Quest’anno, grazie alla Ruby Travel, agenzia di viaggi di Mogliano Veneto, è stata data la possibilità a cinquantatré matti di volare fino alla terra del sol levante. Il viaggio è stato sponsorizzato dai canali Orion – Web Dubbing e Parliamo di Videogiochi (tanto che, tra gli organizzatori, vi erano anche Gianandrea, Andrea, Chiara, Fraws, Maurizio e Salem dei rispettivi canali). Il viaggio si è tenuto dal 19 al 27 settembre compresi di quest’anno: escludendo i due giorni di viaggio, quindi, una settimana intera per esplorare l’eden proibito agli amanti del mondo fantastico giapponese: Tokyo, una città talmente “avanti” che è avanti anche nel tempo, visto che il fuso orario sposta le nostre lancette in avanti di sette ore. Perché eden proibito? Perché sarebbe meglio starne alla larga per evitare di vedere il proprio portafogli chiedere pietà. Ma alla fine, anche lo shopping esasperato fa parte dell’avventura!
Giorno 0 – 20 settembre
Dopo le manovre burocratiche all’aeroporto di Roma Fiumicino, rese però meno pesanti dalla generale sintonia già instaurata tra i partecipanti, grazie anche a tornei clandestini di Mario Kart 8, Bang! e altre nerdate simili, è iniziato l’imbarco. Dopo due ore di viaggio arrivo a Istanbul, dove altre due ore hanno inchiodato a terra i nostri eroi, ma rese anch’esse meno pesanti dalla strategia già collaudata nella capitale. Si parte quindi con il volo definitivo, destinazione Tokyo. Ben dodici ore di volo a oltre mille chilometri orari. Roba da far invidia perfino a Sonic. Ma una volta giunti a destinazione, non c’è jet lag che tenga: l’adrenalina e l’emozione sono a mille, e l’unica cosa che si ha in testa è divertirsi… e il cibo. Pertanto, dato l’orario d’arrivo, circa le sette, e considerate anche le ultime due orette di autobus per arrivare all’hotel (Villa Fontaine Roppongi) la prima risorsa che salta in mente è proprio la materia commestibile. Suica alla mano (carta magnetica ricaricabile ai bancomat e utilizzabile per spostarsi in metro), si parte per Shibuya, quartiere speciale di Tokyo. Ma la metropolitana chiude a mezzanotte, e sono passate le undici di sera. Cosa fare pertanto? Niente di speciale. Cercare un luogo di ristorazione, mangiare, e trovare un modo alternativo di tornare all’albergo. Pace a quelle povere anime che hanno deciso di strozzarsi col cibo pur di prendere la metro in tempo. Per gli altri (s)fortunati, invece, due alternative: farsi un’ora a piedi verso l’hotel o sperare di incappare nel giusto tassista capace di masticare un inglese da prima elementare. Purtroppo non è scontato.
Giorno 1 – 21 settembre
Arrivo in metro ad Odaiba, per ammirare, nei suoi 19,7 metri di altezza, il Gundam Unicorn. Appena in tempo per la trasformazione, ovvero un minuto di suoni, luci e cambiamenti proposti dal robot che lo rendono quasi vivo. Uno spettacolo davvero fuori dal comune. La mattinata si è poi concentrata nel contro commerciale adiacente, Driver City, con annessa sala giochi, il Gundam Base: l’ideale per gli appassionati, tonnellate di gashapon (capsule toys) dove sperperare interi patrimoni in cose di cui non si ha bisogno, ristoranti, negozi di abbigliamento e gadget… di tutto insomma. Il pomeriggio è risultato piuttosto libero: alcuni sono rimasti al centro commerciale, altri si sono diretti a Joypolis, parco divertimenti della Sega non molto distante dalla Driver City. In serata, cena “Yakininku”, dove al centro di ogni tavolo era situata una griglia con braciere per cuocere la carne, servita continuamente ai tavoli. Pancia mia fatti capanna!
