Nonostante il drammatico ricordo delle foreste australiane, bruciate poco tempo fa, il mondo si ritrova a far di nuovo i conti con due grandi incendi, divampati in California, precisamente nella contea di Riverside, in Brasile, nella foresta amazzonica e nel Pantanal.
L’incendio californiano, denominato dagli americani “Apple Fire”, ha già distrutto circa 20 000 acri nel giro di 20 giorni, ed ha causato in più circa 8000 sfollati. Malgrado l’intervento dei vigili del fuoco, circa 1200, l’incendio non si arresta; inoltre è il territorio stesso ad ostacolare i soccorsi: infatti esso si presenta come una terra con temperature elevate, forti venti secchi e terreni che rendono difficile l’accesso ai camion dei pompieri. Perciò non c’è da sorprendersi se un territorio del genere è molto più soggetto a incendi, che siano dolosi o meno. Il problema maggiore, oltre all’inquinamento che ne deriva e ai morti, risiede nel fatto che questo tipo di incendi risulta molto difficile da controllare: possono infatti volerci dei mesi per estinguere le fiamme. Un esempio ne è il “Tubbs“, incendio del 2017 che ha causato 43 decessi.
Adesso invece facciamo tappa in Brasile, dove la situazione è ancora più critica: gli incendi infatti sono divampati in due punti distinti questa volta: nel polmone verde della Terra, la foresta amazzonica, e nel Pantanal, la più grande zona umida tropicale nel mondo. Per quanto riguarda la foresta amazzonica, il National Space Research ha registrato 6803 roghi nella foresta durante il mese di luglio, stimando una crescita del 28% in più rispetto a luglio 2019. In questo territorio però gli incendi non sono dovuti, come nel precedente caso, alla siccità, ma bensì al fatto che gli incendi stessi permettono di ripulire le terre che sono appena state disboscate. Queste informazioni preoccupano non poco le associazioni ambientaliste come Greenpace o come la IPAM (Istituto de la Pesquisa Ambiental da Amazionia) che, a seguito di studi, dichiara come la deforestazione nella foresta amazzonica sia cresciuta negli ultimi 4 anni, e che si stimano circa 4500 km di aree deforestate pronte ad essere incendiate.
Ma spostandoci verso il Pantanal, qui la situazione si mostra ancor più tremenda: si stima che il numero di incendi sia aumentato del 150%, contando circa 3862 incendi ,il triplo dell’anno precedente. Questa zona si presenta come un territorio paludoso, esteso per 150 chilometri quadrati e situato tra Brasile, Bolivia e Paraguay; inoltre esso rappresenta il più importante ambiente ricco di biodiversità; qui possiamo trovare tantissime specie di animali, come uccelli migratori, piranha o anaconde verdi, e una vastissima vegetazione con migliaia di specie, sviluppatesi grazie alle periodiche piogge che favoriscono l’inondazione del bacino dove la flora si sviluppa: in poche parole, un ambiente da salvaguardare il più presto possibile.
Nonostante il clima ,che non aiuta a risolvere questo tipo di situazione, bisogna sempre ricordare che la natura è il bene più prezioso sulla Terra, e che non dobbiamo mai dare per scontato ciò che è più meraviglioso di tutto, ovvero l’habitat che ci circonda e il verde intorno a noi, anche perché senza la natura stessa l’uomo non potrebbe esistere. Egli deve perciò deve imparare a vivere in simbiosi con l’ambiente, senza calpestarlo o sfruttarlo per il proprio complesso di superiorità e di arroganza.