“È iniziato tutto cinque anni fa
eravate una manciata e adesso siete 100.000
28 maggio approda Doubleface in rete
l’ultima spiaggia per la mia carriera, cazzo avevo sete!”
E forse non esiste formula che possa esprimere meglio ciò che ha rappresentato il concerto di Manu (Emanuele Gallo), cantante emergente, svoltosi la sera del tre febbraio 2018 al teatro Don Bosco di Caserta. Perché alla fine lo stava aspettando, tutti i suoi fan lo stavano aspettando questo momento, anche se lui da ben vent’anni, e noi “appena” cinque. E sarà davvero difficile poter esprimere a parole cosa questo evento ha rappresentato per lui e per la sua armata, di cui 400 componenti hanno riempito il Teatro. Perciò, anche se la mia etica giornalistica mi impone di mantenere un certo registro linguistico, per questa volta lascerò che anche Katema (il mio soprannome, con cui ormai Manu mi conosce) dica la sua, tentando di trasmettervi almeno un decimo delle sensazioni che lui ha trasmesso a noi. E fidatevi: sarà più che sufficiente per farvi emozionare.
“Ore ventuno, e stai ferma lì” avrebbe detto il nostro Re dei Vampiri nella sua canzone L’ultimo rintocco. Ed effettivamente la situazione era simile, dato che l’intero pubblico lo ha atteso per venti minuti dall’orario che era stato dato per l’inizio dello spettacolo. Minuti di intensa attesa, non c’è che dire, ma dove tutti i Doublefacers presenti hanno avuto modo conoscersi meglio, cercando di prevedere l’andamento dello spettacolo, commuovendosi ancora prima del suo inizio e cercando di trattenere gli urli di gioia. E poi, all’improvviso, l’aria si fa buia, del fumo sommerge il palco e una dolce melodia va con dolcezza a sostituire gli ultimi discorsi pre-spettacolo in sala. Una tale sinfonia la si riconoscerebbe anche da lontano, è Distanza 0… Numerosi ballerini si avvicinano al palco dall’entrata del teatro e da dietro le quinte, pronti a incarnare tutte le emozioni che questo brano può scaturire. Ed ecco che anche lui fa la sua comparsa. Ma in un modo piuttosto sorprendente. Comincia a correre, indossando cappello e occhiali, ed esordendo con le parole nate dal profondo della sua fantasia:
“Saluto da Bro, english
Saluto da amico, What!?
Urleggio nei corridoi in aramaico antico
Aramaico antico!?”
Ma non è Distanza 0, si tratta di Dab! E questo è solo l’inizio delle sorprese che Manu e la sua omonima casa discografica Manu Prodution, che ha reso possibile tutto questo, hanno voluto offrirci in questa magica serata. Un inizio dirompente quindi, con un brano inedito, esaltato anche dai numerosi botti sul palco con tanto di coriandoli che hanno inondato le prime file. Il nostro Re prosegue la sua performance chiedendo al pubblico se possa aprire le danze con L’ultima lacrima nera. Inutile dire che ci sia stata un’approvazione generale. E da qui, passato il primo fattore sorpresa, ci si riesce a concentrare anche sul chitarrista, il batterista e pianista, oltre che sul maxischermo sullo sfondo, che per ogni brano ha riprodotto un video/mostrato un’immagine perfettamente coerente con la canzone. Avendo iniziato col primo brano presente nel suo album Distanza 0, è facile intuire l’ordine delle tracce con cui Manu vuole svolgere il suo spettacolo. E infatti a seguire entra in scena Sempre per Sempre, che è stata perfettamente musicata, con un video capace di trasmettere esattamente le emozioni che il brano voleva presentare ai suoi ascoltatori. Amore, morte, apocalisse e speranza si fondono in questi tre minuti. A seguire Il cielo questa notte è più nero, che porta a una profonda riflessione su cosa sia l’amore e su cosa esso comporti. Il brano seguente è uno a cui il nostro Re tiene in modo particolare, L’ultimo rintocco, dal