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Mafalda è rimasta orfana; se n’è andato Quino, irriverente e geniale.

Mafalda e Charlie Brown sono i due bambini più famosi del mondo dei fumetti. Scaturiti dalle fantasie di Quino lei, e di Charles Monroe Schulz lui, i due bambini hanno caratteri, aspirazioni e attitudini completamente diverse ma, come ci spiega Umberto Eco nella prefazione di Mafalda la contestataria, Per capire Mafalda è necessario stabilire un parallelo con Charlie Brown”.

  I due bambini vivono in due contesti opposti: la piccola contestataria è sudamericana e appartiene ad un paese denso di contrasti sociali, mentre Charlie è nordamericano, figlio di un paese prospero e di una società fiorente. Sebbene Mafalda viva in un paese che farebbe di tutto perché lei si integri e sia felice, la bambina si rifiuta categoricamente di accettarlo e vive in continuo contrasto con il mondo adulto al quale pone tante domande le cui risposte non la soddisfano affatto. Al contrario Charlie vive in una società all’interno della quale cerca disperatamente di integrarsi, andando alla ricerca di solidarietà e felicità; nel suo universo non esistono gli adulti ma, sempre con l’obiettivo di integrarsi nella società, i bambini aspirano a comportarsi come gli adulti. In conclusione, come dice Eco, Charlie Brownva alla ricerca di un’armonia perduta“, mentre Mafalda, che ha poca fiducia nel mondo e disprezza il lavoro compiuto dalle generazioni precedenti alla sua, “riflette le tendenze di una gioventù irrequieta, che assumono le sembianze paradossali del dissenso infantile“.

I protagonisti dei due fumetti, i cui argomenti sono complementari, hanno raggiunto fama interazionale proprio grazie a questa loro prerogativa che permette a chiunque di potervisi immedesimare grazie alla semplicità a volte spiazzante del messaggio trasmesso attraverso il modo di esprimersi di un bambino.

Durante la settimana appena trascorsa i due personaggi si sono trovai ancora una volta agli antipodi poiché se da un lato sono stati celebrati i 70 anni dalla prima pubblicazione dei Peanuts, lo scorso 3 ottobre, dall’altro Mafalda, il 30 settembre, ha subito la devastante perdita del suo geniale creatore Quino, proprio un giorno dopo l’anniversario dei suoi 56 anni di vita, a causa di un ictus che lo aveva colpito qualche giorno prima.

Quino, pseudonimo di Joaquín Salvador Lavado Tejón, era nato in argentina a Mendoza il 17 luglio del 1932. Sin da piccolo aveva sviluppato la passione per il disegno ed i fumetti probabilmente ereditata dallo zio. Il Clarin Argentina Noticias ci racconta inoltre che da bambino aveva “sopportato” di frequentare le scuole elementari unicamente per il fatto che per disegnare e animare le sue vignette era necessario saper leggere e scrivere. Rimasto orfano durante l’adolescenza, una volta terminata la scuola dell’obbligo, si iscrisse e frequentò la Scuola delle Belle Arti di Mendoza riuscendo nel 1947 a far pubblicare le sue prime vignette come pubblicità per un negozio di tessuti. Nel 1954 si trasferì a Buenos Aires nel tentativo di realizzare il suo sogno di trovare lavoro come fumettista e pochi mesi dopo esordì riuscendo a far pubblicare le sue vignette sulla rivista Esto Es. Ebbe quindi inizio la sua lunga e prosperosa carriera che lo portò a far comparire i suoi personaggi su riviste periodiche e quotidiani latino americani ed europei di grande rilevanza quali Rico Tipo, Aguado, Tia Vicenta (chiusa dai militari nel 1966) e Democracia. Negli anni successivi iniziò a dedicarsi anche alla grafica pubblicitaria, nel 1962 ottenne la sua prima mostra in una libreria e l’anno dopo venne pubblicato il suo primo libro, Mundo Quino, che raccoglieva vignette mute. Lo stesso anno gli venne commissionata la creazione di una pubblicità per lavatrici che però, non apprezzata dal committente, venne scartata. Curiosamente sarà proprio il personaggio ideato da Quino in questa occasione a renderlo l’umorista in lingua spagnola più tradotto al mondo: Mafalda.

L’ironica bambina, arrabbiata e in continua polemica con gli adulti e la loro gestione del mondo che lei avrebbe voluto curare, comparve per la prima volta il 29 settembre 1964 sulla rivista argentina Primera Plana, la quale inizierà successivamente a pubblicare strisce delle sue vignette con continuità. Nel 1965, terminata la collaborazione con il Primera Plana, Mafalda approda sulle pagine del quotidiano El Mundo e per il Natale dell’anno successivo fu redatto da Jorge Alvarez un libro contenente tutte le vignette della piccola contestataria pubblicate fino ad allora: le prime 5000 copie stampate andarono esaurite nel giro di soli due giorni. Negli anni successivi vennero pubblicati da Alvarez altri quattro volumi-raccolta delle strisce. Nel 1967 Mafalda arrivò in Italia, all’interno della raccolta antologica di Feltrinelli Libro dei bambini terribili per adulti masochisti: insieme a testi letterari e disegni umoristici, vennero pubblicate le prime trenta strisce. Solo un anno dopo comparve un volume completamente dedicato a lei, edito da Bompiani, con prefazione di Umberto Eco intitolato “Mafalda la Contestataria”.

