Risale al 2019 l’ultimo libro che Giulio Leoni, scrittore e professore di origini romane classe 1951, ha scritto su Dante Alighieri facendo vivere al Padre della letteratura italiana un’altra incredibile avventura .
Il titolo è I Delitti dei Nove Cieli e l’autore avrebbe dovuto presentarlo insieme al LeoMagazine a Firenze a Marzo ma purtroppo, a causa della pandemia, tutto è stato rimandato a questo autunno.
La storia questa volta è ambientata nel 1307 e vede il protagonista in viaggio verso Parigi con la speranza di conquistarsi una cattedra universitaria. Ma già prima di raggiungere la sua destinazione il poeta nota degli eventi inquietanti e giunto nella capitale francese si accorge che lì la vita non è affatto più tranquilla di quella della sua Firenze. E nonostante l’istinto gli suggerisca di rinunciare, non può resistere alla sfida di risolvere il mistero e portare alla luce la verità in un luogo in cui regnano le tenebre. Insieme alla presentazione del libro noi del Leo avremmo anche dovuto intervistare il professore ma, date le circostanze, ci siamo trovati costretti a evitare un’intervista tradizionale e a cercare una soluzione piuttosto alternativa ma siamo per fortuna comunque riusciti a porgli qualche domanda .
Con i delitti dei nove cieli è ormai al settimo romanzo con Dante protagonista. Un ….iter mentis davvero notevole. Come è cambiato il suo rapporto con l’altissimo poeta dal primo romanzo ad oggi?
Scrissi la prima avventura di Dante ormai venti anni or sono, I Delitti della Medusa, scegliendo il momento di massimo trionfo del Poeta, priore della sua amata città e al culmine della maturità come uomo e intellettuale. Da quel momento l’ho accompagnato nell’arco della sua biografia successiva, segnata da dolori e sconfitte, ma anche dalla crescente luce della creatività. Via via ho rappresentato il suo carattere in conseguenza, smussando certi aspetti più ispidi della sua natura, narrando le difficoltà materiali dell’esilio, il crescente isolamento in cui si trovò a dover operare. Il Dante degli ultimi romanzi è insieme più disperato ma anche più fiducioso nell’opera che sta componendo, e soprattutto sempre più lontano dalla originaria dimensione cittadina e sempre più coinvolto nelle vicende dell’intera penisola.
Cosa ne pensa dell’iniziativa del Dantedì?
Ottima idea, peccato che ci sia arrivati solo sotto la pressione della pandemia, ma comunque meglio tardi che mai. Dante è a tutti gli effetti il vero padre della Patria, per averci donato la lingua che tuttora usiamo, e che resiste più o meno la stessa da più di sette secoli, unica tra tutte le europee.
Una divina commedia oggi: come se la immagina? Soprattutto …. L’inferno?
Una Divina Commedia integrale oggi sarebbe difficile, a parte tutto il resto, perché non esiste più quella sostanziale unitarietà ideologica, sociale e politica che caratterizzava il MedioEvo. Per cui una singola opera totalizzante come fu il sacrato poema sarebbe oggi veramente difficile. Probabilmente l’opera che in tempi moderni più le si è avvicinata per profondità di analisi del carattere umano è la Recherche, ma anch’essa sarebbe oggi improponibile. Sono possibili quindi solo delle DC parziali, dedicate a uno degli infiniti temi trattati da Dante nel suo unicum. Quanto all’Inferno, francamente non lo credo troppo diverso da certi inferni che possiamo vedere ogni giorno intorno a noi, dall’ospedale bombardato ai malati abbandonati in mezzo a una strada.
C’è un personaggio, un canto del poema che lei ama particolarmente o sente particolarmente vicino? Perché?
Senz’altro Ulisse, proprio per quello che simboleggia, l’intelletto umano prima della Rivelazione, con tutti i suoi limiti ma anche tutto la sua disperata volontà di sapere.
Dante è tradotto in cento lingue. Qual è a suo giudizio il segreto della sua … eternità?
Il segreto sta nell’assoluta universalità dei temi affrontati nella sua opera. Il mistero del male e del peccato, e la ricerca delle vie della redenzione appartengono a ogni tempo e ogni civiltà. Pur essendo improntata a una visione cristiana delle cose, la DC è il poema forse più laico e razionalista che esista.
Quali nuove avventure pensa di riservare al poeta?
Sto pensando. Con l’ultimo, i Delitti dei Nove Cieli, sono arrivato al 1307, e ho in mente due possibili storie alternative: una spostata ancora più avanti, e un’altra invece retrodatata al Dante giovane, prima ancora del suo ingresso in politica. Come ti dicevo, sto pensa
Come si può intuire dalle risposte di Giulio Leoni potremmo avere presto delle nuove avventure di Dante ma per ora ci limitiamo a ringraziarlo per la sua disponibilità e ci lasciamo con la speranza che tutto questo finisca in modo da incontrarsi in autunno… a riveder le stelle!