Il 2 aprile 2019 e’ una data da ricordare, finalmente con 461 voti a favore e nessun contrario la Camera dei Deputati ha approvato un emendamento al disegno di legge “Codice Rosso” sulla violenza contro le donne, che introduce il reato di revenge porn.
Il termine inglese revenge porn (letteralmete vendetta porno) indica la diffusione pubblica di immagini o video intimi tramite internet, senza il consenso dei protagonisti stessi.
La pubblicazione avviene per umiliare la persona coinvolta, spesso come vendetta o ritorsione legata ad un abbandono.
Di revenge porn si parla ormai da anni.
Tristemente famoso il caso di Tiziana Cantone, una ragazza napoletana che nel 2016 decise di togliersi la vita dopo che alcuni suoi video sessuali erano stati diffusi in rete dal suo ex fidanzato, senza il suo consenso, ed erano stati condivisi da milioni di utenti.
La ragazza non resse alla vergogna ed al linciaggio mediatico e non vedendo alcuna possibilita’ di eliminare i video dalla rete, non trovo’ altra soluzione che quella di togliersi la vita.
Purtroppo il caso di Tiziana non e’ un caso isolato, quasi ogni giorno si leggono notizie di immagini o video intimi diffusi, senza il consenso dei protagonisti, per vendetta o semplicemente per stupidita’.
Fino ad oggi chi denunciava episodi di revenge porn poteva sperare in una condanna per violazione della privacy e diffamazione aggravata: per questo invece serviva una legge con questo nome.
Oggi chi immette in rete immagini o video sessualmente espliciti, senza il consenso del diretto interessato, rischia la reclusione da 1 a 6 anni e multe che vanno da 5mila a 15mila euro. La pena aumenta se i fatti sono commessi dal coniuge o ex coniuge, da una persona che è o é stata legata sentimentalmente alla vittima e viene aumentata da un terzo alla metà se i fatti coinvolgono persone in condizione di inferiorità fisica o psichica.
Finalmente anche il nostro paese ha colmato un vuoto legislativo che si protraeva da anni.
Oggi forse Tiziana avrebbe avuto gli strumenti necessari per difendersi e far condannare chi l’aveva umiliata.
La sua morte, però, non è stata vana perchè é anche grazie alla determinazione di sua madre che ha sempre lottato per renderle giustizia, se si è arrivati all’approvazione di questo emendamento, un emendamento che sa di rivincita.