Le vignette continuarono ad essere pubblicate e se inizialmente la bambina era sola nella scena, alla fine della produzione Mafalda si è ritrovata circondata da una piccola corte di personaggi tipo che, per riprendere alcuni termini usati da Eco, possiamo tranquillamente descrivere: Manolito, capitalista di quartiere che sa con certezza che il valore primario al mondo è il denaro; Susanita, legata ai sogni piccolo borghesi e beatamente ammalata di mammismo; Felipe, idealista e sognatore tranquillo; e infine i suoi genitori, che fanno fatica ad accettare la routine quotidiana e sono sopraffatti dal destino che li ha resi custodi di quella bambina dal comportamento così insolito. Tuttavia, nel 1973, dopo aver disegnato oltre 3000 strisce, forse per non rischiare la ripetitività o per dedicarsi ad altri progetti, Quino decise di interrompere la realizzazione del fumetto con grande disappunto di tutti i fan e gli ammiratori che oramai in milioni lo sostenevano. Con l’interruzione della produzione però non cessò la diffusione del fumetto di Mafalda che continuò ad essere venduto e tradotto in tutto il mondo.

Per un breve periodo della sua vita, durante il golpe militare del 1976 in Argentina al quale seguì l’instaurazione di una dittatura che durò per 7 anni, Quino, insieme alla moglie, visse anche in Italia a Milano. Il fumettista non si esimeva però da esprimere giudizi, spesso in relazione con il suo fumetto e, in un’intervista all’ANSA, commentò così: “Se Mafalda fosse vissuta durante gli anni della dittatura militare sarebbe forse stata una ‘desaparecida’ in più. Non sarebbe sopravvissuta per il semplice fatto che aveva un cervello critico. Molta gente è scomparsa solo per questo e tra di loro moltissimi sono stati i giornalisti”.

Nel 1977 vinse il Dattero d’Oro al Salone Internazionale dell’Umorismo di Bordighera e nel 1978 la Palma d’Oro. Negli anni che seguirono fece ritorno a Buenos Aires e, fino al 1999, ha continuato a pubblicare alcune vignette nel supplemento domenicale del quotidiano spagnolo El Pais. Nel 2004, in occasione dei 40 anni di Mafalda, inaugurò a Milano la mostra itinerante “In viaggio con Mafalda” curata da Ivan Giovannucci e composta di 60 pannelli con 77 strisce e 50 tavole di humour. Nel 2008 fu ospite d’onore dell’importante fiera di fumetti e videogiochi italiana Romics e, nell’agosto 2010, il ministro della Cultura e Comunicazione francese Frèdèdric Mitterrand lo nomina Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere.

Dopo il 1973, nonostante le numerosissime richieste e le preghiere di tutti i suoi lettori, Quino non disegnò più Mafalda se non in rare occasioni e solo per attività connesse ai diritti umani. Quino pur non piegandosi alla brama popolare di altre vignette legate alla Contestataria, le concede però un’uscita di scena degna del suo personaggio: Mafalda infatti, nell’ultima striscia, si esprime ritenendo di aver esaurito il suo compito dato che l’Argentina era tornata ad un governo civile eletto democraticamente convenendo con gli altri personaggi, oltre alla proposta di meritarsi del riposo, che anche i lettori avessero diritto ad un minimo di tregua da lei e Quino dunque asseconda i loro desideri.

Nel 1992 Gabriel Garcìa Marquez si esprime così in suo riguardo:

“Quino, in ogni suo libro, da anni ci sta dimostrando che i bambini sono i depositari della saggezza. Quello che è triste per il mondo è che man mano che crescono perdono l’uso della ragione, a scuola dimenticano quello che sapevano alla nascita, si puliscono i denti, si tagliano le unghie e alla fine, diventati adulti miserevoli non affogano in un bicchiere d’acqua, ma in un piatto di minestra. Verificare questo in ogni suo libro è la cosa che assomiglia di più alla felicità: la Quinoterapia”

E come ha affermato il suo editore storico Daniel Jorge Divinsky: “Quino è morto. Tutte le brave persone del paese e del mondo lo piangeranno”

Quino non verrà mai dimenticato perché il suo ricordo e il suo sguardo sul mondo verranno tenuti in vita dalla piccola contestataria che tutti conoscono come Mafalda.

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