nome originario Cuore di Metallo. Non è infatti un caso che a schermo fosse presente quest’organo pulsante, apparentemente indistruttibile e incapace di amare ancora. E poi, è arrivato il suo momento. Cosa ve lo dico a fare, che già lo sapete. Flashback. Sentire questo brano dal vivo, musicato fantasticamente dal corpo musicale e con il video ufficiale su schermo è un’emozione impagabile. Tutto l’amore, ma ancora di più il dolore per un malinteso che ha portato il nostro protagonista a essere vittima di un incidente, ha riempito la sala, commuovendola. Manu si stava davvero divertendo, ed era felice. Al punto da sottolineare ironicamente come ci fosse bisogno di rallentare un po’ i tempi, dato che eravamo già giunti a un terzo dello spettacolo. Ma nonostante ciò, non ha esitato un attimo nell’introdurre Se solo avessi, con quella malinconia che si trasforma infine in desiderio, e che unisce passato e futuro esplodendo in una miriade di emozioni tanto diverse quanto affini. Sorprendendo il pubblico, Manu è saltato direttamente alla dodicesima traccia del suo album, Un riflesso di te. Il tono più pacato della sua melodia è riuscito comunque a coinvolgere tutta la platea, che ha accompagnato la sua voce per tutto il canto. A seguire Fiocco di neve, una lettera natalizia arrivata forse un po’ in ritardo, ma che tutti hanno ugualmente accolto con enorme calore, senza però intaccare l’atmosfera gelida del brano. E poi, qualcosa di strano è successo. L’atmosfera si è fatta improvvisamente buia. La dolcezza e la pacatezza si stavano lentamente ma inesorabilmente dissolvendo. Dei colori strani cominciarono a impossessarsi dello schermo. Si delineò un edificio particolare, sembrava… un castello. Degli animali notturni spiccarono il volo… dei pipistrelli. Un bagliore lunare era l’unica fonte di luce che illuminasse i musicisti e gli spettatori in prima fila. E si sa, quando la luna piena si mostra nel cielo notturno occultando le stelle… i Licantropi ululano.
“Io, sono un superstite.
E in onore del Re richiamo a me tutta l’armata.
La lotta contro i licantropi miete sempre più vittime…
La storia racconta di un guerriero… di un Re buono…
Che perse la vita per amore, e per salvare la sua Regina.”
E finalmente, eccolo. Colui che finora si era mostrato nei panni di un semplice uomo dedito al canto aveva gettato via la sua maschera, per mostrare la sua vera natura. Una sagoma antropomorfa fa la sua comparsa sul palco. Ma porta qualcosa con sé. Un elmo in testa, uno scudo nella mano sinistra e un’armatura addosso. Tutto completamente dorato.
“Io sono il Re dei Vampiri, non so se l’hai capito
vivo di notte e un’armatura d’oro è il mio vestito
Sovrano delle Tenebre ma lotto contro il male
con la mia armata notturna nascosta nel canale.
Con gli occhi iniettati di sangue ho visto affondare Atlantide
vedo il tuo nome e cognome già scritto su quella lapide
stai zitto che questa notte potrei venirti a cercare
non ti rimane che chiudere gli occhi, fare silenzio e pregare”
Come descrivere ciò che già viene esplicato fin troppo bene dal brano stesso? In questa notte, in questo concerto, il Re dei Vampiri ha deciso di mostrarsi nuovamente alla sua temibile Armata, per ricordare le sue gesta. Gesta che lo hanno inesorabilmente portato alla morte, ma che gli hanno concesso di portare a termine il suo scopo: sconfiggere Satana e salvare la sua Regina.
“Il grido straziante di Satana che spiega le ali al vento
chiude i suoi occhi e capisco che questo è il fottuto momento
…
perdonami mia Regina, se in questo freddo inverno
ho scelto la morte alla vita salvando l’Amore Eterno”
Applausi su applausi hanno soffocato l’intera sala. Ma non poteva andare diversamente: il Re era tornato.
