Il 19 giugno 2020, ci ha lasciati lo scrittore Carlos Ruiz Zafón. Morto a Los Angeles (città nella quale si era trasferito nel 1994, dove lavorava come sceneggiatore per il cinema di Hollywood) combatteva da circa due anni contro un tumore al colon.
La notizia è arrivata dall’editore Planeta, col quale Zafón collaborava da vent’anni, che ha dichiarato: “Oggi è una giornata molto triste per l’intero team Planeta […] con lui si era forgiata un’amicizia che trascende la professionalità”.
Nato nel 1964 a Barcellona, raggiunse il successo nel 2002 con l’opera grazie alla quale rimarrà immortale: L’ombra del vento.
Questo libro segnerà una tappa importante per la carriera dell’autore, vendendo più di dieci milioni di copie in tutto il mondo (di cui un milione e mezzo in Italia) e ricevendo numerosi premi come il Barry Award for Best First Novel (nel 2005), fino ad arrivare ad essere il romanzo spagnolo più diffuso dopo Don Chisciotte.
Da questo libro, il suo primo per adulti, nacque la famosa quadrilogia Il Cimitero dei libri dimenticati composta anche da Il gioco dell’Angelo (2008), Il prigioniero del cielo (2012) e Il labirinto degli spiriti (2016).
Dopo questo successo dichiarò di essere pronto ad abbandonare Barcellona come città in cui ambientare i suoi romanzi: “dopo aver trascorso sedici anni immerso in questo mondo gotico e labirintico, mi sento pronto per qualcosa di nuovo”.
La sua carriera di scrittore inizia nel 1993 con la pubblicazione del libro per ragazzi Il Principe della Nebbia che avrà subito grande successo, arrivando a vincere il premio Edebé della letteratura giovanile, evento che lo spronerà a continuare nel suo percorso di scrittore. Questa scelta lo porterà poi alla pubblicazione di numerosi libri tradotti in oltre quaranta lingue.
Amante della musica, oltre che della scrittura, ha dichiarato che forse la musica gli interessava più dei libri e ha aggiunto: “Per me il modo di costruire la prosa è lo stesso in cui un compositore crea una partitura. Interessandomi così tanto della musica e della sua composizione tecnica, cerco di applicare lo stesso metodo quando lavoro sul linguaggio. Per me la prosa è una musica che va suonata nel teatro della mente, nel silenzio. Io penso che il lavoro dello scrittore sia quello di manovrare gli elementi basici del linguaggio per conseguire un’esperienza sensoriale che va molto oltre il libro.”
La modestia del suo personaggio riusciva a rompere una perfezione altrimenti troppo algida… abbagliava con la sua sobrietà.
(Fonti: Ansa, Mag24, LibriMondadori, tg24, LingueUnito, LaRepubblica)