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Dantedì 3. DANTE: UN INCUBO O UNA FONTE D’ISPIRAZIONE?

ECCO COSA PENSANO I RAGAZZI A SCUOLA.

Ieri 25 marzo si è celebrato per la prima volta in assoluto il Dantedì, giornata interamente dedicata a Dante Alighieri. C’è stato un grande coinvolgimento anche da parte delle scuole essendo un giorno così ravvicinato alla giornata mondiale Unesco della poesia (21 marzo).  La data non è stata affatto scelta a caso, secondo molti studiosi si tratta dell’inizio del viaggio dell’aldilà della divina commedia.

Dante non è il primo a cui viene dedicata un’intera giornata, già Shakespeare e Cervantes prima di lui hanno potuto avere questo onore.

Ma cosa rappresenta Dante per gli studenti di oggi?

Solo il nome fa rabbrividire; ha il privilegio di essere ritenuto il poeta più temuto nelle classi. I suoi componimenti, almeno a prima vista, appaiono intricati e di difficile interpretazione. Occupa talmente tanto spazio nel programma di italiano che pare l’abbia scritto lui, e anche quando ci distraiamo un attimo, eccolo tornare per riportarci sulla “retta via”. Insomma, sembra quasi che sia venuto al mondo con l’unico scopo di rovinarci la media ad italiano.

Il rapporto però non è solo conflittuale, anzi, sicuramente Dante non è un poeta di semplice comprensione, ma la cosa più sbagliata è certamente soffermarsi solo alle apparenze. Con i suoi versi egli aiuta a comprendere tematiche molto attuali al giorno d’oggi, perché la sua poesia non ha tempo. Egli va oltre le differenze di età, religione, sesso e ognuno può ritrovarsi nelle sue opere. Infatti , nonostante il tempo passi inesorabile egli si trova sempre come modello e metodo di comparazione sia per i poeti precedenti che per quelli a lui successivi.

Non sono solo i suoi versi a renderlo ciò che è diventato adesso, anche se essi svolgono un ruolo fondamentale, ma egli prima di essere un grande poeta è sempre stato un grande uomo. Dante è il massimo esempio di colui che non perde mai la speranza, anche durante il suo esilio non spreca tempo in futili questioni ma si rimbocca le maniche ed inizia a scrivere quello che sarà il suo capolavoro.  L’insegnamento fondamentale a cui allude nella maggior parte delle sue opere è la “coerenza”, tema chiave non solo nella Divina Commedia ma anche nella sua vita. Ció è dimostrato anche dall’atteggiamento tenuto durante l’esilio: egli rifiutò di pagare una cifra simbolica, un fiorino, per rientrare a Firenze perché avrebbe così ammesso la sua colpevolezza. 

Non è questa, o Padre mio, la via di ritornare in patria. Ma se un’altra, da Voi prima o poi da altri, se ne troverà, la quale non deroghi alla fama e all’onore di Dante, io mi metterò per essa a passi non lenti. Che, se per nessun’altra di tali vie in Firenze si può entrare, io in Firenze non entrerò giammai.

Così scrive il poeta nella Lettera all’amico fiorentino

Personaggi come lui al giorno d’oggi sono rarissimi da trovare, infatti bisognerebbe far riscoprire il valore della coerenza a certi personaggi “importanti” di oggi anche se, rimanendo obbiettivi, forse è già tanto che sappiano leggere e scrivere

Se solo molte persone avessero un briciolo del suo “essere uomo” sarebbe senza dubbio un mondo migliore.

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