La 24 Heures du Mans, che si tiene sul circuito di La Sarthe ogni anno, solitamente a giugno, è la gara più prestigiosa che ci sia, e per ogni pilota o squadra è un vero onore prenderne parte. Quest’anno a causa del Covid-19 è stata posticipata, infatti la partenza è scattata alle 14.30 del 19 settembre; la vincitrice assoluta è stata la Toyota, guidata da Nakajima, Buemi e Hartley che ha dominato per tutta la durata della gara.
Ma cos’è la 24 ore di Le Mans? È una tappa del calendario FIA-WEC (World Endurance Championship), che si tiene su un circuito semipermanente (la parte permanente si chiama Circuito Bugatti), quindi una gara di durata, in cui l’obbiettivo, a differenza della Formula 1, è compiere il maggior numero di giri in un determinato arco di tempo, e non il contrario cioè fare un dato numero di giri nel minor tempo possibile.
Sono gare estremamente stressanti per i piloti che si ritrovano a guidare a più di 300 km/h per ore e ore macinando chilometri; non tutte le tappe hanno la stessa durata: alcune durano 4 ore, altre 6 o 12, e anche 24. (Ci sono altre gare di durata facenti parte di altri campionati e corse con altri tipi di veicoli, dai camion alle moto). Il regolamento afferma che per classificarsi (e ottenere quindi punti, anche arrivando ultimi) bisogna tagliare la linea del traguardo dopo le 24 ore, questo porta a vedere spesso episodi di auto danneggiate, e in certi casi semi-distrutte, ma ancora in grado di camminare che lasciano i box un’ultima volta per compiere un giro finale e classificarsi.
Ogni squadra dispone di 3 piloti che si alternano più di una volta durante le 24 ore, prima del 1970 però, erano permessi solo 2 piloti e precedentemente si poteva correre anche da soli tutte le 24 ore; facendo un confronto i piloti di F1 faticano “poco” visto che guidano per massimo 2 ore, e coprono una distanza di circa 300 km.
A Le Mans corrono 4 categorie di vetture da competizione: LM-P1, LM-P2, LM GTE-PRO e LM GTE-AM. Le differenze tra le vetture si riducono principalmente ai regolamenti tecnici, alle dimensioni del motore e al budget.
Le prime (Le Mans Prototype 1), sono dei prototipi realizzati da 0 appositamente per Le Mans e per il WEC, i motori possono essere ibridi o termici, alimentati a gasolio o a benzina, le macchine devono avere un peso minimo di 900 kg, e prima di ogni gara i costruttori devono scegliere (in caso di motore ibrido) quanti mega joule di energia far erogare ogni giro (sistema ERS), e in base a questo verrà fissato un limite massimo di carburante disponibile a giro, ovviamente più energia genera il motore elettrico meno carburante potrà erogare quello termico; inoltre non c’è limite di budget in questa categoria.
Le LM-P2 (Le Mans Prototype 2), sono dei prototipi realizzati per le gare di durata, ma sono soggette a molte più restrizioni; il motore è uguale per tutti, un V8 aspirato da 4,2 litri da 600cv prodotto dalla Gibson Technology, e ogni squadra può scegliere tra 4 telai prodotti da diverse aziende (Dallara, Oreca, Riley e Onroak) approvati dalla ACO, inoltre il regolamento impone che la carrozzeria copra tutte le parti meccaniche (per tutte le categorie) e che la vettura sia chiusa, eliminando definitivamente le spider, che non avevano il tetto; una vettura completa non deve costare più di € 345.000, mentre il motore ha un costo massimo di € 75.000.
Le LM GTE-PRO (Le Mans Gran Turismo Endurance-PRO) sono le classiche Gran Turismo, nella versione modificata appositamente per le gare Endurance. Il regolamento ammette sportive a due porte, di cui siano state prodotte almeno 100 unità. La categoria PRO prevede che ci siano piloti professionisti o esperti (classificati Platino o Oro); i team sono iscritti o sostenuti in qualche forma da un costruttore.
