L’anno scolastico è finito. E quella stupenda canzone di Venditti ”Notte prima degli esami”, sempre presente nelle orecchie dei maturandi ormai da generazioni, anche quest’anno ha risuonato nell’aria per l’ultima volta. Gli esami sono finiti, e finalmente anche gli studenti dell’ultimo anno potranno godersi una meritata estate (sempre con le dovute eccezioni).
È passato un anno che dire “originale” sarebbe riduttivo, un anno che ha messo alla prova le capacità di adattamento di milioni di studenti e professori; e come in tutte le occasioni, c’è stato chi è riuscito ad adattarsi prontamente al cambiamento e chi meno. Ci sono stati studenti che subito si sono impegnati nel cercare di non rendere vano l’anno scolastico seguendo attentamente e costantemente le videolezioni, e altri invece, che non avendo più nessuno che li “controllava”, non si sono lasciati scappare l’occasione di far iniziare le proprie vacanze estive 3 mesi prima.
Allo stesso modo tra i professori c’è stato chi già dal giorno seguente all’inaspettata chiusura delle scuole si è subito attrezzato per proseguire con l’attività didattica, nonostante sentisse certamente la difficoltà nell’adattarsi ad un cambiamento tanto grande quanto improvviso, e chi invece non ha più spiegato un singolo argomento fino all’inizio degli esami. È vero, parlare ad uno schermo è tutt’altra cosa che parlare ad una classe (dove grazie ai feedback degli studenti e al loro contatto visivo, un docente poteva capire se era stato chiaro oppure se fosse necessario ripetere un determinato argomento), ma tuttavia è importante non dimenticare che un insegnante è pagato per svolgere il proprio lavoro come chiunque altro, e pertanto, è giusto dare a Cesare ciò che è di Cesare ringraziando caldamente tutti i professori che nonostante tutto, non si sono mai arresi ed hanno continuato con passione a svolgere la propria professione.
Ma parlando dell’esame invece?
La maturità, quel tanto temuto esame che rappresenta quasi una sorta di rito di iniziazione all’età adulta, non ha potuto essere ovviamente lo stesso degli altri anni. Forse senza le prove scritte sarà stato anche semplificato, ma non dimentichiamoci dell’immenso peso dell’insicurezza e stress che questi studenti hanno dovuto sopportare fino all’ultimo secondo a causa di questa crisi. Senza trascurare che molti di loro quest’anno hanno anche dovuto rinunciare alla gita di quinta, ai così detti “100 giorni”, ed addirittura all’ultimo giorno di scuola, passato nell’anonimato come un qualsiasi altro giorno. Piccoli dettagli, che insieme però, da sempre rendono il quinto anno speciale, quello che ognuno in fondo, porterà sempre dentro al proprio cuore.
Tuttavia la maggior parte degli studenti non si è fatta scoraggiare riuscendo a reagire al meglio sia alla famigerata Dad (didattica a distanza), sia alla preparazione per l’esame stesso. Ci sono stati moltissimi aspetti negativi di questa mancanza di rapporto diretto tra professori e studenti, ma ce ne sono stati sicuramente anche di positivi; ad esempio, aver permesso agli studenti di sviluppare una maggior responsabilità, indipendenza e capacità di autogestirsi: abilità fondamentali per tutti coloro che vorranno proseguire gli studi con l’università ma non solo. Inoltre e non meno importante, è stata fondamentale la Dad per quanto riguarda la velocizzazione nell’innovazione scolastica, che si spera potrà risultare utile anche nei prossimi anni a crisi terminata.
Come si è svolto effettivamente l’esame?
La giornata iniziava apparentemente come una normalissima giornata estiva, con l’eccezione dell’essere appena stata preceduta da una notte insonne tra incubi sull’esame e il ripasso inconscio che il cervello continuava imperterrito ad effettuare senza volerne sapere nulla del dormire. Arrivato a scuola dai 15 ai 40 minuti prima, lo studente si ritrovava a dover aspettare ore, oppure antiteticamente, a non aver nemmeno il tempo di salutare amici e parenti, che già il martirio era cominciato. È incredibile infatti pensare a quanto possano essere differenti i tempi di svolgimento degli esami semplicemente in base alla commissione della propria classe ed ai confronti tra i professori che possono verificarsi all’interno di essa.
