Giovedì 3 settembre 2020, al Caffè Letterario Le Murate, in centro a Firenze, si è svolta la presentazione del nuovo libro “Testimone a Chernobyl” di Francesco Bigazzi, grande giornalista e saggista, direttore dell’Ansa a Mosca, edito da Mauro Pagliai Editore nella collana Libro verità.
Il libro racconta la nota catastrofe che sconvolse l’URSS nel 1986, la quale, come afferma l’editore del libro Antonio Pagliai, non si può e non si deve non ricordare o ignorare.
L’editore Antonio Pagliai, figlio di Mauro Pagliai, fondatore della casa editrice, ha esordito presentando e ringraziando l’autore del libro, per poi lasciargli la parola e il saggista ha subito spiegato la struttura e gli argomenti del suo libro.
Francesco Bigazzi è stato il primo giornalista straniero, insieme ad altri 7 colleghi di agenzie, che si è recato a Chernobyl 13 giorni dopo il disastro nella centrale. La prima e più ampia parte del libro riporta esattamente tutte le notizie ed articoli che l’autore-giornalista scrisse ed inviò quotidianamente all’ANSA dal 1986 al 1989. Rileggendoli è possibile immedesimarsi e rivivere cosa è accaduto giorno per giorno. Nessun giornalista aveva mai scritto prima un libro attraverso i suoi comunicati stampa!
La seconda parte contiene il racconto degli anni dopo, la descrizione della città abbandonata da un momento all’altro, arricchita da interviste fatte a persone che hanno vissuto l’accaduto in prima persona.
Alla fine, per attualizzare il libro, l’autore ha riportato una lunga intervista fatta a Vladimir Shikalov, capo della sicurezza delle centrali nucleari russe all’estero, colui che, nonostante i mille rischi, ha costruito il sarcofago che copre il nucleo del reattore n.4 esploso. Questo allegato è molto importante perché, per la prima volta, contribuisce a mettere il punto sulla verità di quanto accaduto: “la causa primaria dell’evento sono state le azioni sbagliate compiute dal personale della centrale, sommate ai difetti di progettazione delle barre del sistema di protezione d’emergenza.”
Bigazzi ha inoltre fatto una considerazione importante, cioè che a nessuno fra quelli che affrontano l’argomento di quella catastrofe è venuta la curiosità di capire come mai proprio a Chernobyl, città distante soli 143 km da Kiev, zona più fertile dell’Ucraina, è stata costruita una centrale nucleare enorme (i reattori dovevano essere ben 6, anche se prima dell’incidente era ancora in costruzione il quinto). Il motivo, spiega sempre l’autore, è militare e tecnico: a circa 3 km da Chernobyl c’era la più grande e sofisticata stazione radar dell’Unione Sovietica, quella che aveva dovuto intercettare i missili Pershing e Cruise nell’ultima fase della Guerra Fredda. La maggior parte dell’energia prodotta da Chernobyl la alimentava, di conseguenza l’incidente ha provocato non solo un problema economico, ma anche militare molto serio!
Il microfono è poi passato nelle mani di Laura Lodigiani, giornalista televisiva, la quale ha subito ribadito il suo stupore per l’incredibile capacità dell’autore nello scrivere gran parte del libro con comunicati stampa, elogiando la novità assoluta nel suo genere di scrittura!
Poi si è soffermata sulla parte del libro che l’ha colpita di più: l’intervista ad una signora di 82 anni che non ha voluto lasciare la sua casa, nonostante si trovasse nello “spazio proibito”, e comunque è sopravvissuta. Una lettura toccante. Così come l’intervista a Padre Nikolay, rimasto sul posto con la Chiesa aperta per far fronte alle esigenze spirituali di chi non aveva voluto lasciare la propria terra.
E’ una lezione di coraggio. Laura Lodigiani conclude il proprio intervento proprio con queste parole: “questo è un libro che incita al coraggio, anche nel momento che stiamo vivendo”, e per questo ringrazia l’autore.
Infine, l’autore ha cercato di rispondere ad una domanda da lui definita “domanda impossibile”: questo disastro quanto danno (in termini di morti, malattie,…) può avere arrecato?
“Non sono tutti concordi. Le cifre certe sono i 22 pompieri (“liquidatori”) che sono morti per soffocare l’incendio del reattore n.4 e permettere la costruzione del sarcofago; essi sono stati dei veri eroi che hanno salvato non solo la Russia ma tutta l’Europa! 143 persone sono invece morte per le conseguenze dirette nella clinica n.6 di Mosca; e poi ci sono cifre inquantificabili su coloro che hanno subito conseguenze a distanza di tempo (es. malformazioni).”
Il libro è un pezzo di storia ma è anche incredibilmente attuale. Pagliai ha notato che oggi si ripete il problema dei disastri sanitari: la Cina ha avuto il primo focolaio del Covid-19 comunicandolo forse male, forse in ritardo. Anche se Chernobyl è stato un incidente, anche in quel caso a lungo si è cercato di nascondere la verità.
“Ho lottato tanto per scoprire la verità”, così l’autore conclude la conferenza. Questo libro ne è la testimonianza.