Questo è il nostro ultimo articolo del 2019. La direzione, lo staff e la redazione di Leomagazine augurano a tutti gli amici e lettori un Buon Anno con questo bell’articolo che parla di una importante istituzione sportiva fiorentina; articolo per il quale, data la sua particolare natura, abbiano derogato alla regola del buon giornalismo di non usare la prima persona. Buon 2020 a tutti!
Sfogliando nell’ album fotografico di famiglia, mi sono soffermato su una foto: mio nonno che remava in Arno; e, come chiunque altro avrebbe fatto, ho chiesto cosa ci facesse lui su quella barca e dove fosse in quella foto; lui mi ha risposto dicendomi che il giorno dopo mi avrebbe portato i quel luogo.
Ci incontriamo in Piazza della Signoria, poi proseguiamo per Piazza degli Uffizi ; superata anche quest’ ultima, svoltiamo a destra sul Lungarno Anna Maria De’ Medici e entriamo dentro questa porta verde. Scendendo le scale rimango affascinato da tutte queste foto, anche un po’ datate, e da questa bacheca piena di trofei; usciamo sulla banchina, spalanco gli occhi e davanti a me trovo il Ponte Vecchio a due passi, mio nonno a quel punto mi ha detto: “Questa è Firenze! Questa è la Canottieri Firenze!” Rimango a bocca aperta e senza parole: una location come questa fa invidia al mondo intero!
Se si parla della Canottieri, si parla, sicuramente, della storia di Firenze; basti pensare che la sede, proprio per il punto strategico in cui si trova, era la stalla in cui i Medici e i Lorena lasciavano i propri cavalli; basti pensare che l’ unico stemma della famiglia asburgica originale è conservato nella sede della società fiorentina. La Canottieri Firenze ha avuto un ruolo fondamentale nella vita sportiva e non solo del capoluogo toscano; soprattutto durante l’ alluvione, aiutando a liberare la città dal fango e riportando alla luce diverse opere del museo degli Uffizi, che si pensava fossero state perdute; una su tutte la testa della Venere de’ Medici.
Sotto il Ponte Vecchio, sulle rive dell’ Arno, nel 1890 nasce la Canottieri “Libertas”, che in poco tempo portò in alto lo sport fiorentino e il colori bianco-rossi vincendo ben 10 campionati italiani, 7 Coppe del Re (trofeo più ambito all’ epoca) e raggiungendo due secondi posti nei Campionati Europei (1897,1903).
Nel 1911 il consiglio decise di cambiare nome alla società e di chiamarsi non più Libertas, ma bensì, come la conosciamo noi oggi, Canottieri Firenze. Da quell’ anno in poi continuarono a susseguirsi vittore a livello nazionale e con qualche partecipazione anche sul piano europeo; nonostante le due guerre mondiali la Canottieri Firenze continuò ad esercitare un ruolo predominante in campo regionale, nazionale e non solo, raggiungendo l’ apice del suo successo nel biennio 1955/1956, quando, due suoi atleti, Maurizio Clerici e Bruno Bianchi, vinsero il Campionato Italiano, arrivarono secondi ai Giochi del Mediterraneo a Barcellona, arrivarono quarti per due volte consecutive ai Campionati Europei di Gand (’55) e di Bled (’56) e raggiunsero le semifinali delle Olimpiadi a Melbourne. Dopo questi due grandi atleti la Canottieri Firenze ha continuato e sta continuando a sfornare talenti che hanno conquistato medaglie olimpiche, mondiali ed europee; sempre continuando a vincere competizioni regionali e nazionali in ogni categoria.
Ovviamente nella Canottieri sono presenti anche atleti non professionisti, come ad esempio mio nonno, e come lui tanti altri, che continua ad andare ad allenarsi, non più in barca, ma bensì in palestra nonostante l’ età; come loro ci sono anche tanti ragazzi che si sono appassionati a questo meraviglioso sport.
Un altro aspetto da sottolineare è il rapporto stretto, quasi vitale, tra la Canottieri e il fiume Arno, quindi con la città di Firenze stessa. Negli ultimi tempi questa convivenza non è stata facile, viste le piene di novembre e dicembre, che hanno portato gli atleti a non potersi allenare più in Arno, ma solamente in palestra. Queste piene hanno messo a rischio anche “ l’ uscita di Capodanno”, ovvero la vogata, ormai diventata tradizione, di tutti i soci che solcano con i loro armi le acque dal Ponte alle Grazie fino alla pescaia del Ponte Vespucci.