Va in scena dal 14 marzo al Teatro della Pergola “Il piacere dell’onestà” di Luigi Pirandello, uno dei testi più rappresentati su questo palcoscenico già dalla stagione 1942/1943, fino ad arrivare agli anni ’60 e ’70 e infine nel nuovo millennio nel 2005 e nel 2008/2009.
L’edizione di questo 2018 è prodotta da Gitiesse Artisti riuniti e la Fondazione Teatro della Toscana e vede alla regia Liliana Cavani che con la sua regia molto chiara, piacevole e fedele all’opera originale trasporta gli spettatori in una delle opere pirandelliane che più enfatizza due concetti in antitesi molto cari all’autore: l’onestà e le maschere. E personificazione del primo è senza dubbio il protagonista Angelo Baldovino, portato in scena dal magistrale Geppy Gleijeses. “Baldovino è un picconatore e smantellatore di convinzioni sociali dell’ipocrisia dell’epoca” afferma l’attore, e infatti è proprio ciò che viene trasmesso durante lo spettacolo. Questo personaggio riunisce l’essere e l’apparire, che più che mai durante gli inizi del XX secolo risultavano realtà ben divise (ma il discorso è trasferibile anche all’attualità), accettando sì la proposta del suo “antagonista”, il marchese Fabio (Leandro Amato), per salvare la sua immagine, ma avverte che ciò comporterà svariate limitazioni alla libertà di tutte le persone coinvolte. Baldovino, dopo una vita di disonestà, ha finalmente l’occasione di sperimentare il piacere dell’onestà e perciò ora niente è più importante di essa: non è ammissibile alcun tipo di maschera, che risulta invece l’unica cosa che conta davvero per il marchese, interessato solo a salvare la sua reputazione. Nota di merito va anche alla bravissima Vanessa Gravina che interpreta la donna messa in mezzo a tutto ciò, desiderosa solamente di vivere una vita al di fuori di continui condizionamenti e limiti.
L’opera trasmette è che ormai l’onestà è riservata solo a cittadini “normali” che pagano le tasse, lavorano e rispettano le regole, ma che rimangono persone comuni, spesso anche derise perché portatrici di onestà intellettuali. Le persone abbienti e famose sono invece coloro che più di tutti indossano maschere di ipocrisia che usano per arrivare al potere.
La scenografia, composta da pochi elementi, ha permesso comunque una grande immedesimazione grazie anche a una grande interazione da parte dei personaggi con numerosi oggetti, porte e mobilio che hanno fatto si che l’ambiente non fungesse solo da semplice sfondo.
La sala si è quasi completamente riempita, il che però ha portato al verificarsi di numerosi episodi di disturbo provenienti soprattutto da un gruppo di ragazzi di un istituto superiore: un sonoro e continuo viavai tra sala e fuori sala (con tanto di scarponi … chiodati!) che in più di un’occasione ha disturbato la visione e l’ascolto dello spettacolo. Dato però che molti altri ragazzi presenti in sala hanno mantenuto un atteggiamento educato, silenzioso e rispettoso fino alla chiusura del sipario è doveroso concludere con un appunto su questo argomento. In seguito a numerosi discorsi della serie “i ragazzi hanno smesso di andare a teatro”, molte scuole e molti professori si sono (giustamente) “presi la briga” di ovviare a questo problema organizzando uscite a teatro con le classi; ma ciò non giustifica questo comportamento! Se il portare ragazzi a teatro deve diventare un fattore di disturbo per gli altri spettatori, meglio non portarne proprio. Occorre quindi, come già alcuni professori fanno, qualche lezione (o quantomeno accenno) di “educazione a teatro”, per evitare che episodi di questo tipo si ripetano. Perchè, se l’onestà è un piacere, la cafoneria decisamente no!
Repliche sino al 21 marzo (lunedì 19 riposo) feriali ore 20,45, festivo ora 15,45.