Ricchi di proteine ed eco-sostenibili, anche questi animali faranno il loro ingresso sulle tavole europee. Lo prevede il Regolamento (UE) 2015/2283 sui “novel food” con il quale gli insetti vengono considerati come veri e propri alimenti e quindi è possibile produrli, venderli e mangiarli. Per ora alcuni Stati membri hanno ammesso, a livello nazionale, la loro commercializzazione in un regime di “tolleranza” (ovvero in attesa che vengano definitivamente autorizzati). Tra questi non figura l’Italia dove « al momento nessuna specie di insetto è autorizzata» afferma il Ministero della Salute. Pertanto la commercializzazione come alimento di un insetto o di un suo derivato potrà essere consentita solo quando sarà rilasciata a livello UE una specifica autorizzazione in applicazione del regolamento.
Mentre paesi come l’Olanda, il Belgio e la Svizzera sono favorevoli al regolamento e già consumano farine con all’interno insetti micronizzati, in Italia le perplessità sono molte. Secondo un’indagine di Coldiretti (la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana) il 54% degli italiani è contrario e considera l’alimento estraneo alla cultura alimentare nazionale, mentre sono indifferenti il 24%, non risponde il 6% e sono favorevoli solo il 16%. In effetti, soprattutto in Italia, l’idea di trovare nel menù di un ristorante un piatto a base di spiedini di millepiedi e grilli caramellati, oggi fa ribrezzo a molti. Fino a trent’anni fa però la stessa cosa si pensava di altri alimenti, estranei alla nostra cultura culinaria, che attualmente stanno registrando riscontri molto positivi: basti pensare al sushi, alle bacche di goji, alla quinoa, alla soia o al tofu.
Coldiretti, per dare un’idea visiva di quello che ci aspetta, ha esposto un campionario di ricette che sarà possibile sperimentare: pasta all’uovo artigianale ai grilli, millepiedi cinesi arrostiti al forno, farfalle delle palme dalla Guyana francese fritte e condite, scorpioni dorati dalla Cina, scarabei thailandesi serviti in spiedini e molte altre. Molto originali gli “aperinsetti” (ricetta belga): vermi della farina aromatizzati alla paprica, al curry e al sale marino, da mandare giù con un sorso di vodka con bachi da seta. In generale gli insetti cucinati e proposti interi fanno più impressione di quelli usati come ingredienti per altri prodotti: ad esempio già da qualche anno in Europa vari insetti vengono trasformati in polvere per la produzione di farine o lieviti. Una su tutte, la farina di grilli che può essere usata al posto di quella normale in quanto, aggiunta in percentuali non superiori al 20%, non da significative variazioni in colore o sapore ai piatti.
E i rischi? La Coldiretti in occasione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio, afferma che: «L’arrivo sulle tavole degli insetti solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità degli insetti. La maggior parte dei nuovi prodotti importati da Paesi extra Ue, in primis Cina e Thailandia, è da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari” ». Sebbene ad oggi le prove condotte non abbiano individuato particolari rischi, tutto dovrà essere tenuto sotto controllo: sia le filiere di produzione, dal punto di vista tossicologico, microbiologico e allergenico, sia gli insetti stessi, che dovranno essere dichiarati sicuri per i consumatori.
E’ stata la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) per prima, qualche anno fa, a spingere verso il consumo di insetti. Sono già quasi duemila le specie considerate commestibili e vengono consumate in tutto il mondo da almeno 2 miliardi di persone. Se, come stima la FAO stessa, la popolazione mondiale raggiungerà i nove miliardi entro il 2050, gli insetti potrebbero diventare un’importante fonte di cibo, sia per la loro ricchezza nutrizionale (proteine, acidi grassi essenziali, minerali, vitamina B12), sia perché presentano molti vantaggi per quanto riguarda l’allevamento e la produzione: gli spazi che occupano sono ristretti, necessitano di molta meno acqua e risorse economiche rispetto agli allevamenti di bestiame e possono essere nutriti con scarti derivati dall’agricoltura o dalla lavorazione di altri alimenti, risolvendo così anche il problema dello smaltimento dei rifiuti organici. Inoltre anche i tassi di conversione nutrizionale per la carne (cioè quanto mangime è necessario per produrre un incremento in peso di 1 Kg) sono molto vantaggiosi: in media, gli insetti possono convertire 2 kg di cibo in 1 kg di massa, laddove un bovino necessita di 8 kg di cibo per produrre l’aumento di 1 kg di peso corporeo. Per finire l’emissione di gas-serra legata all’allevamento di insetti è 10-100 volte più bassa delle forme più diffuse di allevamento.
Saranno davvero “il cibo del futuro” come sostiene la FAO? Arriverà il giorno in cui sostituiremo le nostre amate patatine con i vermi fritti, o il ragù della domenica con un bel piatto di spaghetti agli scorpioni?