orientale. Perciò i tedeschi orientali, vedendo i loro concittadini andare ad ovest, scatenarono varie dimostrazioni di massa. Il 18 ottobre il presidente della DDR Honecker si dimise. Il nuovo governo decise di concedere ai cittadini alcuni permessi per viaggiare nella Germania Ovest.

La caduta del muro di Berlino è stato uno dei pochi eventi della storia causato, almeno in parte, dai giornalisti. Infatti il 9 novembre 1989 il portavoce della DDR, durante una conferenza stampa, andò in totale confusione.

Incalzato dal corrispondente dell’ANSA Riccardo Ehrman, il funzionario tedesco annunciò che ogni berlinese della Repubblica Democratica Tedesca poteva uscire attraverso i posti di confine dalla DDR e ciò aveva un effetto immediato – in realtà avrebbe dovuto dire che in futuro gli abitanti di Berlino est avrebbero potuto visitare brevemente la parte Ovest, ma questo funzionario non partecipò alla riunione del Governo e quindi si trovò completamente impreparato.  Appresa la notizia, decine di migliaia di Berlinesi dell’Est, soprattutto giovani, si riversarono presso il muro. Le guardie di confine, che non erano state avvisate, furono colte di sorprese e non potendo rimandare indietro la folla, aprirono i posti di blocco. Nel tripudio generale dopo 28 anni si aprì un varco nel muro. La divisione di Berlino era finitta.

Nei giorni successivi si iniziarono a staccare pezzi del muro, che fu completamente abbattuto tra giugno e novembre 1990. Il 3 ottobre 1990 la Germania fu ufficialmente riunificata. I muri sono sempre un ostacolo: se la Germania oggi è lo stato che guida l’Unione Europea, lo deve probabilmente alla sua unione, alla sua coesione e alla sua volontà di essere liberi.

L’umanità non ha bisogno di muri o barriere che dividono: all’umanità deve essere garantita la libertà e i diritti necessari per vivere in modo felice e giusto.

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