Nelle serate del 22 e 27 febbraio e nel pomeriggio di domenica 24 febbraio al Teatro del Maggio Musicale fiorentino, va in scena Madama Butterfly, un’opera in tre atti di Giacomo Puccini. L’opera, pur essendo tipica del gusto decadente degli inizi del ‘900, non perde comunque il suo fascino, forse per a sua ambientazione orientale che suscita sempre interesse e sogno
Originariamente presentava un atto in meno, alcune parti musicali e alcune scene erano diverse, ma l’iniziale e clamoroso insuccesso portò il compositore ad apportare alcune modifiche che la portarono al trionfo.
L’opera si svolge in Giappone e narra della Gheisha quindicenne Cio-Cio-San (Madama Butterfly) che si unisce in matrimonio all’occidentale Pinkerton, ufficiale della marina degli Stati Uniti, il quale la ripudierà e si risposerà con una donna americana.
Madama Butterfly è fiduciosa e pensa che il marito possa tornare da lei e dal figlio, invece Suzuki, un’amica della giovane Gheisha, non la pensa così.
Dopo tre anni, Pinkerton torna a Nagasaki, ma il suo ritorno è dovuto solo ad una cosa: riprendersi il figlio. La giovane Gheisha capisce solo in quel momento che il suo amore è solo un’illusione. Decide perciò di porre fine al suo dolore, dopo aver bendato il figlio, togliendosi la vita.
La protagonista è stata interpretata in maniera impeccabile da Liana Aleksanyan, che ha dato nel complesso una buona dimostrazione sia sul piano scenico che vocale, anche se soprattutto nel primo atto ha avuto alcuni momenti di incertezza, soprattutto nel declamato e nella coloratura; ottimo invec il finale. Pinkerton è il tenore genovese Matteo Lippi, che è riuscito a entrare perfettamente nel ruolo del suo personaggio,all’inizio spensierato e superficiale, poi addolorato e pentito. Suzuki è il mezzo soprano Annunziata Vestri, molto convincente nella sua interpretazione, anche se ricopre un ruolo non centrale; discreto anche il console Sharpless di Francesco Verna
Al tutto fa da cornice una scenografia davvero originale, contemporanea e romantica, curata da Tiziano Santi per la regia di Fabio Ceresa; un allestimento non nuovo per il Maggio che mantiene inalterato il suo fascino, grazie anche ai bellissimi costumi di Tommaso Lagattolla
Leggere lanterne su piccole barche che sembrano scivolare dolcemente sull’acqua.
L’ ambiente viene reso molto semplice da pannelli in perfetto stile giapponese. Il tocco d’artista è la salita lungo la quale Cio-Cio-San decide di uccidersi: sembra proiettare il pubblico in un’altra dimensione.
L’orchestra, diretta da Francesco Ivan Ciampa, riesce ora a sottolineare delicatamente tinte tenuti e sfumatur, offrendo un ottimo appoggio ai cantanti; in altri momenti, invece, sembra irrompere prepotentemente per dare ancora più forza alla scena. Buona come sempre la prova del coro.
Emozionante Un bel dì vedremo intonato da Cio-Cio-San, aria che racconta i desideri della protagonista.
Il teatro era tutto esaurito, il pubblico ha apprezzato l’intero dramma nonostante la sua lentezza in alcuni punti.
Grandi applausi per tutti gli interpreti, ma soprattutto per il piccolo che ha interpretato con tenerezza il ruolo del figlio della protagonista.