Come farlo ora?” si chiese Julian Beck pensando al futuro del teatro; domanda del 1963, ma assai contemporanea. Da questa riflessione, infatti, il Teatro Niccolini di Firenze parte col desiderio di rinnovarsi. E una grande novità è stata presentata ieri mattina in una conferenza stampa, alla presenza dei sindaco Dario Nardella.
La scelta è di fare una grande scommessa sui giovani: assegna ai neodiplomati della scuola “Orazio Costa” della Fondazione Teatro della Toscana (e a diplomati di ulteriori scuole, selezionati tramite audizioni), la sua completa gestione. Dovranno occuparsi dell’amministrazione, della comunicazione, della promozione, dell’accoglienza in sala e delle pulizie.
Perché? Perché vogliono che il teatro sia un luogo in cui si imparino tutti i suoi mestieri, in cui i giovani si possano riconoscere e con il quale avviare un lavoro vero e non precario. Tali attori non sono solo interpreti, bensì artigiani: artisti poliedrici e multiformi, definiti quindi Nuovi uomini di teatro.
L’idea di teatro nuovo vuole una correlazione tra il mondo classico e i pensieri, le suggestioni contemporanee; imposta una nuova visione scandita da sei regole:
1) Il Teatro d’arte nasce dal rapporto tra giovani e maestri: trasmissione e scambio sono i principi su cui si fonda ogni realizzazione.
Si presenta una nuova modalità di lavoro, Giovani/Maestri, in cui gli ultimi guideranno i primi nell’allestimento, sulla base di alcune regole. Un esempio è il primo nucleo del progetto, costituito da 16 attori tra i 21 e i 30 anni, che rappresenterà Mandragola diretto dal Maestro Marco Baliani.
Marco Baliani è un regista teatrale italiano. In questo progetto dirigerà Mandragola di Machiavelli, in scena dall’11 al 22 aprile.
Spettacolo non scelto per caso, il suo testo è da considerarsi il fondatore del teatro italiano ed è per giunta con questo che si vuole iniziare il percorso del Teatro Niccolini. Il Maestro ne romperà il tessuto per innovarlo, rispettandolo. Allo stesso modo la lingua originale subirà la traduzione, mantenendo lo stesso significato ed impatto, attenendosi alla seconda regola su cui si basa il progetto:
2 La materia prima testuale è la letteratura italiana, la lingua italiana in ogni sua forma e declinazione per un teatro di parola.
3 La dotazione economica per ogni realizzazione sarà delimitata, limitata e sempre uguale.
4 Ogni attore è chiamato a sperimentarsi in ogni mestiere del fare teatro per divenire strumento totale, creativo e consapevole di un teatro nuovo.
5 Costumi, scene e apparati sono realizzati dal Laboratorio d’arte del Teatro della Toscana.
6 Rigore, umiltà, integrità e sincerità sono il metro di valutazione, di ogni realizzazione, decisivi per la sua messa in scena
Quest’ultimo aspetto viene sottolineata molto da Beppe Navello, regista teatrale italiano e direttore della Fondazione Teatro Piemonte Europa. L’ultimo a prendere parte al progetto, ma deciso a sperimentarlo in questa società complessa, che ritiene possa essere sconfitta solo sconvolgendo gli schemi e la logica, pensando in maniera diversa.
Anche l’imprenditrice e regista teatrale italiana Andrèe Ruth Shammah si unisce al progetto: dopo aver incontrato i giovani, si rende conto che il percorso scolastico combinato allo spettacolo, è in sintonia con il motivo per cui fa teatro.
Metterà in scena i Promessi Sposi alla prova di Giovanni Testori. Ritiene che sia la scelta più giusta per degli attori alle prime armi, curiosi, ma smarriti: dal testo trapela il senso del fare teatro, i personaggi escono dai loro ruoli, sia teatrali che umani, ed entrano nel loro tempo. Capisce inoltre che questo modo di fare teatro è necessario oltre che bello.
Inoltre assisteremo alla rappresentazione del Laboratorio sul teatro comico di Eduardo de Filippo diretto da Gianfelice Imparato, e a quella del Masterclass con Maestro Glauco Mauri.
I giovani attori rispondono con entusiasmo. Un po’ spauriti dalla mancanza di esperienza e dalle responsabilità che le varie mansioni (svolte sulla base di una turnazione) porteranno, si dichiarano non pronti. Tuttavia è qui che vedono la vera forza e bellezza del progetto. Non vogliono avere paura del loro futuro, né che sia per loro un traguardo: credono che l’entusiasmo debba venir prima delle esperienze.
Simbolica la consegna della chiave del teatro all’attuale direttrice da parte del sindaco.