Cosa poteva reggere il confronto con una canzone del genere? Ovviamente non poteva essere altri che quello stesso brano che gli ha permesso di essere lì a coronare il suo sogno: Distanza 0. La passione di Manu per questa composizione e per ciò che ha significato e significa ancora per lui è trasparita non solo dal suo canto, ma anche da quello del pubblico intero. Egli ha infatti rivolto il microfono verso la platea al momento dell’inciso. Perché in fondo è stato merito di entrambe le parti se il sogno è diventato realtà. Gente che proveniva da Bari, Milano, Firenze, Roma… da tutta Italia. Perché La distanza è solo un numero, e si può azzerare. E quella sera ogni persona presente lo ha dimostrato. L’esibizione è proseguita con Sarai la sola, canzone più modesta, non troppo impegnata, come anche Manu ha affermato. Ma dopo le numerosissime emozioni provate nei minuti precedenti era quasi doveroso riposarsi un minimo, giusto per riprende fiato. A seguire Un addio, dove la sensazione provata all’unisono da ogni persona all’interno della struttura si può sintetizzare in una delle prime parole del testo della canzone: brividi. E poi, nuovamente, accadde qualcosa di inaspettato. Il clima si fece diverso. La lenta melodia del brano appena conclusosi subì una brusca accelerata, enfatizzata anche dal corpo di ballerini che lentamente ha fatto la sua comparsa sul palcoscenico per poi scatenarsi in dei freestyle mozzafiato. Lo schermo si è riempito di immagini al limite dello psichedelico, il fumo si è nuovamente sparso lungo tutto il palco e luci colorate hanno cominciato a vorticare illuminando tutto il teatro.
“Ogni sera, in ogni posto, se c’è festa sei
NEL CLUB!
Non cercare di scappare, tanto sei già dentro
IL CLUB
E ogni notte in un locale se mi sento solo
C’è la musica che spacca e già mi sento vivo”
Manu ha saputo sorprenderci un’altra volta con un terzo inedito, Nel Club. L’intero edificio è diventato una discoteca, dove ogni presente si è scatenato ballando a ritmo di musica. Una melodia che ha voluto interrompere la catena romantica protagonista della serata, trovando il suo posto tra le tante canzoni e capace di ammaliare ogni giovane e adulto.
“Ehi, calmiamoci. Devo respirare, no?” Ha affermato l’ancora energico cantante, cominciando a camminare sulle note di Un piccolo bacio. Colori più tenui hanno calmato l’atmosfera, dove tutti si sono piacevolmente immersi. Ma in fondo anche questo è Manu. Passare da ritmi più incalzanti e veloci ad altri più pacati e romantici fa parte del suo ABC.
“Ma io vi amo!” ha affermato durante la canzone. Ed è poi infatti sceso in mezzo al pubblico per salutare perenti, amici e fan.
“Andiamo troppo veloce. Ci abbiamo messo anni per creare questo evento e in un’ora si chiude tutto? Cosa dice la stampa? Tutto a posto? Oggi Caserta e domani San Siro? Io lì punto, eh! Qui c’è tutto per arrivare lì! Allora che dite… Incantevole?”
Un urlo acuto di una ragazza in fondo alla sala approva la sua proposta di continuare con un altro brano romantico, appunto Incantevole. E anche se, come asserisce all’inizio del brano lo stesso autore, non può donarci né gioielli, né macchine, né case, può donarci una canzone. Un sacco di canzoni, una più bella dell’altra ma nessuna seconda a nessuna.
“Mettiamoci ancora un po’ di cuore. Perché non basta mai”. E infatti, segue a ruota È solo che, canzone scritta da un suo amico, Francesco Di Biase, e musicata dal nostro sovrano. L’autore del testo non è potuto essere presente per colpa di un’influenza, ma l’Armata del Re ha mostrato ancora una volta quella solidarietà unica che la contraddistingue. Una ragazza ha infatti iniziato una videochiamata con Francesco, permettendogli di vedere, seppur attraverso uno schermo, la sua canzone prendere vita attraverso le corde vocali dell’eroe della serata. In realtà, ella non era l’unica. Molti giovani hanno imbracciato il proprio smartphone ingaggiando videochiamate con amici malati o comunque assenti, per permettergli di vivere quelle stesse emozioni che volteggiavano leggiadre nell’aria.