Giorno 2 – 22 settembre
La mattinata si è spesa girando per alcuni luoghi cardine di Tokyo, tra cui il tempio Sensoji Senso-ji, una delle strade principali della capitale e il Santuario Meiji. Il culmine è stato raggiunto alla Tokyo Skytree Town, dove è stato possibile osservare la torre per telecomunicazioni più alta al mondo. Nel secondo pomeriggio di autogestione, una delle tappe preferite è stato il Pokémon Center, tra cui quello Mega Tokyo, il più grande al mondo. Sculture in scala 1/1, peluches, gadgets, action figures… non mancava davvero nulla a tema mostriciattoli tascabili. Durante la serata, la pazzia ha travolto alcuni, conducendoli al karaoke dopo una dose moderata di sakè. Gigi D’Agostino a go go.
Giorno 3 – 23 settembre
Tokyo Game Show, tanto bello quanto maledetto. Fiera di videogiochi seconda solo all’E3 di Los Angeles, è il luogo perfetto per ogni sviluppatore dove pubblicizzare un suo prodotto. Anche se il portafogli alla mano è parso a tutti come un obbligo, in realtà si è rivelato poco meno di un optional. Erano pochi gli stand dove era effettivamente possibile acquistare merchandising a tema ludico, se già non era sold-out, come le magliette ufficiali del TGS. Effettivamente, il cuore della manifestazione era l’osservazione. Innumerevoli i giochi indie che si potevano trovare e provare, con file quasi inesistenti. Tutto l’opposto per le case di sviluppo più affermate, dove per mettere mano ad un loro nuovo titolo era necessario attendere anche ore, come nella coda creatasi per provare il nuovissimo Megaman 11, in uscita a breve. Una nota particolare, che non possiamo non fare dato l’autore nostrano, riguarda la demo di Super Cane Magic Zero: Legend of The Cane Cane. L’atteso videogioco di Sio era infatti presente alla fiera, e con il suo non-sense ha saputo attirare numerose persone, creando una modesta coda. Impossibile, tra l’altro, non uscire dal TGS con dei ventagli atti a sponsorizzare dei giochi o quintali di volantini col medesimo scopo. Vince chi trova il gioco meno indecente! La fiera, durando dalle 10.00 alle 17.00, ha lasciato i partecipanti liberi nel corso del pomeriggio, soprattutto per coloro che non ne sono stati conquistati. Sono iniziati quindi i viaggi clandestini alla scoperta della capitale giapponese, con tanto di fermata, per alcuni, nella famose scale del film Your name., di Makoto Shinkai. In serata, alcuni non hanno resistito, e hanno fatto una capatina ad Akihabara, la “città elettrica” dentro Tokyo. Per chi dovesse passarci, un consiglio: da provare i cabinati di Mario Kart nella Taito Game Station, uno dei pochi edifici aperti anche la sera assieme ad altre sale giochi. I tornei rovina-amicizie sono consentiti, ovviamente.
Giorno 4 – 24 settembre
E finalmente, Akihabara, in tutto il suo splendore. Un intero quartiere dedito solo ad attività commerciali a tema nerd, con enormi edifici da minimo sei piani fino ad arrivare anche a undici, in alcuni casi. L’organizzazione, i colori, i continui stimoli… è difficile descrivere con rigore logico cosa ci sia di magico nell’atmosfera di questo posto, perché è davvero unico nel suo genere. Ogni palazzo è un tripudio di videogiochi, manga, anime, peluches, action figures e ogni altro vostro desiderio proibito (se siete amanti di almeno uno di questi generi, ovviamente). Di nota anche la meticolosa attenzione. Ogni piano è dedito a un tema ben preciso, e a sua volta ogni prodotto è ordinato per alfabeto e genere. E se ancora non si dovesse riuscire a trovare l’oggetto dei propri sogni, basta chiedere alle casse. È vero, l’inglese è meno di un optional per i giapponesi, ma sono comunque in grado di farsi comprendere, che sia gesticolando, che sia proponendo al cliente straniero dei biglietti con su scritte delle regole in lingua bretone. Potrebbero anche usare alcune parole chiave per farsi comprendere, o portare il cliente direttamente nel luogo dove si trova ciò che sta cercando (ammesso e non concesso che il commesso abbia capito che cosa si sta cercando, anche se normalmente si trova un modo per farglielo intendere). Una nota che non possiamo astenerci dal riportare a causa della sua ilarità, però, è un cartello appoggiato ad una vetrina: “please do not touch your hand!! (per favore non toccatevi la mano!!)”