Tutti noi abbiamo sogni e aspirazioni che puntiamo a realizzare nella nostra vita? Spesso si può pensare che queste aspirazioni corrispondano agli ideali di una persona, eppure questi sono una cosa diversa. Gli ideali sono dei principi morali soggettivi o comuni che ognuno, a volte inconsciamente, si sente spinto a seguire e rispettare ogni volta che compie delle azioni, ma al giorno d’oggi che importanza hanno all’interno della vita delle persone? Questa è una domanda a cui ognuno è capace di rispondere solo e solamente per se stesso. Ciò non vuol dire che tutti siano in grado di trovarla questa risposta, specie chi non si pone neanche la domanda. Come affermerà Sigmund Freud , la felicità è ciò che l’uomo pretende e cerca nella vita. Che cosa succede quindi al giorno d’oggi se gli ideali di una persona si scontrano contro le sue aspirazioni che dovrebbero portarla alla felicità? In questo caso tutto si complica poiché si arriva a dover scegliere fra la propria morale o la propria convenienza. Fino all’età moderna la storia ci racconta di un gran numero di persone che hanno seguito ideali propri o ideali comuni appartenenti alla loro religione o alla loro società, ma oggi più che mai il numero di persone che degli ideali se ne infischia non è affatto trascurabile e di ciò ci si rende conto semplicemente parlando con altri individui. All’interno di ogni persona sono presenti gli ideali e sono diversi in base alla personalità e all’ambiente in cui essa ha fatto e continua a fare esperienze, gli ideali non sono sempre principi positivi dal punto di vista oggettivo, ma ciò non toglie che appaiano “nobili” agli occhi di chi li segue. La vita con i suoi impegni difficilmente lascia tempo per formarsi una morale personale approfondita e la scuola dal canto suo spesso non fornisce alcun aiuto a riguardo. Di conseguenza molte persone arrivano a pensare che ciò che le fa stare bene sia ciò che è giusto fare, eppure se questo si scontra con i loro principi morali tendono a sentirsi in colpa, come affermato da Freud, il quale dirà che il senso di colpa subentra nel caso si entri in contrasto con la propria coscienza. Ed è qui che era necessario arrivare: ognuno deve essere cosciente dei suoi principi morali poiché questi sono necessari per la propria serenità.
Le religioni hanno da sempre offerto un modello d’ideali da seguire, ma ormai da tempo coloro che credono in una religione finiscono spesso per trascurarne comunque i valori morali, non per cattiveria, ma per pura e semplice dimenticanza o noncuranza.
Quello con la propria morale si sta riducendo quindi a un rapporto incredibilmente passivo, tanto che, se si prova a chiedere a se stessi o alle altre persone in quali principi morali credano, non in pochi non sapranno dare una risposta che rispecchi veramente ciò che pensano. Dal pensiero di Freud (espresso nel libro “Il disagio della civiltà”) si deduce come la ricerca della felicità sia un istinto primordiale dell’uomo e che quest’istinto si divise dagli ideali quando nacque il concetto di civiltà. Questo concetto costrinse l’uomo a considerare l’effetto delle proprie azioni sugli altri suoi simili, ponendolo così di fronte all’angoscia del senso di colpa, eppure non possiamo raggiungere la felicità senza i nostri principi morali, poiché l’uomo senza la morale tende sia a provare angoscia(data sempre dal senso di colpa) che a volere sempre di più e non sarà quindi capace di essere veramente felice. Quando ci si trova quindi a dover decidere fra morale o convenienza fine a se stessa (o virtù e istinto come li avrebbe definiti Socrate a suo tempo), scegliere la seconda opzione non può mai essere la scelta giusta, anche se al giorno d’oggi quest’idea sembra sia andata persa da tempo. Oggi libertà, ideali, sogni e soprattutto diritti di molte persone vengono calpestati dalle dittature (molti regimi dittatoriali non vengono definiti tali, ma comunque li si chiami è sempre la stessa solfa) e negli ultimi tempi i riflettori sono puntati sulla Corea del Nord dove, dai racconti di chiunque sia riuscito a scappare, si capisce come i diritti umani non siano neanche presi in considerazione. Col summit del ventisette aprile tenutosi fra il leader della Corea del Nord Kim Jong-un e il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in si sono fatti grandi passi verso una teorica denuclearizzazione della Corea del Nord, ma come comunicato dagli analisti dell’evento sembra che la questione dei diritti umani sia stata completamente evitata. Negli ultimi giorni è arrivata la notizia che il leader nord coreano abbia deciso un possibile annullamento del summit col presidente degli stati uniti Donald Trump fissato a Singapore per il dodici giugno 2018 e pare che oltre alle esercitazioni militari americane in Corea del Sud, una delle ragioni dell’“offesa” rivolta a Kim Jong-un sia proprio quella dell’essere tornati sulla tematica dei diritti umani da parte della Corea del Sud. Come due bambini che giocano a carte, i due leader delle potenze nucleari si stanno rivelando molto suscettibili in una partita dove la posta in palio è l’esistenza del mondo intero.