Tenete alta la testa e la schiena dritta diceva Felicia Impastato ai giovani, ai ragazzi: coloro che avrebbero avuto il compito di fare della memoria uno strumento per continuare la battaglia che uomini come suo figlio, Peppino Impastato, avevano iniziato.
Il film tv Felicia Impastato, che andrà in onda in prima serata su Rai 1 venerdì 22 maggio, vuole raccontare la vita della donna, per onorare il coraggio suo e di tutti gli uomini e le donne che hanno combattuto e continuano a combattere contro la mafia, in occasione della giornata della legalità del 23 maggio.
La regia è di Gianfranco Albano e la protagonista è interpretata dall’attrice Lunetta Savino.
Carmelo Galati è Giovanni Impastato, fratello di Peppino.
La storia di Felicia, morta nel 2004 a Cinisi, vicino Palermo, è una storia di coraggio e di desiderio di giustizia, di verità.
La donna si sposa nel 1947 con Luigi Impastato, uomo legato alla mafia. Io allora non capivo niente di mafia, altrimenti non avrei fatto questo passo racconta nel libro La mafia in casa mia; si riferisce proprio al suo matrimonio. Ciò che lei non riesce proprio a mandar giù è l’amicizia del marito con Gaetano Badalamenti. Peppino viene cacciato di casa dal padre. Felicia difende il figlio ed è preoccupata per lui: si è apertamente e aspramente schierato contro quell’erba cattiva che lo tocca da vicino.
L’incubo inizia il 9 maggio 1978: Peppino viene brutalmente assassinato. Felicia Impastato si costituisce parte civile insieme a Giovanni e comincia la sua battaglia per cercare non vendetta, bensì giustizia.
Suicidio, attentato terroristico; sono tante le ipotesi fatte per oscurare la verità. Omissioni e depistaggi caratterizzano l’intero corso delle indagini sulla sua morte. La madre contribuisce con fermezza a sciogliere i troppi nodi e i troppi misteri dell’omicidio di suo figlio. Conosce il magistrato Rocco Chinnici con il quale costruisce un rapporto di umanità e fiducia; anche lui verrà ucciso dalla mafia, il 29 luglio 1983. Insieme al suo sostituto, Antonino Caponnetto, emette una sentenza nella quale viene riconosciuta la matrice mafiosa dell’uccisione di Peppino.
Felicia Impastato al processo punta il dito contro Gaetano Badalamenti, accusandolo di essere il mandante dell’omicidio di suo figlio; l’uomo viene condannato all’ergastolo. Il coraggio non solo di una donna, ma di una mamma.
Con la relazione della Commissione Antimafia dell’anno 2000 viene confermata la responsabilità di magistrati e ufficiali dei carabinieri nell’insabbiamento dell’indagine.
Nel 2016 viene aggiunto un nuovo cippo nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo sul Monte Stella a Milano, dedicato a Felicia Impastato. La scritta recita FELICIA IMPASTATO ha difeso la memoria del figlio Peppino ucciso dalla mafia nel 1978 a Cinisi e denunciato il boss mandante del delitto.
Fonti : Il Fatto Quotidiano, Famiglia Cristiana, Centro Impastato