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KAMIKAZE: NEL SUO NUOVO DISCO EMINEM SI SCAGLIA CONTRO TUTTO E TUTTI

Il penultimo album dell’artista intitolato Revival non era stato apprezzato molto né dalla critica né dal pubblico, così il nostro Marshall ha deciso di rispolverare il suo alter ego controverso di nome Slim Shady ormai dormiente da troppo tempo vista la sua scarsa presenza in Revival. E visti i risultati ottenuti dal nuovo disco, la frase detta dall’ artista in Without me (brano del 2002) si è rivelata più vera che mai. La frase dice: “I’ve created a monster ‘cause nobody want to see Marshall no more, they want Shady” in cui evidenzia come al pubblico piaccia di più questa sua parte controversa. Il disco, pubblicato il 31 agosto completamente a sorpresa e uscito poi il 14 settembre in copia fisica, è schizzato nel giro di pochi giorni al primo posto nella classifica Billboard 200 degli album più venduti in America, posizione che detiene tuttora. Nella prima settimana di lancio il disco è volato al top della classifica britannica e, scalzando Ariana Grande e Irama, si è posizionato al primissimo posto della classifica FIMI italiana.

Gli otto mesi di distanza tra Revival e Kamikaze sono stati costellati di critiche volte al primo di questi due, che è stato etichettato dalla critica e da buona parte del pubblico come spazzatura; Eminem ha così deciso di prendere il concetto base usato per creare Revival e di capovolgerlo, dando così vita a Kamikaze nel quale la presenza della personificazione della malevolenza e della controversia chiamata Slim Shady si fa ben sentire. Come da lui dichiarato nella canzone da cui l’album prende il nome, l’artista si scaglia contro tutte le critiche a suo parere ingiustificate rivolte all’album precedente; ma non solo, vista l’interminabile lista di persone che Eminem ha deciso di dissare ( “to diss” è un termine appartenente al linguaggio hip-hop, significa mettere in ridicolo altre persone all’interno delle proprie canzoni). Parlandosi chiaro: se quello che state cercando è un album intriso di significati profondi e pensieri filosofici questo non è assolutamente il disco adatto, meglio andare su altre produzioni precedenti dell’artista come ad esempio Recovery o Curtains Call. Kamikaze è perfetto se invece state cercando un album intriso di: incastri di rime impeccabili, giochi di parole complessi e soprattutto una grandissima maestria nell’uso della metrica e del flow (termine del linguaggio hip hop, indica di fatto la capacità di un rapper di rimanere a tempo mentre incastra le rime, mantenendo così invariato il ritmo delle parole e soprattutto delle sillabe). Metrica e flow sono concetti che tendono a diventare sempre più trascurati all’interno della scena rap attuale internazionale; questo per via della nascita e del successo del cosiddetto “mumble rapping” in cui i due elementi sono quasi del tutto ignorati:  spesso parole e musica non vanno di pari passo e le rime risultano spesso banali e prive di significato, ma le basi e le voci modificate sono catchy quindi chissene …  Per fortuna almeno colui che si è autoproclamato GOAT, gratest of all time, ossia il migliore di tutti i tempi, non ha dimenticato che il rap si basa su questi concetti e che senza non può essere chiamato tale.

Quest’ album ha due grandi difetti chiamati Nice guy e Good guy, brani di un livello tecnico e sonoro decisamente inferiore rispetto alle altre canzoni presenti. Nonostante questo. il resto del disco riesce bene ad eclissare questi due difetti grazie alle acrobazie liriche fenomenali: l’alta velocità delle barre, spesso intrise di quanto più “veleno” possibile e la grande presenza degli extrabeat ,basi dai bpm molto alti che di conseguenza richiedono una rapidità molto alta da parte dell’artista che deve riuscire a mantenere il tempo. Per quanto riguarda le basi, il disco non brilla più di tanto, ma non delude neanche. I beat non sono dei loop che si ripetono durante l’intera durata dei pezzi e risultano un buon sottofondo che però è destinato a rimanere confinato come tale. Rap nudo e crudo, questo è ciò che è Kamikaze, senza musiche incredibili che distolgano l’attenzione dal testo e dalle rime che risultano spesso avere due o più significati diversi. Vista la pochezza in ambito di metrica a cui la “nuova scuola” ci aveva abituato l’album è un ritorno allo stile un po’ più “old school” in cui l’ascolto dei brani risulta essere più complicato e meno casual, non sono canzoni da ascoltare per rilassarsi o da cosiddetta “presa bene” e richiedono grande attenzione per essere pienamente apprezzate. L’album contiene due featuring: il primo con il rapper Joyner Lucas in Lucky you, in cui il livello tecnico di entrambi gli artisti sale alle stelle mentre si esibiscono in molte barre in extrabeat;  il secondo è poi con Royce da 5’9’’, compagno storico di Eminem nell’ ormai ex duo di nome Bad meets Evil dove interpretava il ruolo del cattivo (bad) mentre a Shady era attribuito il ruolo di malvagio (evil). Tra la lunga lista di persone dissate dal rapper risalta per la sua accuratezza quello rivolto all’ “agente arancione”, così viene definito nella canzone il presidente Trump attraverso un abile gioco di parole che si riferisce sia al colore dei capelli di quest’ultimo, che al defoliante applicato dall’America nella guerra del Vietnam (naturalmente di nome “agente arancione”); venne infatti scoperto che questo agente, utilizzato per ridurre il manto vegetale che copriva i soldati vietnamiti, conteneva diossine tossiche che causarono gravi danni non solo ai soldati vietnamiti, ma anche a quelli americani.  La metafora risulta perciò chiara, secondo Eminem il presidente mascherando le sue azioni come positive finisce per provocare danni sia agli alleati che ai nemici. Trump è accusato nella canzone The ringer di aver mandato i servizi segreti a casa dell’ artista per accertarsi che non fosse legato al terrorismo e viene poi paragonato alla “Cosa” dei Fantastici 4 sempre per via del colorito arancione della pelle del presidente e del colore dei suoi capelli. Il pezzo forte è tuttavia il dissing rivolto al rapper statunitense Machine Gun Kelly (MGK) che aveva più volte lanciato frecciatine ad Eminem subliminalmente negli anni:  non tanto per il “colpo iniziale” inflitto nella canzone Not alike versoMGK, ma per la risposta di quest’ultimo in “Rap devil” pezzo di quasi cinque minuti interamente rivolto al dissing pubblicato il tre settembre. Undici giorni dopo, nel quattordici settembre esce “Kill shot”, contro-risposta del rapper di Detroit rivolta a Machine Gun Kelly: sarà questa la conclusione del dissing fra i due statunitensi o ne vedremo ancora? Chi verrà decretato vincitore? E riuscirà MGK in caso di sconfitta a riprendere la sua carriera o questo è un addio? Tutte queste domande resteranno un’incognita ancora per breve tempo, ma ora come ora siamo in una fase di stallo.

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