Altro giro altra corsa. Dopo un’estate di apparente ritorno alla normalità, in Italia torna a suonare con insistenza l’allarme pandemia da covid 19: si tratta della tanto vociferata “seconda ondata” autunnale, chiamata così in maniera un po’ impropria, dato che in realtà il virus non ha mai davvero smesso di circolare. Parlano chiaro gli ultimi dati: 7332 nuovi casi in 24 ore, picco di un incremento che progredisce da 10 settimane consecutive, con focolai localizzati in 104 province su 107 e un indice Rt che continua ad aumentare (ovvero indice di riproducibilità del virus, uno dei parametri più affidabili per interfacciarsi concretamente con la minaccia). Non si tratta di un colpo di scena, il nostro paese con la riapertura delle scuole, l’utilizzo in massa dei servizi di trasporto pubblici e l’imminente arrivo della stagione influenzale si trova ad un preventivato quanto cruciale giro di boa. Il governo risponde: il 13 ottobre il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro della salute Roberto Speranza hanno firmato il nuovo Dpcm valido per i prossimi 30 giorni con stretta su misure anti covid.
Restrizioni per i locali ed eventi
Chiusura dei locali alle 24, ma già dalle 21 sarà possibile consumare solo ed esclusivamente seduti ai tavoli, sia all’interno che all’esterno. Una soluzione che sicuramente eviterà la creazione di assembramenti dentro e fuori dai locali, rendendo le immagini di affollatissimi pub stracolmi di gente in attesa del proprio ordine tra una chiacchierata e l’altra il sabato sera un lontano ricordo. Non sarà possibile organizzare feste tramite locali, a meno ché non si parli di cerimonie civili o religiose non superando la soglia di 30 invitati, né feste private, con tanto di invito a non portare in casa più di 6 ospiti, direttiva che ha scatenato l’ironia dei social. Ovviamente Conte, al riguardo, quasi a battuta rassicura: <<Non manderemo la polizia nelle case private, ma serve prudenza>>. Restano ancora chiuse discoteche e sale da ballo, sicuramente tra le attività commerciali maggiormente danneggiate dalla pandemia.
Restrizioni per gli sport
Stop agli sport di contatto, gare e competizioni di qualsiasi tipo a livello amatoriale, come calcetto e basket. Uno dei punti più controversi del Dpcm, in quanto molti, che avrebbero voluto una stretta ancora più dura, lamentano il fatto che questo avrebbe dovuto portare anche ad una limitazione delle attività sportive extrascolastiche ancora “illese”. Sicuramente si tratta di un veicolo non indifferente per il virus tra bambini e ragazzi, ma non è mai stato nascosto che si trattasse di un compromesso per non frenare la ripresa economica delle società sportive; di conseguenza si è scelto di optare per il blocco solo del livello amatoriale, sicuramente il più sacrificabile.
Restrizioni per stadi, cinema e teatri
Si parla di un limite di 1000 spettatori all’aperto e 200 al chiuso, ovviamente solo se viene assicurato il rispetto del distanziamento sociale e dell’assegnazione dei posti a sedere. Gli stadi invece possono riempire il 15% della loro capienza totale, sempre se non viene sforato il limite di 1000 persone.
Obbligo di uso di mascherina anche all’aperto
D’ora in poi sarà obbligatorio portare sempre con sé la mascherina, oltre che indossarla sia in luoghi aperti e chiusi; la pena, in caso contrario, è una multa salatissima, ma sono esclusi casi di isolamento assicurato e duraturo, come nei parchi. Impossibile imporre di indossare le mascherine anche in casa, ma nonostante questo viene consigliato caldamente di utilizzarle nelle abitazioni in presenza di persone non conviventi e non solo, dato che, secondo le parole del premier i casi che hanno determinato l’innalzamento della curva del contagio sono riscontrabili soprattutto <<In ambito familiare e amicale>> senza dubbio non a torto, considerando che il 77,6% dei nuovi casi ogni giorno derivano dalla sfera domiciliare.
Questione scuole e servizi di trasporto pubblici
Nessuna traccia nel nuovo Dpcm di restrizioni per la scuola e per i servizi di trasporto pubblici, due questioni legate a doppio filo e ad oggi la vera e propria patata bollente nelle mani del governo. La conferenza delle regioni presieduta dal governatore dell’Emilia Romagna ha proposto al governo il ritorno alla didattica a distanza. Categorica la risposta del ministro dell’istruzione Lucia Azzolina: <<Non se ne parla>>. Secondo il Presidente del Consiglio la scuola è un’istituzione che va tutelata ad ogni costo, permettendo anche delle rinunce in altri ambiti. Azzolina sostiene inoltre che la ripresa delle attività didattiche finora ha garantito una tutela di studenti e professori sia a livello sanitario che a livello giuridico. I dati sono in effetti dalla sua parte dato che è vero che la curva abbia ripreso a salire a passo spedito con la riapertura del settore scolastico, ma la percentuale dei nuovi contagiati relativa alle scuole si attesta solo sul 2,5%. Non si può neanche ignorare, però, il fatto che la Dad sia stata richiesta dalle regioni per la diffusione del virus tra i giovani causata dalle condizioni di affollamento all’interno dei mezzi pubblici, un problema legato, seppur indirettamente, alla scuola e difficile risoluzione. Si sta pensando ad una riduzione della capienza dei mezzi del 50%, ma ciò comporterebbe un disservizio che lascerebbe “a piedi” più di 250 mila persone ogni giorno.
La strategia del governo
Dopo la descrizione alla stampa del Dpcm, il premier Conte spiega un po’ la linea guida del governo: <<Il nostro obbiettivo è chiaro: dobbiamo evitare di far ripiombare il nostro paese in un lockdown generalizzato. La vita sociale ed economica ha ripreso a correre, gli indici economici sono molto positivi, sta crescendo la produzione industriale, stiamo recuperando terreno, dobbiamo continuare a correre. Per preservare il tessuto produttivo, la nostra economia e tutelare al contempo il nostro obbiettivo primario, la salute, dobbiamo predisporci a rispettare queste regole.>>. Un primo passo verso una stagione da non prendere sotto gamba, durante la quale saremo chiamati ancora una volta a stringere i denti senza commettere gli errori del passato, in attesa di un vaccino che sembra essere sempre più vicino.