Che i giovani d’oggi siano in grado di fare solo pessime cose è un’idea obsoleta, e non c’è niente di più sbagliato. Ne sono la prova i ragazzi de La Compagnia dei neodiplomati della Scuola per Attori “Orazio Costa”, che al teatro Niccolini hanno rappresentato un capolavoro del calibro di Mandragola. Lo hanno fatto in maniera impeccabile, in modo da divertirsi loro e da divertire chi li guarda.

La Mandragola di Ser Niccolò Macchiavelli è una delle opere più importanti nell’ottica teatrale del Rinascimento e anche se lontana nel tempo, il  regista Marco Baliani grazie ai ragazzi è riuscito a portarla nel ventunesimo secolo, avvicinandola a noi. Come? Semplicemente grazie al linguaggio, un parlare moderno che sfrutta le espressioni colloquiali giornaliere, a volte con qualche pizzico di volgarità ma tutto decisivamente entro i limiti, considerando che si tratta anche di una commedia e che del resto ser Niccolò non disdegnava il “parlar grasso”. D’altronde chi meglio dei ragazzi di oggi poteva essere al centro di questo tipo di rivisitazione temporale?

Una scelta che si è dimostrata più che valida ,come è stato fatto presente anche da Baliani,è stata lo svolgimento dello spettacolo che si è diviso in due diverse parti però rimaste sempre in collegamento fra di loro. Infatti ad accompagnare la rappresentazione principale, c’erano  delle piccole e brevi scene sul fondo del palco , che davano un accenno di fantasia in più ma che a volte risultavano essere poco comprensibili al pubblico. Parlando sempre di scena, l’ allestimento era stato strutturato in un modo molto particolare. A fare da sfondo a tutto il palco era un grande tendaggio nero con delle fantasie rosse che rimandavano a delle rose. Un idea però sicuramente efficace se vista nel complesso dell’opera. La messa in scena grazie a dei giochi di ombra era perfettamente inserita all’ interno dell’allestimento, cosa che ha risolto il problema dell’uscita dal palco degli attori che hanno fatto spesso uso del buio del fondo scena per ritirarsi.

E questi attori hanno dimostrato di aver avuto un ottima formazione e che adesso sono pronti e vogliosi di scendere in campo. La storia ruota tutta attorno al desiderio d’ amore di Callimaco di possedere la bella e nobile Lucrezia. A dargli man forte ci sono il servo Sirio e l’ amico Ligurio, mentre il nemico da battere è Nicia, marito di Lucrezia. Importanti per la riuscita del piano sono anche la madre di lei Sostrata e Frate Timoteo, quest’ ultimo quasi fondamentale. Il piano  prevedeva di far bere la pozione di mandragola a Lucrezia, mentendo sulle sue proprietà magiche affermando che il primo uomo che avrebbe giaciuto con lei sarebbe morto. Per l’appunto questo compito è toccato a Callimaco, che naturalmente divenne tutt’altro che morto. Tutto era venuto fuori dalla mente perversa di Ligurio, l’ ideatore che vedeva un guadagno anche per se stesso nell’aiutare Callimaco o meglio nell’ aiutare lui e tutte le sue ricchezze…

In questa vicenda ogni personaggio principale lo si può accostare ad un ruolo o comunque ad un tipo di mentalità ben precisa. Ligurio ad esempio potrebbe benissimo passare per il personaggio negativo, colui che è responsabile di tutta la beffa e di ciò che ne consegue. Nicia è l’ ingenuo, la figura che crede ad ogni cosa che gli viene detta e che addirittura fa di Callimaco un personaggio da idolatrare (“per la sua carriera da dottore …”). Poi c’è Lucrezia che cede alla tentazione del male, in questo caso il tradimento. Nonostante lei fosse stata contraria fin dal principio a questa farsa, alla fine si lascia convincere e trascinare nel peccato. Questo anche per via di Timoteo che di frate ha ben poco e che rappresentava l’ultima spiaggia per Lucrezia e la sua giusta fede. Egli preferisce per un po’ di soldi di andare contro la sua fede (se mai ne avesse avuta una). Callimaco infine per la passione d’amore si lascia trascinare il una pessima faccenda, anche se poi riesce nel suo intento. Da non trascurare inoltre sono certamente le due figure femminili che anch’ esse spesso intervengono nella scena, a volte anche come funzione di narratrici. Possono essere intese una come la voce della ragione, l’ altra come quella della passione.

Questa “rimodernizzazione” della Mandragola ha certamente sorpreso, e lo ha fatto positivamente. Il teatro aveva esaurito quasi tutti i posti e il pubblico ha riso (e non poco) e ha applaudito; nel finale un lungo e scrosciante battito di mani ha accompagnato il saluto agli attori.

 

11 – 22 aprile | Teatro Niccolini di Firenze

(ore 21, domenica ore 16:45, riposo lunedì 16 aprile)

Fondazione Teatro della Toscana

i Nuovi

MANDRAGOLA

di Niccolò Machiavelli

con Maddalena Amorini, Francesco Argirò, Beatrice Ceccherini, Davide Diamanti, Francesco Grossi, Filippo Lai, Athos Leonardi, Claudia Ludovica Marino, Laura Pinato, Nadia Saragoni, Sebastiano Spada, Filippo Stefani, Erica Trinchera, Lorenzo Volpe

scene e costumi Carlo Sala

assistente scene e costumi Roberta Monopoli

assistente regia Lorenzo Terenzi

direttore di scena Emiliano Gisolfi

light designer Loris Giancola

sarta Eleonora Sgherri

realizzazione scene Laboratorio di Costumi e Scene del Teatro della Pergola

realizzazione costumi Sartoria Mauro Torchio

regia Marco Baliani

 

 

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