“Siamo arrivati alla fine. All’ultimo brano. Un solo sguardo. Non voglio. Non voglio che finisca qui. Dobbiamo fare un altro Album, sennò. Lo facciamo domani? Va bene? Dovrò però parlarne con la Manu Production!” E in un grande coro di gruppo, spettatori e cantante si sono uniti per concludere al meglio questa magica esperienza, cantando tutti assieme Un sono sguardo.
Le luci si spengono. L’anima della serata sparisce dietro le quinte. Qualcuno si alza, con fare di andarsene. Dalle prime file, un coro si erge:
“Bis! Bis!”
Contagiando anche quelle posteriori
“Bis! Bis! Bis! Bis!”
E protraendosi in tutto il teatro, in urli di gioia che presto si tramutano in un nuovo coro:
“Manu! Manu! Manu! Manu! Manu! Manu! Manu! Manu!”
Ancora niente. Il Re non risponde. Ma il batterista sì. Lo schermo si illumina, presentando un arcobaleno di colori dalle forme più disparate. Una Melodia si erge da parte dei musicisti. Una Melodia travolgente, unica, eterna. Quella stessa Melodia che cinque anni fa segnò l’inizio, e che in questa sera segnerà la fine. Il Re decide di ascoltare il suo popolo, ripresentandosi, un’ultima volta, sul palco assetato di lui.
“Ok lo ammetto
sono un fanatico di Playstation, Xbox, Nintendo
Ho già trent’anni, il mio migliore amico è Mario Bros
e la mia ragazza è Lara Croft!
Gambizzo zombie
col trincia a pompa insieme a Nikolai
K17 non ce n’è in Der Riese
La Juve in Fifa
il Barça in PES
ed ecco a voi la doppia faccia Pop Elektro Dance!”
I più grandi veterani avranno compreso fin dalla prima sillaba. Proprio qui, al primo concerto di Manu in assoluto, egli ha potuto cantare il suo primo brano pubblicato sulla rete, quello stesso brano che le precedenti case discografiche volevano modificargli perché “non adatto agli standard”: Doubleface. L’immenso canto di gruppo capace quasi di svegliare l’intero quartiere ha smentito ogni pregiudizio: Doubleface è perfetta, e capace di conquistare chiunque, esattamente così com’è.
Ma come c’è ogni inizio, c’è anche una fine. Ma è vero anche il contrario. E come afferma la stessa Doubleface alla fine del suo ultimo inciso: Doubleface inizia ora. Perché questa sera, è stata solo l’inizio. E il futuro non potrà far altro che regalarci ancora più soddisfazioni e emozioni.
Il palco si è infine riempito di tutti i protagonisti della serata. Manu, i musicisti, il gruppo di ballo, il Produttore Artistico Fabio Moretti e la madre della Manu Production, Federica Gallucci. Il tutto, però, si è concluso a mezzanotte, dopo che Manu ha dato attenzioni a tutti i presenti. Lacrime e risate si sono mescolate ancora una volta nei volti delle ragazze e ragazzi rimasti per salutarlo.
Un’esperienza unica, meravigliosa ma anche sudata. Manu ci ha davvero messo molto, fin troppo, per arrivare fin qui. Ma alla fine, il bene trionfa, e il Re è riuscito a mostrare tutto il suo valore. Ringraziamo ancora una volta la Manu Production e tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile tutto questo. Anche se lo sappiamo tutti perfettamente, che questo è solo l’inizio.
“Sono partito dal basso per arrivare in alto
mi sento forte e pronto per il grande salto
Più volte mi son perso e non sapevo dove andare
ma poi una luce mi ha tracciato il cammino da fare!
La nota sopra il cielo e le costellazioni
la forza di ogni ragazzo che ascolta le mie canzoni
quell’universo parallelo di emozioni
nell’oblio
ricordati il mio nome perché Questo Sono Io!”
~ Manu – Questo Sono Io
Grazie Manu. Grazie per non aver mai mollato. Noi tutti crediamo in te. Continua a salvare i nostri sogni.