Ci sono delle situazioni in cui le parole sono superflue. Oggi, infatti, non ci sono parole per descrivere quel che è successo a Davide Astori, che stamattina è stato trovato morto nel suo letto. Non ci ha lasciati solamente il capitano e l’uomo-simbolo della Fiorentina, ma soprattutto se ne è andato un uomo semplice, tranquillo e amato da tutti, che ha dato alla vita più di quanto gli è stato restituito.
Lo sport è un amplificatore di emozioni, sia in senso positivo che in senso negativo, e l’unica sensazione che resta è la tristezza, lo sconforto. Questa notizia ha colpito come un fulmine a ciel sereno tutto il mondo del calcio, e ha unito i tifosi, i giocatori e gli addetti ai lavori delle squadre di tutto il mondo. Perché le rivalità, le sfide e i combattimenti sono belli, ma la vita è un’altra cosa. E allora è stato giusto rinviare tutte le partite di Serie A e Serie B, per onorare la figura di questo grande uomo, e per rispettare i familiari, gli amici e gli ex calciatori che si trovano sparsi in tutta Italia.
Astori era un campione di normalità in mezzo a mille dive. Un giocatore estremamente umile che quando era in vita non è stato celebrato abbastanza come meritava, ma purtroppo ce ne siamo accorti troppo tardi. Nato 31 anni fa nel Bergamasco, fece tutta la trafila nelle giovanili del Milan, sempre come difensore centrale. Dopo essere stato prestato a Pizzighettone e Cremonese per farsi le ossa, nel 2008 fu venduto al Cagliari: dopo aver esordito a 21 anni in Serie A, restò in Sardegna per ben sei anni, prima di essere ceduto alla Roma, con cui esordì in Champions League e giocò una stagione da titolare. Nel 2015, infine, fu ceduto alla Fiorentina, squadra con cui ha collezionato 109 presenze e di cui da quest’anno era diventato il capitano. Inoltre Astori avrebbe rinnovato Lunedì, perché ormai viveva Firenze e la Fiorentina come una seconda pelle. In mezzo anche 14 presenze in nazionale con 1 gol, che valse il terzo posto alla Confederations Cup.
In questa ottima carriera Astori aveva conosciuto tantissimi giocatori, e nessuno ne ha mai parlato male, tutti lo descrivevano come un ragazzo che aveva sempre il sorriso sulle labbra, e che viveva la vita con gioia e serenità. Ovviamente sui social network tutti hanno voluto dedicare un personale saluto al giocatore: particolarmente significativi sono stati i messaggi di Gianluigi Buffon (“ Eri una persona perbene … l’espressione migliore di un mondo antico,nel quale valori come l’altruismo, l’eleganza, e l’educazione la facevano da padroni.”) e di Khouma Babacar (“Eri sempre il primo a correre verso di me quando facevo gol, e facevi persino 70 metri per arrivare … ciao fratello.” ). Due spaccati che ci fanno capire quanto Astori fosse unico.
Ventiquattro ore fa nessuno avrebbe potuto neanche immaginare a una tragedia del genere, ma come è possibile che un ragazzo di 31 anni che non aveva mai avuto problemi muoia per un arresto cardio-circolatorio? Dov’è il senso in tutto questo? Siamo sconvolti noi tifosi, ma non possiamo neanche immaginare che cosa stia provando ora la sua famiglia, e soprattutto la figlia piccola di due anni, che da oggi non vedrà più il padre tornare a casa e non potrà più abbracciarlo.
Rialzarsi sarà difficilissimo. Come potremo d’ora in poi tornare a commentare le partite della Fiorentina? Ci sarà sempre un posto vuoto in mezzo alla difesa, un vuoto incolmabile. Lo spogliatoio viola non sarà mai più lo stesso, e il peso specifico di quella fascia da capitano cambierà esponenzialmente. Perché la vita non è un film, non ci sono seconde chance, non ci sono lezioni morali, niente di razionale. Questa è solo la storia di un uomo semplice, e di un destino fin troppo beffardo.