In questi mesi abbiamo notato l’ovvio irrigidimento delle norme anti-covid come giusto che sia. Nonostante questo abbiamo notato un importante incremento dei casi (10.010 al 16 ottobre) [fonte “la Repubblica”] che si deve a vari fattori come quello dei mezzi di trasporto.
Società come Ataf e BusItalia hanno pubblicato sui rispettivi siti e apposto sui propri mezzi (quasi tutti) i propri regolamenti che inducono all’uso della mascherina, ad igienizzarsi le mani con gli appositi dispenser (presenti su tutti i mezzi Ataf e su qualche mezzo Bus Italia), ad aspettare il proprio turno per salire sul mezzo senza accalcarsi, a non mettersi in viaggio se malati e non occupare i posti contrassegnati e mantenere le distanze (nel caso i cartelli ci siano).
Trenitalia segue lo stesso schema del regolamento di Ataf e BusItalia aggiungendo che il controllo dei biglietti verrà fatto contact-less.
Sul sito della Città metropolitana di Firenze è stato pubblicato un questionario che richiede informazioni su come lo studente raggiunge il proprio plesso scolastico di istruzione superiore. Questo in collaborazione con le scuole è uno degli impegni che l’amministrazione cittadina insieme agli istituti del territorio sta cercando di fare per fronteggiare l’emergenza.
Sebbene le premesse e le regole siano ottime, l’applicazione di queste da parte dei passeggeri, secondo le testimonianze a noi pervenute, non è altrettanto buona.
Abbiamo chiesto le opinioni di alcuni ragazzi e tra chi dice che non ci sia distanziamento sui mezzi e chi dice che le regole “ci sono ma non ci sono” emerge un forte senso di inquietudine tra i giovani su questa emergenza che si mostrano preoccupati per la loro salute, sottolineando la differenza troppo evidente di metodo tra scuola e autobus: a scuola teniamo la mascherina, andiamo a turno in cortile oppure dobbiamo stare al nostro posto, in classe abbiamo freddo perché le finestre sono aperte e soprattutto non possiamo chiedere una penna ad un compagno (interazione classica tra studenti); nel mezzo pubblico cambia tutto: tra chi non si mette la mascherina, tra la capienza rimasta uguale a quella pre-Covid e chi si accalca all’entrata o peggio ancora all’uscita. Per non parlare dei controllori che sebbene su mezzi BusItalia siano ancora leggendari più che reali, gli addetti Ataf stanno alle fermate creando occasioni di assembramento all’uscita dal mezzo per il controllo dei biglietti. Oltre a questo le volte in cui i finestrini sono aperti su mezzi Bus Italia sono più uniche che rare e ciò non è dovuto alle condizioni metereologiche, per non parlare del fatto che sulla tramvia i finestrini semplicemente non esistono.
Una cosa da sottolineare è quella che tutte le aziende dedite al trasporto pubblico hanno introdotto politiche per il rimborso degli abbonamenti che sono stati inutilizzati per la fase di lockdown.
Tanti sono i problemi ma ci potrebbero essere soluzioni come l’assunzione di personale che segnala infrazioni del regolamento multando chi, a tutti gli effetti, mette in pericolo la salute degli altri, oppure l’aumento dei mezzi in circolazione per fare in modo di garantire la giusta capienza ad ogni mezzo senza lasciare a piedi nessuno. Queste soluzioni hanno però un chiaro difetto: per tutte servono investimenti. Soldi che, in una crisi economica di incerta conclusione come quella che stiamo vivendo, non vengono spesi.