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SINGING OVERNIGHT 3: Quando la scuola fa spettacolo e … di classe

La fine di maggio è quel magico periodo di transizione in cui l’aria che si riscalda comincia a far presagire l’afa estiva e la maggior parte dei frequentatori abituali del liceo si permette di dare un’occhiata all’anno trascorso e pensare “E anche questa è fatta”. Il grosso delle interrogazioni è andato, la pila dei compiti scritti da correggere si è assottigliata, ognuno calcola un’ultima volta la propria media e, con solo un’altra settimana davanti, si prepara a rilassarsi.

Notevole eccezione quella dei maturandi, che proprio in questo periodo cominciano a sudare veramente freddo: forse una buona strategia di difesa contro il caldo incipiente, ma si sa che l’umidità attira anche le zanzare.

 

È in questo clima che gli studenti del corso di canto moderno, chitarra e pianoforte (con la recente aggiunta dell’LDV Music Ensemble) hanno allestito la terza edizione del loro Singing Overnight – che per la verità ormai oltre che singing è anche playing, ma quando un titolo ha abbastanza successo da arrivare al numero 3 cambiarlo un po’ dispiace e un po’ si teme che possa anche portare sfortuna.

I ragazzi sono i pupilli del Maestro Edoardo Ballerini, laureato col massimo dei voti all’ISSM (Istituto Superiore di Studi Musicali) Rinaldo Franci di Siena e da qualche tempo paladino della musica moderna e non nella scuola.

La serata si apre con un Va pensiero cortesia di cinque strumentisti dell’LDV Music Ensemble: vediamo Rebecca Banariu e Kendra Zaccagnini Scott al violino, Matteo Mauro al flauto traverso, Giulio Valente alla tromba e Dario Calcerano al trombone. Tutti insieme sono appena un quintetto, ma non hanno problemi a farsi sentire e a far partire lo spettacolo col piede giusto. Qualcuno dal pubblico si sente in dovere di fare loro da vocalist: gli altri spettatori potrebbero non gradire, ma fa sicuramente piacere constatare come un pezzo con una storia come quella del Va pensiero riesca ancora a coinvolgere, anche in una serata all’insegna della musica moderna.

Poi arriva il turno dei duetti: una bella novità rispetto alla scorsa edizione, in cui la stragrande maggioranza dei pezzi non potevano vantare un accompagnamento strumentale dal vivo (anche se Niccolò Lentini continua a svolgere in maniera ammirevole il suo lavoro di fonico). Seguono tutti lo stesso modus operandi, con un chitarrista e un cantante che si contendono il palco. Aprono Tommaso Mazza (alla chitarra) e Simone Zetti con Let her go dei The Passenger: in casi del genere il rischio più grosso è che l’esibizione risulti statica, due stoccafissi in piedi agli estremi opposti del palco, ma entrambi sono abbastanza animali da palcoscenico da evitare con nonchalance l’ostacolo e catturare il pubblico. Simone, poi, in barba ai suoi quindici anni ha già una discreta esperienza nel campo: la sua band, The SoundCheck Bridge (di cui fa parte anche il già citato Matteo Mauro, insieme a Marco Renault), ha appena pubblicato il suo primo disco, Salvami.

Seguono David e Sara Nantele, lui con la chitarra, lei col microfono. Sarà che sono fratelli, sarà che entrambi ci sanno proprio fare nonostante siano tra i più giovani performer della serata (il primato va a David, quinta elementare, quasi scompare dietro la chitarra), ma l’intesa tra loro è palpabile. Sara è una ragazzina esile esile sui quindici anni: non si sa dove abbia spazio per quella voce potente che si ritrova (la stessa che poi le permetterà, durante il suo assolo, di affrontare le note lunghe di Adele), ma è una fortuna che ce l’abbia.

Niccolò Frascone (chitarra) e Giacomo Fantappiè si misurano con Perfect di Ed Sheeran. Quando si parla di cover, Sheeran è sicuramente tra gli artisti più abusati, e proporlo può essere rischioso, ma questi ragazzi riescono a darne un’interpretazione piacevole e personale, complice l’invidiabile estensione vocale di Giacomo, e ancora una volta la platea canticchia con loro. Qualcuno azzarda anche un “tergicristallo” con il braccio durante il ritornello.

 Alessandro Parigi (chitarra) e Margherita Sforzi affrontano Arisa: sono entrambi un po’ timidi, sul palco non si atteggiano a pose da rockstar, ma ci sanno fare e il pubblico se ne rende conto. Verso la fine della serata, con Too Good at Goodbyes di Sam Smith, Margherita riuscirà a tirare fuori quel suo falsetto potente e pieno che è il suo marchio di fabbrica tra le fila degli studenti del corso di canto.

 

Chiudono i duetti Emanuele Nesti (chitarra) e Federico Rossi con Good Riddance dei Green Day, e se starli a sentire è un piacere, guardarli non è certo da meno: probabile che abbiano imparato a esibirsi prima che a camminare.

 

Un intermezzo classico con il turno dei pianisti (la parte del playing vera e propria): Davide Gonnelli, Pietro de Nisco, Francesco Pizzo, Dimitri Riccitelli e Virginia Barlacchi. Qualcuno suona da una manciata di mesi, altri hanno storie più lunghe col loro strumento, ma tutti affrontano i loro pezzi con disinvoltura e professionalità, senza lasciarsi infiacchire da qualche tasto mancato ogni tanto.

 Ripartono cantanti e strumentisti, con tutti i soliti noti e qualche nome ancora non menzionato: Laura Macchiarini, per esempio, che riesce in quell’impresa che è cantare, accompagnarsi col pianoforte, e fare bene entrambe le cose contemporaneamente. Lorenzo Gennaro, col suo piglio elegante e disinvolto e il suo bel timbro tiepido da cantante americano. Leonardo Macchiarini, che con Evermore dalla versione del 2017 de La Bella e la Bestia tira fuori una voce baritonale insospettabile in un diciottenne.

 I tre pezzi finali coinvolgono tutti i cantanti: Ama e cambia il mondo del musical Romeo & Giulietta di Gérard Presgurvic vede alternarsi al piano Virginia Barlacchi e Dimitri Riccitelli. Il congiuntivo di Lorenzo Baglioni dissotterra passate gaffe e fa rabbrividire qualche professore di lettere seduto tra il pubblico. Infine, per chiudere in chiave patriottica, l’Inno di Mameli, con accompagnamento dell’Ensemble, tutti in piedi e mano sul cuore.

 È in serate come questa, quando la scuola rimane aperta oltre l’orario d’ufficio e per qualche ora le maglie dei rispettivi ruoli si allargano, che ci si rende conto di far parte di una comunità che va oltre le aule, le interrogazioni e le circolari. E anche per chi si avvicina a grandi falcate alla fine del proprio percorso quinquennale è bello godersi questi ultimi momenti, guardarsi indietro e pensare che è stato proprio un bel viaggio.

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