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Recensione del libro “Ritratti del coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati “. Storie di eroi normali.


“Ritratti del coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati” è il titolo del libro curato dal Magistrato Stefano Amore, edito dalla casa editrice Nuova Scienza. Il libro è stato pubblicato lo scorso novembre ed è una biografia che narra le vicende di eroi che hanno servito il loro Paese a costo della vita. Ognuno di essi è stato raccontato da alte cariche della magistratura italiana a loro volta impegnate in prima persone alla lotta contro la criminalità organizzata di stampo mafioso o terroristico. Eroi “normali” che con il loro coraggio e la loro devozione hanno affiancato persone comuni che hanno trovato il coraggio di ribellarsi ai soprusi mafiosi e alla violenza del terrorismo, oltre ai noti Falcone e Borsellino sono tanti gli uomini dello stato che hanno pagato con la vita il loro impegno nella lotta alla mafia quali:Riccardo Palma, Cesare Terranova, Rosario Angelo Livatino, Rocco Chinnici, Antonino Scopelliti e tanti altri ancora, se contiamo tutti i morti che la mafia e il terrorismo hanno fatto in Italia dall’avvento della Repubblica ai giorni nostri, scopriamo che sono tanti, troppi. Nonostante il sacrificio di questi uomini e donne che non combattevano per aspirazioni personali o per protagonismo ma per il bene del nostro Paese, sembra che il loro sacrificio sia stato vano; infatti in Italia la mafia non è stata ancora debellata e il pericolo del terrorismo è sempre dietro l’angolo. Il libro è stato scritto con lo scopo di informare noi giovani perchè gli argomenti trattati sono molto importanti e così attuali della nostra storia ma che spesso a scuola non si riesce ad approfondire ed è fondamentale parlarne per non dimenticare e accrescere in noi il senso di giustizia e l’importanza di non chinare la testa davanti ai prepotenti e alla violenza. Troppe volte i telegiornali riportano notizie di cittadini che hanno denunciato un reato di stampo mafioso ma, purtroppo per loro, non hanno trovato nessun eroe “normale” che combattesse al loro fianco. Quando parliamo di lotta contro la mafia i primi nomi che ci vengono in mente sono quelli di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino due magistrati che hanno lasciato un segno nella lotta contro la mafia e che insieme ad altri 25 magistrati hanno perso la vita per combatterla. All’anniversario della loro morte vengono ricordate alcune citazione ad esempio:“E’ bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una vola sola.” (cit. P.Borsellino) oppure:“Gli uomni passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.”(cit. G.Falcone). La frase che ogni volta lascia veramente angosciati perchè esprime tutta l’impotenza e la disperazione di questi due eroi è quella pronunciata da Borsellino che recita:“Siamo cadaveri che camminano” riferendosi a se stesso e all’amico Falcone, tanto è vero chel’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani dichiarò qualche anno fa che non era rimasto veramente sorpreso quando ha saputo delle stragi. Dichiarò infatti:“Ero sconvolto, ma non ero sorpreso!”.Sempre nella stessa intervista Giuliani dichiarò che:” Solo lasciando l’Italia Falcone avrebbe avuto la possibilità di salvarsi. Lui aveva inferto colpi gravissimi alla mafia, ma erano rimasti in piedi i mafiosi più violenti quelli più disperati. Negli Stati Uniti non abbiamo mai corso gli stessi rischi.” Aggiunse anche che:“Riteneva estremamente improbabile che la mafia americana potesse ucidere un magistrato o un suo assistente o un agente del FBI. La mafia americana aveva ed ha delle regole. Non uccidono nè giudici, nè pubblici ministeri, nè poliziotti, perchè sanno che le conseguenze sarebbero gravissime.” Tutto questo per dire che lo Stato italiano è sempre stato debole e purtroppo in qualche caso colluso con la mafia e non è stato in grado di tutelare i suoi servitori che hanno pagato a caro prezzo il senso del rispetto della legge e dello stato.

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