. Semplicemente magico. Per ulteriore divertimento e risparmio è inoltre possibile, tempo permettendo, una caccia ai prezzi, ovvero girare per più negozi alla ricerca dello stesso oggetto stando attenti al costo. Non è raro trovare disparità anche del 25% tra un venditore e un altro. Bisogna fare un po’ di attenzione, insomma. Anche se forse, la sensazione più bella, è trovare qualcosa che non si pensava nemmeno esistesse ma di cui si sente immediatamente bisogno. A causa della lingua giapponese, che non ci permette il più delle volte di renderci realmente conto di ciò con cui abbiamo a che fare, questo impulso può portare a un terno al lotto: ci si può ritrovare con un bene assolutamente inutile e diverso dalla nostra aspettativa tra le mani o con qualcosa che non avevamo nemmeno immaginato, ma che risulta per noi oro colato. E poi, vedere una sezione intera dedicata a un anime/manga da noi amato ma poco considerato nella nostra patria, quanta soddisfazione può dare?
Insomma, Akihabara è veramente un luogo che sì, vi prosciugherà il conto in banca, ma vi renderà anche estremamente soddisfatti una volta che tornerete a casa e, aprendo le valigie, constaterete il vostro bottino. Un’emozione unica.
In serata, la seconda cena al completo al Gonpachi Nishi-Azabu, dove sono stati serviti numerosi piatti: dal carpaccio di salmone agli gnocchi di gamberetti essiccati, dalla carne di manzo Wagyu Kuroge al tofu e Soba.
Giorno 5 – 25 settembre
Non c’è stata una vera scaletta per gli ultimi due giorni, quindi la libertà ha regnato sovrana. C’è chi è voluto tornare ad Akihabara, chi ha voluto esplorare la grande Tokyo, chi si è concesso del buon sushi e chi ha fatto un salto alle terme, apparentemente paradisiache negli anime (e di fatto, stando almeno a chi vi è entrato, anche nella realtà). Caso ha voluto che questo fosse inoltre il primo giorno in Giappone dell’ultimo Dario Moccia Japan Tour, con conseguente serata alcolica in cui alcuni dei membri dei due gruppi si sono mescolati. Solo il cielo sa cosa è successo al karaoke.
Giorno 6 – 26 settembre
Check-out delle camere, si parte per gli ultimi acquisti e giri nella capitale della terra del sol levante. È un impresa riuscire a chiudere le valigie, ma è qui che scatta il motto con chi credete di avere a che fare? (Kamina Docet). E dopo le ultime 16-18 ore di viaggio, uscimmo a riveder le stelle. Chi a Milano, chi a Roma (e chi da Roma a Milano, vero Gian?).
Cosa rimane di questa esperienza? Tutto. Non solo la parte nerd, vero cuore del viaggio, naturalmente; ma anche la velocità delle metro, la professionalità dei commessi, la geometria degli enormi palazzi, l’ordine dei prodotti sugli scaffali, il profumo di PVC e carta da manga e i tanti colori che animano la metropoli. Ah, e un portafogli a secco. Non sarebbe un vero viaggio in Giappone sennò!
Ringraziamo di cuore Ruby Travel e quei pazzi di Orion e PDV per l’occasione davvero unica, dove è stato possibile creare amicizie inaspettate e ricordi davvero preziosi. Ovviamente, il viaggio è consigliatissimo. Se avete voglia di divertirvi e siete in qualche modo legati a questa terra, che sia per la sua cultura, per il suo folklore o per la sua sensazionale atmosfera, prendete in considerazione un viaggio simile. Possiamo assicurarvi che con questi matti non si scorda tanto facilmente.
Grazie davvero ragazzi, per tutto.