Lo sport riparte (anche se gradualmente e con le dovute precauzioni, come è logico che sia), lo abbiamo visto con il calcio e con altre numerose discipline, tra cui anche le MMA (arti marziali miste), o per essere più precisi la UFC, che è la massima promotion mondiale delle arti marziali.

Il presidente dell’ organizzazione Dana White ha quindi deciso di tornare con il “botto” sul palcoscenico mondiale, portando alla realtà quello che fino a pochi mesi prima sembrava irrealizzabile, ovvero il progetto Fight Island.

L’ambizioso progetto prevede quattro week-end consecutivi di incontri veri e propri che si terranno sull’ isola artificiale Yas Island, già famosa perché sfondo del gran premio di formula 1, negli Emirati Arabi Uniti.

L’isola ricopre una superficie di 2500 ettari, la maggior parte dei quali utilizzata per investimenti produttivi. Lo spazio dedicato alle MMA sarà di circa 10 miglia quadrate, e come ha dichiarato il presidente stesso: «Praticamente sarà abitata solo da noi: l’area comprenderà un’arena, un hotel, strutture di addestramento private per i combattenti, strutture per la ristorazione e un ottagono sulla spiaggia».

Il costo della collaborazione tra UFC ed Emirati Arabi è stato elevatissimo secondo Dana, anche in seguito all’ arresto economico causato dalla pandemia, ma probabilmente efficace da un punto di vista di sponsor e marketing, visto che le entrate previste saranno molto superiori alle spese.

Certo è un azzardo perché non c’è ancora nulla di sicuro visto che l’evento si deve ancora svolgere, ma con molta probabilità l’infallibile fiuto d’affari di Dana White ci avrà visto giusto anche questa volta.

La prima card (serie di incontri) partirà l’ 11 luglio, e ne seguiranno altrettante nei successivi fine settimana.

Come main event della prima sessione di incontri ( UFC 251) troviamo il match valido per il titolo mondiale dei pesi welter tra l’attuale campione nigeriano Kamaru “nightmare” Usman ( un mostro ancora imbattuto che sta scrivendo la storia di questo sport, essendo anche il primo africano ad essere divenuto campione del mondo) e Gilbert Burns, quarto nel ranking mondiale. 

Ovviamente l’evento sarà chiuso al pubblico per non sollecitare eventuali contagi del COVID-19 (la stessa decisione di utilizzare l’isola come terreno dell’evento è per contenere la pandemia); sarà permesso l’accesso solamente agli atleti con i rispettivi allenatori, ad arbitri e giudici, e allo staff che lavora sull’isola, a patto che tutti questi soggetti risultino sani naturalmente. A sostituire il calore dei tifosi ci saranno però tutte le telecamere mondiali puntate sull’ottagono, che raduneranno numerosi spettatori appassionati per l’eccitante ripresa del proprio sport preferito, ed anche di molti “profani” incuriositi da un evento tanto scenografico quanto bizzarro.

Speriamo che gli incontri siano all’altezza di un tale evento e che infiammino il pubblico con l’adrenalina che solo questa tipologia di sport sa regalare.

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