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Le interviste del Leo 17. Luciano e Ricciardo Artusi: generazioni di scrittori.

Animali nella storia di Firenze. Già il titolo fa pensare a un’idea originale e soprattutto diversa rispetto ad altri volumi che raccontano anche banalmente la storia della nostra città. Animali e metropoli, un connubio azzardato ma perfetto, una giungla urbana ricca di segreti e misteri.

La presentazione del libro è stata venerdì 8 febbraio nel Saloncino del Cocomero al Teatro Niccolini; in occasione dell’evento siamo riusciti a strappare un’intervista a entrambi gli autori, Ricciardo e Luciano Artusi; prima al figlio Ricciardo, poi al padre Luciano.

Ricciardo Artusi, com’è che si è avvicinato a questa professione e le è venuto il desiderio di scrivere libri?

Ho iniziato a respirare l’aria di scrittura sin da quando ero piccolo, a casa mia, poi mi sono appassionato soprattutto perché si trattava di libri di ricerca; la consultazione di archivi, di luoghi dove è presente la storia. Ciò mi viene facile anche perché lavoro a Palazzo Medici Riccardi, mi occupo di arte e ho l’occasione di fare ricerche nel nostro Archivio Storico e non solo. Come ho già detto anche al sindaco Dario Nardella ho trovato una campana e ne ho individuato il sigillo; sopra c’è un San Giovannino, la cui chiesa è proprio accanto a Palazzo Medici e posso dire che è sicuramente un pezzo importante di storia abbandonato in una cantina: cercheremo di ritirarlo fuori.

Ecco, questo è il gusto del ritrovare, ricercare e diffondere.

Per esempio, di recente, ho trovato una piccola stanza, un metro per tre metri, dove ci sono stemmi e insegne medicee e posso dire che sono di Piero de Medici detto il Gottoso, padre del Magnifico; ovviamente anche quelle sono da studiare; luoghi chiusi da secoli, rimasti tagliati fuori dalle modifiche del palazzo, però esistenti.

Riguardo al libro, com’ è venuta l’idea di un’associazione così particolare tra la città di Firenze e gli animali?

È presente un forte simbolismo di animali all’interno della città e da questo ci è piaciuto capire il legame di ciascuno di loro con la loro storia, aneddoti o comunque racconti che li riguardano. Abbiamo poi capito che valeva la pena mettere tutto per iscritto.

Riguardo invece agli stemmi delle arti e al loro legame con gli animali?

Per esempio, nel libro, viene riportato di due dei quattro gonfaloni di Santo Spirito, la conchiglia (Nicchio) e il Drago verde. Gli altri due sono Scala e Sferza, ma ovviamente non essendo animali non vengono trattati . I gonfaloni rappresentano le quattro divisioni dei quattro quartieri fiorentini e ogni gonfalone ha un suo simbolo.

Luciano Artusi, com’è il vostro lavoro di coppia, padre e figlio, nell’ambito della scrittura?

È un piacere, perché ci consente di vivere le ore insieme ,che altrimenti, se non ci fosse l’impegno di scrivere, di impaginare, scannerizzare disegni e foto, vivremmo separatamente, avendo ognuno la propria vita. Questo invece rappresenta per me un punto di incontro molto piacevole.

Dal punto di vista letterario c’è sempre stata una certa sintonia?

No, non c’è sempre stata; io ho cominciato a scrivere per conto mio, quando Ricciardo era ancora bambino; lui è cresciuto, l’ho avuto con me quando ho fatto per cinquantacinque anni il direttore del Calcio Storico Fiorentino; ha iniziato l’attività di sbandieratore ed è stato uno dei fondatori del gruppo dei Bandierai degli Uffizi all’interno del Calcio Storico, quindi abbiamo vissuto altre esperienze insieme. Io ho seguitato a scrivere e con l’avvento del computer, essendo abituato alla macchina da scrivere, ricorrevo a lui, così che si è appassionato alle ricerche, ha iniziato anche lui a farne e poi abbiamo deciso di fare qualcosa a quattro mani ed è andata bene. Abbiamo fatto una serie di guide sulle piazze di Firenze che ha avuto tanto successo, sono state anche ristampate e sono tutt’ora in uso, ci hanno dato molta soddisfazione. Della parte che riguarda, appunto, il computer, se ne occupa Ricciardo e per questo collaboriamo bene insieme. Quello che manca a me ce l’ha lui e quello che manca a lui ce l’ho io. Anche questo libro mi ha dato tanta soddisfazione perché abbiamo avuto modo di passare tanti pomeriggi insieme e lui ha messo proprio del suo, anche nelle ricerche e questo mi fa piacere. Perlomeno so a chi lasciare tutti i miei libri, la mia biblioteca, essendo lui diventato ormai un appassionato.

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