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Un anno dalla strage di Corinaldo: un cellulare per l’ultimo sorriso di Emma Fubini.

Era la notte dell’8 dicembre 2018 e migliaia di ragazzi erano in attesa del previsto DJ set del rapper Sfera Ebbasta nella discoteca Lanterna Azzura di Corinaldo. Doveva essere una notte di festa per i tanti fans accorsi all’evento ma la festa si e’ presto trasformata in tragedia. Alcuni malviventi, secondo quanto appurato in seguito dalle forze dell’ordine, avrebbero spruzzato nella sala dello spray al peperoncino per causare confusione e rubare indisturbati.Le persone prese dal panico a causa dell’aria resa irrespirabile dallo spray, si sono dirette in massa verso l’unica uscita di sicurezza.Durante la fuga, la balaustra posta sulla rampa d’emergenza ha ceduto facendo precipitare una multitudine di gente .Sei persone sono morte per asfissia e per schiacciamento, tre ragazze, due ragazzi ed una giovane mamma che accompagnava la figlia di 11 anni.Oggi a circa un anno di distanza tante parole si sono scritte e le indagini degli inquirenti non si sono mai fermate, tanto da arrivare all’arresto della cosiddetta banda dello spray al peperoncino, ma purtroppo rimane anche l’infinito dolore di chi ha perso i propri cari .In queste ore il babbo di Emma Fabini, una delle vittime della tragedia di Corinaldo, il Sig. Fazio, chiede a gran voce che il cellulare di sua figlia venga finalmente sbloccato e che la famiglia possa recuperare gli ultimi ricordi della ragazza.La storia del cellulare e’ piuttosto rocambolesca, sembrava inizialmente andato smarrito, poi un giorno si sono presentati alla porta di casa Fabini dei carabinieri con 5 euro “Sono di sua figlia, erano sotto la cover del telefonino” ed in questo modo la famiglia scopre che il telefono con la cover rosa di Emma non e’ andato perduto ma e’ stato posto sotto sequestro dalla polizia. Oggi, che ai fini delle indagini, il telefono non serve piu’ e’ stato restituito alla famiglia ma purtroppo non c’e’ verso di sbloccarlo. Il sig. Fazio ed i suoi famigliari hanno provato con le combinazioni di numeri piu’ disparate nella speranza di trovare quella giusta per sbloccare il telefono ma ogni tentativo e’ stato vano.Hanno quindi contatto il rivenditore del telefono ma anche li’ non sono riusciti ad ottenere nulla, si rivolgono alla Polizia Postale la quale fornisce loro il numero di un esperto d’informatica e da quest’ultimo vengono a sapere che una societa’ di Monaco di Baviera potrebbe con 3 mila euro accedere ai dati del telefono. Ma perche’ pagare?La famiglia di Emma proprio non capisce perche’ se la polizia e’ entrata nei cellulari degli indagati non sia possibile farlo anche in quello di Emma.Sarebbe semplicemente un atto di umanita’ e di pieta’ verso una famiglia cosi’ duramente provata. La famiglia vorrebbe rivedere il sorriso di Emma, le foto del suo ultimo viaggio a Londra, i selfie che sicuramente si sara’ scattata l’ultima sera della sua brevissima vita. “Vorremmo rivedere le cose con i suoi occhi, per poterla sentire ancora vicino a noi”.Un unico deisderio che speriamo possa presto avverarsi.

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