“Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni.”
Era questo ciò che si prometteva di fare Vincent Van Gogh: autore postimpressionista di quasi novecento dipinti, mille disegni e moltissimi schizzi e appunti.
Nacque a Groot Zunder, in Olanda, il 30 marzo 1853 e morì esattamente centotrenta anni fa (il 29 luglio 1890) ad Auvers-sur-Oise, in Francia.
L’artista era affetto da una malattia mentale che lo portò al suicidio, sparandosi un colpo al cuore. La sua agonia durò due giorni e morì tra le braccia del fratello Theo.
Il rapporto tra Vincent e Theo era molto intenso ed è grazie alle lettere scambiate tra i due che oggi abbiamo la maggior parte delle notizie sulla vita dell’artista. Quest’epistolario venne poi pubblicato per la prima volta nel 1914 dalla vedova di Theo, Johanna Van Gogh Bonger, ad Amsterdam col titolo Lettere a Theo.
Facendo riferimento alla sua vita artistica, nel 1876 si licenziò da una casa d’arte francese presso cui lavorava, nel 1880 andò a Bruxelles dove studiò per alcuni anni anatomia e seguì corsi di disegno prospettico, mentre a l’Aia prese lezioni di pittura.
Nel 1886 si recò a Parigi dal fratello Theodorus dove conobbe alcuni importanti artisti tra cui Monet, Degas, Renoir oltre ad altri artisti Impressionisti e Divisionisti.
L’anno dopo ebbe inizio l’amicizia con Paul Gauguin che terminò bruscamente non molto tempo dopo, a causa di divergenze artistiche tra i due. Si narra che proprio dopo un litigio con Gauguin, Van Gogh ebbe un gesto di autolesionismo che consistette nel tagliarsi parte di un orecchio. A testimonianza di questo episodio si può fare riferimento al suo Autoritratto con orecchio bendato (1889)nel quale risulta evidente la benda posta sull’orecchio destro dell’autore.
Tra le numerose opere ricordiamo Notte Stellata (1889), realizzata mentre era in manicomio (luogo in cui hanno preso vita molte delle opere maggiormente conosciute dell’autore), con la quale vuole rendere noto il significato che attribuiva alla notte, come scrive in una delle lettere al fratello: “Spesso penso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno”.
Il primo capolavoro eseguito da Vincent Van Gogh è I mangiatori di patate (1885) a Nuenen, località nella quale il padre dell’artista svolgeva la propria attività di pastore protestante. L’opera rappresenta cinque contadini che consumano il loro pasto in una povera casa buia illuminata solo da una vecchia lampada appesa al centro del soffitto.
In occasione del 130o anniversario dalla sua morte, si terrà a Padova dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021 una mostra dal titolo I colori della vita, a cura di Marco Goldini. Saranno presenti 125 opere di cui 78 solo del pittore olandese e le altre di autori che hanno fatto parte della sua vita artistica, come Delacroix, Pissarro e Gauguin.
Anche Siena ospiterà circa 60 opere di noti artisti tra cui Van Gogh, Degas, Monet e Matisse in una mostra dal nome Il sogno di Lady Florence Phillips – La Collezione della Johannesburg Art Gallery (importante galleria sudafricana dalla quale arriveranno i quadri) dal 24 luglio 2020 al 10 gennaio 2021.
Lo scorso anno anche Firenze ha reso onore al grande artista olandese, allestendo una mostra multimediale (Van Gogh e i maledetti) della durata di circa un’ora nella quale sono state proiettate a 360 gradi alcune opere dell’artista e di altri suoi contemporanei.
Sicuramente il personaggio, anche se controverso, non voleva limitarsi a essere testimone passivo della sua esistenza, bensì voleva proteggerla dall’approssimazione e dall’insensatezza.
(Fonti: Wikipedia, Analisidellopera.it, Focus, ArteWorld, Artribune, Ansa, LaNazione, vangogheimaledetti.com)