Site icon LeoMagazine | Official

America, ormai diventata un teatro di violenza

Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella Dichiarazione universale dei diritti umani, senza alcuna distinzione per ragioni di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o altro genere come origine nazionale o sociale, ricchezza, nascita o altra condizione.

 I crimini di odio razziale negli Stati Uniti hanno sconvolto il mondo. La maggior parte degli arresti per terrorismo sono stati collegati alla violenza della supremazia bianca. Gli Stati Uniti sono sempre stati nel bel mezzo di una crisi terroristica nazionalista bianca. Sparatorie e brutali abusi su afroamericani da parte dei poliziotti sono molto frequenti. Dagli anni ’40 essi hanno costantemente sopportato un tasso di disoccupazione circa il doppio rispetto ai loro omologhi bianchi. Se le tendenze attuali continuano potrebbero volerci più di 200 anni prima che la famiglia media di origine africana accumuli la stessa quantità di ricchezza dei suoi concittadini bianchi. 

Ciò ha immediatamente generato una situazione di caos, proteste e ricorsi giudiziari sulla base della discriminazione verso gli afroamericani. 

L’obiettivo del Daca (Deffered Action for Childhood Arrivals) è quello di proteggere dal rischio di espulsione i giovani migranti che erano arrivati negli Usa da bambini e che possedevano determinati requisiti per rimanere.

Gli Stati Uniti sostengono di essere fondati sui diritti umani, affermando di difenderli a livello mondiale. Sono il paese con la maggior violenza armata del mondo, il numero di uccisioni ha raggiunto il record di 415 nel 2019 con più di una per ogni giorno dell’anno: probabilmente ciò è dovuto al fatto che negli USA la costituzione prevede come diritto la possibilità per il cittadino di possedere delle armi.

Proprio di recente abbiamo assistito a Minneapolis ad un episodio drammatico, la morte di George Floyd. Afroamericano, era un 46enne ucciso per soffocamento dall’agente che lo aveva preso in custodia, dopo averlo fatto scendere dalla sua auto perché gli sembrava drogato. Insensibile ai suoi lamenti, l’agente già protagonista di numerosi altri episodi razzisti e violenti ha continuato a premergli il ginocchio sul collo per 9 terribili minuti, tentando poi di farlo passare per un “problema medico”. L’agente è stato arrestato con l’accusa di omicidio colposo. L’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, chiede l’intervento dello Stato americano sulla questione. 

Anche Jacob Frey, sindaco di Minneapolis, città in cui sono esplosi gli scontri dopo la tragedia, si è schierato parlando apertamente di omicidio a sfondo razziale. Il capo della polizia ha ribadito che non saranno tollerati comportamenti violenti. 

Oltre alle proteste la città è stata ed è tutt’ora teatro di violenze e roghi in strada. 

La protesta per la morte di George Floyd si allarga. Negli Usasono almeno 140 le città in cui sono scoppiate le manifestazioni, 42 le città dove è scattato il coprifuoco più tutte quelle dell’Arizona. Circa 5 mila membri della Guardia Nazionale sono stati schierati in 15 Stati. Abbiamo assistito a episodi sconvolgenti: è stato dato alle fiamme un SUV della polizia vicino al palazzo del governo e agenti in tenuta antisommossa hanno usato spray al peperoncino. Il caos è scoppiato anche a Union Square dove sono stati incendiati bidoni della spazzatura e a New York dove un agente di polizia ha puntato una pistola contro i manifestanti a Lower Manhattan. 

I giornalisti americani continuano a essere presi di mira dalla polizia. Vengono arrestati, colpiti da proiettili di gomma e gas lacrimogeni mentre riprendono le proteste. In tre grandi città degli Stati Uniti la polizia si è unita ai manifestanti che protestavano in nome di George Floyd marciando insieme a loro e, in diversi casi, inginocchiandosi, atto di protesta popolare nel mondo sportivo americano per denunciare le iniquità razziali. Le manifestazioni per la morte dell’afroamericano non accennano a fermarsi. 

Non si è mai esposto pubblicamente l’ex campione dell’Nba, Michael Jordan, stavolta però ha rilasciato una dichiarazione pubblicata dalla squadra Nba che possiede sulla morte di Floyd, condannando il “razzismo radicato” negli Stati Uniti. 

Il 29 maggio Trump è stato portato nel bunker della Casa Bianca viste le numerose proteste e rivolte davanti alla presidenza Usa, riprese anche in seguito. La polizia ha concluso lo sgombero dell’area davanti alla presidenza della Casa Bianca solo dopo molte ore. 

Il presidente Trump parlando alla Casa Bianca ha annunciato che mobiliterà l’esercito e tutte le risorse federali disponibili contro i manifestanti per risolvere velocemente il problema delle proteste per la morte di George Floyd.

È un incubo che l’America ha già vissuto in passato nei momenti più bui; quello spettacolo in diretta tv nella metropoli più grande della nazione gioca a favore di Donald Trump

Inoltre il presidente ha affermato che il governo federale avrebbe represso in modo “molto forte” la violenza. In dozzine di città negli Stati Uniti, tra cui la capitale Washington, rimane valido il coprifuoco e il livello dei disordini, secondo alcuni osservatori, è a quello che seguì l’assassinio di Martin Luther King nel 1968. La Guardia Nazionale rimane schierata in 23 stati e a Washington DC. La tensione tra le forze dell’ordine e i manifestanti ha prodotto anche situazioni impreviste, ovvero la solidarietà di alcuni dirigenti di polizia che si sono uniti ai dimostranti.  

Le violenze si inseriscono nel contesto di un’America ferita profondamente dal coronavirus, che in due mesi e mezzo ha provocato almeno 40 milioni di disoccupati e oltre centomila morti. Un crescendo di tensione che ha mobilitato diversi gruppi sociali e politici statunitensi che vanno dall’estrema destra all’estrema sinistra. Purtroppo questa rivolta sta provocando diverse vittime tra manifestanti ed agenti di polizia, pian piano si sta trasformando in un vero e proprio attacco politico al presidente stesso. 

0 0 votes
Article Rating
Exit mobile version