Simone Orlandini è professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente all’Università di Firenze. È inoltre presidente della Fondazione per il Clima e la Sostenibilità dal 2014.
L’intervento del docente ha avuto inizio con una breve descrizione della facoltà di agraria, dove lui stesso ha studiato e dove attualmente insegna. Ha spiegato quindi in breve che quando si parla di agraria non si parla solo di agricoltura, ma di tutto ciò che riguarda il territorio: la sua organizzazione, la coltivazione, i controlli sui prodotti che ci offre e soprattutto la sua sostenibilità.
Ma che cos’è la sostenibilità? Il professor Orlandini ha descritto la sostenibilità parlando dell’uso delle risorse naturali: “L’uso di una risorsa naturale è sostenibile quando il suo prelievo non supera la capacità di rigenerazione della risorsa stessa”. Ha parlato inoltre di sviluppo sostenibile, descrivendolo uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza però compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie; ed è proprio questo il problema.
Gli studi e le rilevazioni dimostrano, ormai da anni, che c’è un aumento esponenziale di liberazione di gas serra nell’atmosfera, dovuto principalmente non per cause naturali, bensì a causa dell’uomo. Ciò non significa che i gas serra siano un male, anzi se fossero stati del tutto assenti non sarebbe stata possibile la vita sulla terra: sembra che senza essi la temperatura della terra si aggirerebbe intorno ai -30°C. Svolgono appunto la funzione di serra; ovvero mantengono una determinata temperatura all’interno dell’atmosfera. Aumentando la produzione di questi gas però aumenta anche l’effetto serra e di conseguenza la temperatura sulla terra. Tale aumento non è dovuto a tutta la popolazione mondiale in generale, ma “solo” agli stati industrializzati. Infatti sono le grandi industrie, soprattutto quelle agricole ad emettere consistenti quantità di gas serra (come ad esempio la CO2). Tutta questa produzione di gas serra da parte dell’industria è dovuta alla grande richiesta da parte dei consumatori, dovuto anche al moderno consumismo; ecco il motivo per cui bisognerebbe sempre evitare sprechi inutili di vario tipo.
Ma questo innalzamento della temperatura cosa comporta? Chiaramente all’aumento del riscaldamento globale, che comporta lunghi periodi di secca, che spesso oltre a ridurre notevolmente la produzione agricola, riducono anche la produzione di ossigeno da parte delle piante. Comporta inoltre a stagioni sempre più calde e piogge molto forti e consistenti, dovute ai lunghi periodi di secca, che spesso generano molti danni al territorio e alle città.
Il professor Orlandini ha anche parlato dell’inquinamento sia dell’ambiente che dell’aria, sul quale ogniuno di noi può agire. Infatti ogni tipo di inquinamento durante il suo ciclo va infine ad inquinare l’aria e di conseguenza l’acqua: si tratti dello scarico di una macchina o di un’industria o del non fare la raccolta differenziata. Per gli scarichi è abbastanza intuitivo il fatto che si inquini l’aria; per quanto riguarda i rifiuti invece, se non viene fatta la raccolta differenziata (che permette il riciclo della maggior parte dei materiali), essi hanno due modi di essere smaltiti: le discariche o gli inceneritori ed entrambi inquinano l’aria. Quindi cosa c’entra l’acqua? L’acqua durante il suo ciclo evapora venendo a contatto con l’aria e tutte le sue componenti. Ciò è importante perché l’acqua una volta tornata liquida, piovendo entra nuovamente a contatto con il terreno diventando fonte nutritiva per le verdure e animali che mangiamo inquinando quindi anche noi!
Il professore ha infine accettato di rispondere ad alcune domande:
Quali sono i piccoli gesti che ognuno di noi dovrebbe fare nella sua quotidianità?
“Senz’altro cercare di ridurre i consumi energetici e lo spreco. Quindi, ad esempio, prendere le scale invece che l’ascensore, adoperare mezzi pubblici o biciclette, usare lampadine a basso consumo (e ricordare di spegnerle), ridurre la temperatura del riscaldamento e cercare di sopportare il caldo per tenere meno accesi i condizionatori. Parlando dello spreco gli allarmi principali riguardano l’acqua e il cibo: evitiamo le docce di un’ora e di buttare via così tanti alimenti. Proviamo anche a riusare i materiali, o per lo meno a riciclarli correttamente. Tener conto anche di cosa e quanto si compra: acquistare prodotti di scarsa qualità per buttarli dopo un mese e procurarsene degli altri subito dopo, costituisce a sua volta uno spreco di energia e acqua pensando alle industrie che vi sono dietro; riflettere anche sulla provenienza della merce, privilegiando i prodotti locali a causa dei trasporti.”
Ritiene che l’allevamento intensivo sia un problema rilevante? Sostiene l’idea di diventare vegetariani o vegani?
“Non credo sia necessario prendere una decisione così drastica, sono più per una mediazione: non esagerare con le carni, tenere un’alimentazione equilibrata e controllare le etichette dei prodotti. Trovo inutile essere vegetariani se poi non si tengono presenti le precauzioni sui consumi energetici e gli sprechi.”
Cosa ci può dire a riguardo delle ricerche a proposito della plastica?
“Le ricerche mirano principalmente a trovare dei materiali biodegradabili sostituibili alla plastica. Si cerca quindi qualcosa che se anche disperso nella ambiente non vi rimanga per migliaia di anni, ma che si decomponga rapidamente. Un pericolo comune che non tutti considerano tale, sono gli sparacoriandoli: i pezzettini colorati di plastica che disperdono sono deleteri perché non riutilizzabili in nessun modo, ed in più con il tempo diventano microplastiche di cui si nutrono involontariamente gli animali (destinati molte volte a morire).”