E’ evidente come il Coronavirus e la patologia ad esso associata, denominata Covid-19, stiano attualmente mettendo a dura prova l’uomo, il quale sta cercando con tutti i mezzi possibili di sconfiggere questa terribile malattia, che ha finora causato circa 244 mila decessi in tutto il mondo. Questo è comunque il lato più conosciuto e discusso della pandemia, e anche sicuramente il più triste e drammatico.
Ma, se da una parte il Coronavirus sta rappresentando una disgrazia, dall’altra sta invece offrendo all’uomo un’opportunità per rendersi conto della potenza della natura e dei danni che le ha apportato, specialmente negli ultimi anni. Tuttavia, anche su questo argomento, non bisogna credere a tutte le notizie che ci vengono fornite, perchè non possono ovviamente mancare le solite “fake news”, il cui obiettivo è quello di convincerci di una realtà diversa.
In ogni caso, gli studiosi si trovano d’accordo nell’affermare un generale miglioramento ambientale in molte zone colpite dall’epidemia: la natura si sta “riprendendo i suoi spazi”, che inizialmente le appartenevano e che le sono stati tolti dall’uomo. Tutto ciò sta accadendo a causa delle misure di contenimento delle attività umane, tra le quali la quarantena, adottate dai governi per fronteggiare la situazione.
Proprio a causa dell’attuale stato generale di lockdown,totale o parziale, la circolazione dei mezzi di trasporto – soprattutto di quelli privati – si è drasticamente ridotta e le ciminiere delle fabbriche sono spente. Le conseguenze di ciò sono state registrate dalla NASA (National Aeronautics and Space Administration), che ha misurato un calo significativo dei livelli d’inquinamento sui cieli cinesi, specialmente nella provincia di Hubei, pesantemente colpita dal Covid.
Una situazione simile si è verificata anche nel nostro paese: come mostrano foto satellitari scattate dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea), le concentrazioni di biossido d’azoto (NO2), uno dei principali gas inquinanti, frequenti negli ambienti urbani e responsabili dei cambiamenti climatici, sono in calo drastico in molte città italiane ed europee, dal 24% al 56% su base settimanale dal 2019 al 2020. Questo lo possiamo notare anche solo osservando il cielo, rendendoci conto di come sia diventato più chiaro e limpido negli ultimi giorni, assumendo così il suo colore originario, perchè sicuramente meno ricco delle polveri sottili che contribuivano ad inquinarlo. In Italia, questo risulta più evidente nella sua parte settentrionale, che è stata infatti quella più colpita dal Coronavirus.
A questo proposito, esistono varie tesi volte a correlare la contaminazione dell’atmosfera e la strana concentrazione del virus, in zone come Wuhan (in Cina) e la Pianura Padana (in Italia). Per ora l’ipotesi più accreditata spiega questo fatto attraverso la già presente alta percentuale di inquinamento in entrambe le regioni. Prendendo l’esempio della Lombardia, la regione che ha rappresentato il principale focolaio italiano del Covid19, è risaputo che si tratti di una zona ad alto tasso di industrializzazione e importante nodo dei traffici commerciali nazionali, e che quindi, per questo, risenta maggiormente dell’inquinamento che ne deriva.
L’esposizione alle particelle inquinanti avrebbe quindi reso gli abitanti di tali aree più predisposti a patologie del sistema cardio-respiratorio, come spiega Luca Fiorani, fisico del clima e ricercatore, che dopo aver analizzato i risultati delle osservazioni satellitari, afferma: “Secondo alcuni scienziati non è un caso che questo Coronavirus sia esploso in zone in cui l’inquinamento è forte e i polmoni delle persone sono già sottoposti ad uno stress dovuto ad un inquinamento ambientale e atmosferico.”
Infatti, si stima che le persone morte prematuramente per inquinamento dell’aria siano 70mila per anno in Italia, e tra i 7 e gli 8 milioni nel mondo.
Si tratta di ipotesi interessanti ma dobbiamo ricordarci che sono ancora in via di sviluppo e da approfondire; non c’è quindi ancora nessuna teoria definitiva al riguardo.
Gli effetti “collaterali” del lockdown non si sono però limitati ai cambiamenti positivi nell’atmosfera, ma hanno avuto conseguenze favorevoli anche sul mondo animale e vegetale. Nella situazione attuale, i ruoli si sono infatti invertiti: gli animali sono liberi, e si sono in alcuni casi rivelati protagonisti di curiosi avvistamenti in luoghi solitamente riservati all’uomo, mentre noi siamo costretti “in gabbia”.
Anche in questo caso, dobbiamo però fare attenzione a quello che troviamo sul web, poiché molte notizie si possono rivelare false.
E’ diventato virale, ad esempio, un video che mostrava dei delfini che, secondo la descrizione, nuoterebbero nei canali di Venezia; si è poi rivelato falso, perchè precedentemente girato a Cagliari, in Sardegna, e quindi totalmente scollegato dall’attuale periodo di emergenza. Stessa cosa è accaduta con un altro video che ritraeva un gruppo di silvilaghi, spacciati per lepri selvatiche avvistate in un parco di Milano. Non tutti gli avvistamenti sono però falsi: è vero, nelle nostre città circolano più animali del solito, ripresi in luoghi o in orari inusuali, e il loro movimento è controllato dall’ATIT (Associazione Teriologica Italiana).
Tra gli episodi più recenti nel mondo, realmente accaduti, un gregge di capre cashmere stava “visitando” la cittadina gallese di Llandudno, mentre a Mumbai una quantità più alta del solito di fenicotteri rosa ne invadeva i cieli.
Tuttavia, esistono anche tesi come quella sostenuta dal professor Cristòbal Briceno, che insegna alla Facoltà di scienze veterinarie e zootecniche dell’Università del Cile, e che ritiene che la causa dell’avvistamento di un giovane puma per le strade di due comuni di Santiago, sia da cercarsi nell’estrema siccità del paese, che avrebbe spinto l’animale verso i centri urbani, e non la minor presenza dell’uomo.
In ogni caso, è quasi certo che le ripercussioni positive sull’ambiente causate dal periodo di quarantena, saranno solo un effetto transitorio. Infatti, nel momento in cui ricominceremo a bruciare combustibili fossili, ovvero petrolio, gas naturali e carbone, torneremo a produrre scorie inquinanti, CO2. Di conseguenza, se l’atteggiamento dell’uomo non cambierà, le tracce dei benefici saranno probabilmente cancellate e lo scenario tornerà quello pre-lockdown.
Per questo, non ci resta che sperare che i nuovi e chiari segnali inviati dalla natura in questo particolare periodo servano ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, da lezione per l’uomo sull’importanza della salvaguardia dell’ambiente. Era davvero necessario arrivare ad una situazione di emergenza del genere per rendercene conto?