Il sipario cala, il buio della sala inizia ad attenuarsi e tutto comincia a riprendere colore, il teatro tace ed il silenzio impaziente si trasforma in quella pausa, quasi musicale, che precede gli applausi.
Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso.(Gigi Proietti)
Quante volte dopo un grande spettacolo, capita di domandarsi: “ Chissà quali sono i pensieri e riflessioni di chi, con grande fatica e passione, lavora dietro le quinte e sul palco stesso. Di chi sotto il trucco ed i costumi colorati ha reso reale una finzione, o di chi dentro l’orchestra o dietro il sipario ha musicato e diretto un’intera opera, rendendo, quello che per noi appare soltanto come uno spettacolo, il proprio stile di vita.”
Trasformando l’opera in tela e dipingendola con i giusti colori, dopo tante prove lo spettacolo prende forma.
Ed è proprio durante l’atmosfera quasi magica, calata nel buio delle prove, che a noi del Leomagazine è stata concessa l’opportunità di intervistare alcuni dei “colori” per l’opera Matteo Mezzaro (il cantante che interpreta Florestan), il maestro Luca Logi, responsabile dell’Archivio Musicale del Maggio ed il pittore stesso” Luigi di Gangi (Regista) che comporranno Un mari à la porte, opera che andrà in scena insieme a Cavalleria Rusticana da Martedì 12 Febbraio 2019 a Giovedì 21 Febbraio nel teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Luigi di Gangi (Regista)
Perché ha deciso di unire un’opera tragica con un’opera comica?
“Di comune accordo con la direzione artistica, si crede che l’unione di queste due opere coniughi, sotto il tema del tradimento e della fedeltà, una visione tragica a una visione invece comica. Questa versione di Offenbach, raramente rappresentata, permette di identificare un tema simile in due versioni completamente diverse, questo è ciò che rende lo spettacolo interessante”.
Che ruolo ha la musica nello spettacolo? Si dà la prevalenza alla recitazione?
“Sono nato come un regista di prosa ma soprattutto come attore, mi sono dedicato all’opera più tardi. La musica, fondamentale per questo spettacolo, è recitar cantando (recitare in musica) quindi è necessario dare importanza a entrambe, altrimenti lo spettacolo potrebbe essere confuso per un concerto! In generale l’opera contemporanea , insieme al musical, viene sia recitata che cantata, i due aspetti si devono fondere perfettamente quindi se si recita bene si dà valore alla musica e viceversa”.
Maestro Luca Logi:
“Offenbach scrisse la prima stesura dell’opera “Un Mari à la porte” per un’orchestra di quindici persone, il teatro era molto piccolo e la platea ospitava circa duecento persone. La stesura, riscritta a Vienna per un’orchestra più grande, si è conservata fino a una decina di anni fa; quando venne mandata in Russia per crearne un’incisione discografica la composizione della musica tornò incompleta. Per inserire quindi quest’opera a Teatro tutto ciò che avevo a disposizione era lo spartito per pianoforte, il mio compito è stato quello di ristrumentarla dall’inizio ispirandomi allo spartito ma in una lettura differente”.
Ha tenuto conto delle altre partiture di Offenbach?
“Pur avendo il disco dell’orchestrazione di Vienna, ho creato la prima metà della strumentazione senza ascoltarlo, in modo da non lasciarmi influenzare. Paradossalmente per la musica mi sono ispirato più da Strauss (il primo che riprese la parte musicale dell’opera) piuttosto che da Offenbach . Infatti il tono della musica è vagamente viennese.
Matteo Mezzaro (interpreta Florestan, tenore):
Che ruolo ha il suo personaggio nello spettacolo?
”Il personaggio che interpreto è Florestan, un compositore di operetta (probabilmente Offenbach ha voluto autocitarsi). L’ultima opera scritta però non va affatto bene e quindi Forestan si ritrova alle calcagna un riscossore delle tasse. Mentre sta scappando cade all’interno di un camino che lo conduce proprio nella stanza della moglie del suo riscossore, Rosita. L’unica via di salvezza per l’uomo è una sua zia la quale le promette che avrebbe pagato tutti i debiti se si fosse sposato. Florestan approfitta dell’ occasione proponendo a Rosita di sposarlo, lei accetta e quindi nel finale il compositore non solo riesce a scappare ma si sposa e risolve i suoi debiti”.
È una parte difficile vocalmente?
“No, la mia parte può essere ricondotta al classico stile dell’operetta. Vocalmente il ruolo più difficile è assegnato a Francesca Benitez (Rosita), le tocca spesso raggiungere il Do acuto.”