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La classe operaia va in paradiso. Dopo il grande schermo, ampio successo anche al teatro della Pergola

Questo classico cinematografico italiano ha fatto la sua comparsa, dopo il grande schermo, ora sul palcoscenico fra le serate del 27 febbraio e 4 marzo alla Pergola a Firenze. È infatti una rivisitazione teatrale dell’omonimo film del 1971 col regista Elio Petri e la penna di Ugo Pirro.  Claudio Longhi gestisce l’adattamento teatrale con la cura del drammaturgo Paolo Di Paolo.

Già dalla prima scena incontriamo i “narratori” che spiegheranno lo svolgimento dei fatti entrando quasi nell’azione.  Con una regia “creativa” e originale di Claudio Longhi  siamo immersi direttamente negli anni ’70  in un clima di profonda crisi operaia, portando lo spettatore a far riflettere sul ruolo politico che ognuno di noi ricopre nella società. Il tema, molto attuale, riesce a colpire grazie a una brillante performance di Lino Guanciale che interpreta lo stakanovista Ludovico Massa, detto Lulù, che vive con l’amante Lidia (nella messinscena Diana Manea); dopo  l’ infortunio al dito il personaggio, finora sempre fissato esclusivamente sul lavoro, dimostra una grande dinamicità cambiando totalmente opinione sulla sua occupazione aderendo alle proteste dei lavoratori e manifestazioni studentesche. Grande recitazione anche di Simone Tangolo nei suoi vari ruoli, particolare il personaggio con la chitarra che dà un tocco di ironia alla reale situazione presente in fabbrica.

I cambi di scena scorrendo su dei carrelli, mentre le scene sono ben immerse con una grande essenzialità nel quotidiano. Interessante la scelta del regista di calarci direttamente nella scena con scorribande sul palcoscenico e in platea delle manifestazioni studentesche, anche se un po’ dispersive. Ben realizzati i costumi con il lavoro di Gianluca Sbicca, perfettamente coerenti in ogni contesto e della scenografa Gaia Buzzi, che è riuscita ad allestire un grande progetto scenico tra la fabbrica B.A.N.  e la casa di Lulù, non dimenticando il nastro portante della fabbrica che è stato un “secondo protagonista”, presente quasi in ogni scena. Il singolare arrangiamento musicale di Filippo Zattini è riuscito a convincere appieno rispettando alla perfezione l’esecuzione e i tempi scenici; originale anche la scelta del regista di inserirlo sul nastro trasportatore nelle scene finali, con un sottofondo violinistico efficace, anche se nelle prime scene un po’ troppo alto il suono che quasi deconcentrava lo spettatore dalla scena.

E’ possibile attualizzare quel contesto storico politico sino ai nostri giorni? Questo è l’obiettivo dello spettacolo, che però non appare sempre perfettamente centrato, anche perché la società è cambiata troppo profondamente.  Il pubblico comunque ha gradito e alla conclusione dello spettacolo, gli applausi sono stati prolungati e convinti, segno che è stata un’ottima rappresentazione e con un eccellente arrangiamento musicale, consigliata ad un pubblico maturo e consapevole della crisi operaia di quei tempi

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