Il 27 giugno 1980, esattamente 40 anni fa, sopra il braccio di mare compreso tra le isole italiane di Ponza e Ustica, avvenne un tragico incidente aereo: l’aeromobile Douglas DC-9 della compagnia aerea Itavia, partito dall’aeroporto di Bologna-Borgo Panigale e diretto a Palermo-Punta Raisi, esplose cadendo nel mar Tirreno e causando la morte di ben 81 persone!
La strage di Ustica è stato uno degli incidenti aerei più gravi avvenuti sul suolo italiano dal secondo dopoguerra fino ad un altro tragico simile episodio nonché il disastro aereo di Linate.
Alle 20:08 del 27 giugno 1980 il DC-9 decolla, con 113 minuti di ritardo, per il volo da Bologna a Palermo; il volo si svolge regolarmente fino al momento della tragedia: alle 20:59 il DC-9 scompare dai radar, per sempre!
Al momento della sparizione l’aeromobile si trova a circa 7000 m di altezza sul braccio di mare a metà strada tra Ponza e Ustica, ad una velocità di 800 km/h.
Alle 21:04 l’aereo non risponde alla chiamata per l’autorizzazione di inizio discesa su Palermo, dove era previsto arrivasse alle 21:13. Dopo altri inutili tentativi di chiamate, l’aereo viene dato per disperso.
Altri aerei, navi, elicotteri iniziano a perlustrare l’area del presunto incidente. A circa 110 km a nord di Ustica vengono rinvenuti alcuni detriti e i primi cadaveri dei passeggeri in affioramento. Il velivolo è precipitato nel mar Tirreno, in una zona in cui la profondità dell’acqua supera i tremila metri!
Nessuno dei 77 passeggeri e dei 4 membri dell’equipaggio è sopravvissuto… ma a che cosa? Perché l’aereo è caduto?
Dalla registrazione della cosiddetta “scatola nera” (dispositivo elettronico di registrazione dei dati installato in un aeromobile con lo scopo di facilitare le indagini dopo un incidente) era emerso un dialogo totalmente tranquillo tra il comandante dell’aereo Domenico Gatti e il copilota Enzo Fontana (del tipo “Va bene i capelli sono bianchi… È logico… Eh, lunedì intendevamo trovarci ben poche volte… Allora sentite questa…”)… soltanto alla fine si era riusciti ad ascoltare una parola rimasta a metà, un ambiguo “Gua”; i tecnici di RaiNews24, ripulendo l’audio, hanno scoperto che la frase completa è “Guarda! Cos’è?”. Si tratta forse di depistaggio/omissione di informazioni? E quindi soprattutto, di nuovo, guarda chi? Che cosa?
A tutti questi interrogativi, purtroppo, sebbene siano passati 40 anni, non siamo in grado di rispondere con certezza. Ancora non conosciamo la verità.
Le cause sono tutt’altro che certe: secondo alcuni sarebbe avvenuto un cedimento strutturale o l’esplosione di una bomba (attentato terroristico); tuttavia, questa ipotesi è stata poi smentita dalla scoperta di varie parti integre della fusoliera che suggerivano che non vi fosse stata alcuna esplosione interna.
L’ipotesi più accreditata è quella secondo cui il DC-9 sarebbe stato abbattuto, per errore, da un missile forse francese, lanciato da un aereo militare, destinato invece al velivolo libico. Oggi sono quasi tutti concordi nel ritenerlo un episodio di guerra, nel quale, purtroppo, ci andò di mezzo il DC-9, che non era né l’obiettivo né la causa scatenante di quanto accaduto!
Inoltre, in seguito al disastro aereo di Ustica, la compagnia aerea Itavia cessò la propria attività il successivo 10 dicembre, per poi arrivare alla revoca della sua licenza di operatore aereo. Nel 2018 la Cassazione ha condannato i Ministeri delle Infrastrutture e della Difesa a risarcire la compagnia aerea Itavia per il dissesto finanziario al quale andò incontro dopo l’accaduto; i due Ministeri sono stati riconosciuti colpevoli di non aver garantito la sicurezza nei cieli di Ustica, dove anzi aerei militari non autorizzati e non identificati incrociarono l’aerovia assegnata al volo Itavia!
Resta il fatto che la strage di Ustica è finita per trasformarsi in un vera “aporia”, cioè un problema impossibile da risolvere/chiarire, a cui si aggiunge la morte di 81 persone le quali ancora non hanno avuto Giustizia, non avendone identificati i colpevoli.