Entrato in aula dopo essere stato sanificato stile “appena uscito da Chernobyl”, lo studente si ritrovava catapultato in un ambiente quasi surreale: al centro della classe in un banco isolato, con tutti i professori disposti a semicerchio davanti a lui, anch’essi in banchi isolati e rigorosamente distanziati. Fortunatamente al maturando era concesso di togliere la mascherina esclusivamente durante il tempo dell’orale, differentemente da professori ed eventuale accompagnatore, che nonostante il caldo e la mancanza d’aria, erano obbligati a restare bardati e mascherati per tutta la durata degli esami.
La prima fase dell’esame, diviso in 5 parti, consisteva nella presentazione di un elaborato già svolto a casa nei giorni precedenti, che variava a seconda degli indirizzi della specifica scuola superiore, nel caso del liceo scientifico Leonardo Da Vinci per esempio, consisteva nella risoluzione ed esposizione di un determinato quesito di matematica o fisica.
In questa fase lo studente era tenuto a spostarsi dal banco centrale alla cattedra dietro di lui, dove era già stato predisposto un computer collegato al proiettore che sarebbe servito per far vedere a tutti il lavoro svolto dallo studente. Ovviamente, nonostante l’elaborato venisse presentato all’intera commissione, soltanto il professore della materia e professori di materie affini, nel 90% dei casi, erano in grado di seguire o comunque dare una propria personale valutazione. Tuttavia avere la possibilità di iniziare l’esame da qualcosa già svolto precedentemente è stato sicuramente ottimale per “rompere il ghiaccio” e dare il via alla parlantina che sarebbe stata necessaria anche per le più impegnative fasi successive.
La seconda fase era quella del testo di Italiano. Lo studente a questo punto si spostava nuovamente nel banco centrale, dove gli veniva assegnata una busta chiusa con all’interno il testo che avrebbe dovuto analizzare e sfruttare come punto di partenza per parlare più in generale dei vari autori e concetti affrontati durante l’anno.
La terza fase, la più temuta dalla maggior parte degli studenti, metteva alla prova le capacità dei singoli maturandi di muoversi liberamente tra le varie materie dando spazio anche all’improvvisazione. Forse la fase più utile per quanto riguarda le prove che tutti dobbiamo superare nella nostra vita, dove una buona capacità di improvvisazione e prontezza di decisione possono davvero svoltare completamente il nostro risultato. In questa fase allo studente veniva posta un’altra busta con dentro un documento, che poteva variare da un normale testo, ad un qualsiasi tipo di grafico o immagine. Lo studente a questo punto aveva la possibilità di partire dal documento, creando liberamente collegamenti con tutte le materie restanti, e quindi se era abbastanza sveglio per farlo, poteva scegliersi gli argomenti che preferiva o che sapeva meglio; è qui infatti che si vede davvero la maturità raggiunta da uno studente e la sua vera padronanza delle varie materie che al fine di una buona prova d’esame non poteva più limitarsi semplicemente ad un apprendimento mnemonico e di tipo notazionalistico. Non fare i collegamenti da sé, non era tuttavia penalizzante, ma portava lo svantaggio che facendoseli fare dai professori, c’era il rischio di finire in tematiche ed argomenti sui quali magari lo studente era meno preparato.
La quarta fase consisteva invece nell’esposizione del lavoro svolto durante il triennio riguardante la scuola lavoro, e quindi in una presentazione su PowerPoint, Prezi o simili, dove il maturando poteva dare sfogo alla fantasia parlando liberamente delle sue esperienze e centrando il discorso soprattutto sul cosa hanno significato per lui e sul cosa si porta dietro da esse. La quinta e ultima fase invece, solitamente quella più disastrata, riguardava una domanda di educazione civica e diritto, alla quale appunto, eccetto per le scuole dove diritto è materia di indirizzo, la maggior parte degli studenti non era in grado di rispondere.
Arrivando ad una conclusione… Sicuramente questo esame e in generale anno scolastico è stato diverso dal solito, con i suoi contro ma anche pro, rimane innegabile però che il 2020 resterà per tutti, compresi gli ormai maturi studenti, un anno indimenticabile. Sicuramente, uno degli insegnamenti più utili che è possibile ricavare da questa così movimentata e particolare esperienza è, che come in tutte le cose, ormai da secoli o meglio millenni di evoluzione, soltanto chi è in grado di adattarsi al cambiamento con prontezza potrà arrivare in alto, restando al passo con i tempi.
Ex ginnasta ed ex studente del liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze, attualmente studente di management engineering e imprenditore digitale.