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Re Lear: lunghi applausi per il grande Glauco Mauri

Dal 10 al 19 gennaio 2020, al teatro della Pergola, va in scena Re Lear.

Tragedia caratterizzata dalla presenza di una trama principale alla quale se ne intreccia una secondaria, è considerata una delle più grandi e rinomate di William Shakespeare, scritta tra il 1605 e il 1606.

L’opera inizia con Re Lear che, ormai anziano, decide di lasciare il Regno alle tre figlie (Goneril, Regan Cordelia) dividendo i territori in base all’amore che avrebbero detto di provare per lui. Cordelia è l’unica a rimanere in silenzio e questo provoca la rabbia del padre che la disconosce, spartendo il regno tra le altre due figlie.

Ben presto, però, si capirà che Cordelia è in realtà colei che ama maggiormente il padre, mentre le altre due lo allontanano e Lear, non riuscendo ad accettare questo tradimento, inizia gradualmente ad entrare nella follia.

La seconda trama vede il conte di Gloucester a cui viene fatto credere dal figlio Edmund che il fratello Edgar stia tramando di ucciderlo. Così, per sfuggire dal padre, Edgar si traveste da mendicante e salva il padre che aveva tentato il suicidio.

La tragedia si conclude con la morte di Gloucester (rimasto ormai cieco), Edgar uccide Edmund (che aveva ordinato di uccidere Lear e Cordelia), Goneril decide di uccidersi dopo aver avvelenato Regan, Cordelia viene impiccata e Lear, vedendo la figlia morta, muore di dolore.

Il regno, ormai ricoperto da un velo cupo di tristezza, rimane sotto il controllo di Albany (marito di Goneril), Edgar e Kent (Re di Francia che aveva preso le difese di Cordelia).

L’interpretazione degli attori è stata magistrale. Sul più alto gradino del podio troviamo Glauco Mauri, che non ha solamente fatto la parte del re senza corona, ma è riuscito a costruire su solide fondamenta quello che potremmo chiamare un alter ego di se stesso.

Con i suoi dolci e ostinati monologhi ha decisamente incantato il pubblico, grazie anche all’utilizzo di un semplice e chiaro linguaggio del corpo.

La follia di Lear e quella di Edgar, interpretato da Francesco Sferrazza Papa, si incontrano. Due follie completamente differenti: la prima che si esprime con una flebile voce e uno sguardo spaesato, con punte di rabbia, la seconda, invece, con corse disperate, urla, strepiti.

Insieme però formano un importantissimo connubio, infatti il loro incontro avviene esattamente a metà della tragedia e provoca l’uscita di scena del Fool, interpretato da Dario Cantarelli: colui che, per antonomasia, parla la lingua dei matti. Interpretazione davvero significativa e con leggeri risvolti di ilarità e ironia.

La finzione, la bugia, l’inganno sono stati impersonati da Linda Gennari e Aurora Peres (Goneril e Regan) ma soprattutto dal loro comune oggetto d’amore: Edmund, Aleph Viola, davvero bravo nell’indossare a tratti la maschera del figlio buono che vuole proteggere il padre e quella del manipolatore e traditore senza scrupoli.

I litigi tra le due sorelle, assetate di potere si oppongono al dolce e vero, sincero amore di Cordelia per il padre.

Altra esecuzione perfetta è stata quella di Roberto Sturno nei panni del Conte di Gloucester. Bellissimo e molto significativo il dialogo tra lui e Mauri riguardo alla sua terribile cecità.

La scenografia, con una grande scritta “King Lear” che capeggiava era molto semplice, essenziale, cupa, simbolo della drammaticità dell’opera.

Perfettamente adatte e coinvolgenti le musiche di Giacomo Vezzani e Riccardo Vanja che hanno accompagnato l’intera opera.

Molto positiva la reazione del pubblico che ha dimostrato il proprio apprezzamento con lunghi applausi finali per tutti gli attori e in particolare per il grandissimo Glauco Mauri che, anche questa volta, ha convinto tutti con la sua impeccabile interpretazione.

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