Le LM GTE-AM (Le Mans Gran Turismo Endurance-AM), devono avere almeno un anno di età o essere conformi alle specifiche regolamentari dell’anno precedente, e solo uno dei piloti può essere professionista o esperto. Per questo motivo sono molto simili alle GTE-PRO, a tal punto che se non vi è stato un drastico cambio di regolamento tra un anno e l’altro, l’unico modo per distinguerle (se non si conoscono le squadre) è la sigla AM che viene applicata sulle vetture; ecco anche perché nonostante le lievi differenze la lotta tra le categorie GTE è molto viva, a differenza di quanto avviene tra LM-P1 e LM-P2.
Essendo le auto interamente coperte dalla carrozzeria vi è una possibilità minore di applicare appendici aerodinamiche a differenza di quanto avviene in Formula 1, ecco che vediamo i prototipi sfrecciare sui rettilinei a più di 360 km/h, addirittura frenati dall’inserimento nel tracciato di La Sarthe di una chicane sul rettilineo principale, e di altre curve (soprattutto nell’ultimo settore), studiate appositamente per rallentare le auto in seguito a gravi incidenti avvenuti in passato dovuti alle velocità troppo elevate (questo tipo di auto sono molto più letali di quelle di F1 essendo chiuse); queste modifiche hanno portato ad alzare, e non di poco, i tempi sul giro.
Un altro cambiamento da riportare in seguito a incidenti fu la tipica partenza “Le Mans”: un tempo le auto erano schierate sul lato destro della pista a “spina di pesce” in ordine di qualifica, quando, solitamente alle 15.00, veniva dato il via dalla bandiera francese che sventolava, i piloti, che si trovavano dall’altro lato della pista di fronte alle loro auto, salivano in macchina dopo uno scatto, la accendevano e dopo aver ingranato la marcia partivano.
Questo è il motivo per cui ancora oggi Porsche, anche sulle vetture stradali, ha il bottone dell’accensione a sinistra piuttosto che a destra come di consueto; in questo modo il pilota poteva accendere l’auto ancora prima di chiudere la portiera e con l’altra mano mettere la prima, questo favoriva in modo deciso la Porsche in fase di partenza. Questa procedura assai spettacolare, oltre a far dipendere la partenza da moltissimi fattori, dopo l’introduzione delle cinture di sicurezza che dovevano essere allacciate correttamente dai meccanici, faceva in modo che il primo stint, di circa un’ora diventasse molto rischioso per il pilota, poiché correva senza. Jacky Ickx, campione di Formula 1, diede una dimostrazione dei rischi di questa partenza quando nel 1969, invece di correre alla macchina e partire, attraversò lentamente la pista, e si allacciò le cinture; nonostante ciò vinse la gara. Purtroppo nel primo giro di gara un pilota privato morì, e dal 1970 si adottò la partenza lanciata; per non perdere la tradizione i piloti ancora oggi attraversano la pista e si fanno allacciare le cinture, poi viene fatto un giro di formazione, e successivamente, quando la prima auto attraversa la linea del traguardo comincia la gara.
La copertura televisiva di questo campionato e della 24 ore di Le Mans in particolare purtroppo non è paragonabile a quella della Formula 1, proprio a causa della durata, infatti trasmetterla impiegherebbe più di un intero giorno al canale televisivo, mentre la F1 al massimo 2 ore (come da regolamento); la 24 ore è visibile solo su Eurosport 1 e 2, e dal sito ufficiale del WEC, a pagamento. Ecco perché nonostante il prestigio di questa gara è conosciuta da pochi, e nel corso dei decenni dopo il periodo aureo (fino alla fine degli anni ’70) ha perso molti fan, i quali tenendosi questo evento una volta all’anno e non sentendone parlare si sono addirittura dimenticati.