Italia ed arte sono di fatto un qualcosa di inseparabile, non è possibile pensare ad una delle due cose senza l’altra, ed è proprio per questo che ogni anno si registrano migliaia di turisti presenti nel Bel Paese.

Turismo però non è sempre sinonimo di rispetto, che nel corso degli anni è venuto spesso a mancare con il conseguente scempio di alcune delle opere d’arte più belle al mondo.

Solo in questi ultimi giorni si hanno due esempi eclatanti: il primo e più recente, del 22 agosto, è quello che vede una ragazza salire sopra la statua dello scrittore Andrea Camilleri, autore tra le altre del famosissimo Commissario Montalbano, attaccata successivamente per aver postato la foto sui social; e quello del 15 agosto che vede come protagonista una turista salire sul tetto delle terme di Pompei, da poco restaurate e riaperte al pubblico dopo l’emergenza Covid-19, con l’intento di scattarsi un selfie: un atto increscioso fatto senza pensare alle possibili tragiche conseguenze.

E’ tuttora in atto un’inchiesta da parte dei carabinieri per l’identificazione del soggetto, con una conseguente multa di tremila euro e un anno di carcere.

Questi però non sono di certo gli unici casi, anche a Firenze, città che da molti è stata definita come “la più bella del mondo”, si annotano numerosi atti di vandalismo, da coloro che trattano il Ponte Vecchio come una tavolozza da scarabocchiare con frasi in diverse lingue, a coloro che si divertono a banchettare all’interno della Loggia dei Lanzi lasciando rigorosamente i propri rifiuti, quasi come se la discesa dei Lanzichenecchi del 1527 non fosse un ricordo così lontano, o quelli che, sopraffatti dalla propria natura bestiale, salgono sulle statue fiorentine con il solo scopo di immortalare tale atto.

Queste non sono nemmeno le vicende più gravi, che meritano comunque di essere ritenute incivili; è quando i monumenti vengono mutilati che si arriva a parlare di barbarie.

L’episodio più clamoroso è piuttosto recente, del 4 agosto per l’esattezza, e vede come protagonista un austriaco di circa cinquant’anni che, dopo aver scattato una foto adagiato accanto alla “Paolina Borghese” di Antonio Canova, ha urtato con il proprio piede quello della statua, amputandole l’alluce e parte delle altre due dita adiacenti. L’uomo è stato successivamente identificato e ritenuto colpevole di reato di danneggiamento.

Questi scempi hanno costretto le autorità ad emanare norme che agli occhi dei più possono sembrare scontate, come ad esempio il non tuffarsi nella Fontana di Trevi solo perché accaldati, ma assolutamente necessarie e forse neanche sufficienti vista l’impossibilità, il più delle volte, di identificare i colpevoli di tali misfatti e di punirli con le giuste sanzioni.

L’uomo è ritenuto essere una creatura intelligente, anche se tuttavia il più delle volte si perde nella sua stupidità, spenge il cervello e agisce d’impulso, come se migliaia di anni di evoluzione non fossero serviti a niente, come se l’euforia di vedere dal vivo un’opera d’arte unica nel suo genere per la prima volta inibisse le sue doti cognitive.

Rovinare le statue, disegnare sui muri dei palazzi storici, o portarsi a casa pezzi di mosaico di Pompei, tanto per citarne alcune, dovrebbero essere visti da questi vandali come ciò che sono, ossia atti abominevoli fin da subito, non ci dovrebbe essere il bisogno di venire beccati “con le mani nel sacco” per svegliarsi dal torpore della noncuranza e fare ammenda con lacrime di coccodrillo; tenendo anche conto del fatto che coloro che hanno la sfortuna di essere colti in flagrante sono solo una piccola parte dei barbari che rovinano le città italiane e che quindi non si rendono neanche conto dei danni provocati.

 Pensare di poter avere il diritto di calpestare la cultura della patria della civiltà occidentale solo per un gesto effimero come una foto o una scommessa goliardica tra amici è un pensiero che fa ribrezzo, un pensiero incivile e irrispettoso, e forse neanche degno di essere chiamato pensiero. La Cultura Italiana merita rispetto, l’Arte merita rispetto, l’Italia merita rispetto.

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