Il prossimo 4 marzo voterà per la prima volta un’intera generazione, composta da tutti coloro che hanno oggi dai 18 ai 20 anni e che, per motivi di età, non avevano mai votato alle elezioni politiche prima d’ora.
Per molti ragazzi dunque le prossime politiche saranno il primo appuntamento con il Voto, la prima volta in cui sperimentare la democrazia in prima persona. Un appuntamento attesissimo? Evidentemente non per tutti. Infatti la chiamata alle urne per le politiche vedrà con ogni aspettativa un tasso di astensionismo giovanile molto alto. Una nota amara per il nostro Paese che potrebbe vedere una partecipazione dei neo elettori del 35-40% (o forse meno). Il resto delle generazione del futuro potrebbe non entrare in una cabina elettorale e infischiarsene di esprimere la propria scelta.
E certo, la Politica, tanto da un lato quanto dall’altro, non ha dato sicuramente buona prova di sé negli ultimi tempi. Ma è sufficiente a giustificare questo atteggiamento di “menefreghismo” crescente? Basta a legittimare questo approccio così disaffezionato nei confronti delle sorti del nostro Paese?
La politica viene vista dai più come qualcosa di sbagliato, irrilevante, in ogni caso inutile. La giustificazione del “Non riesco a riconoscermi in un nessuno schieramento” è ormai sentita e risentita e non convince.
Sia chiaro: cercare un partito che rispecchi il proprio pensiero sotto ogni aspetto è un’utopia, sperare che questo accada è equiparabile al sogno giovanile di trovare la donna (o uomo che dir si voglia) ideale; non provare nemmeno a cercarla/o è però ancor più scoraggiante, oltre che stupido. Tradotto: giovani, non astenetevi. Lasciare gli altri decidere non è certo il modo migliore di manifestare lo scontento (o la mancanza di voglia di informarsi? Probabile.)
Ma è anche vero che così facendo rischieremmo solo di fare di tutta l’erba un fascio. Neo-maggiorenni con la voglia di esercitare per la prima volta il loro diritto ce ne sono. E molti hanno già le idee chiare. Il settimanale L’Espresso ha provato, con un sondaggio su un campione (ovviamente non rappresentativo ma piuttosto fedele alla situazione generale) di 1500 studenti neo-maggiorenni, a dare un disegno politico della nuova generazione.
Come è sempre accaduto politicamente parlando, molti ragazzi non scelgono, per così dire, le mezze misure. Non è difficile quindi spiegare perché dall’indagine fatta ci sia una grossa presenza di sostenitori di gruppi molto spostati da uno dei due lati (senza distinzioni). Ed è così che realtà come Casapound, molto attiva tra le scuole con il Blocco Studentesco raggiungerebbero e supererebbero i numeri necessari per andare in parlamento se a votare fossero solo i neo-maggiorenni. Stesso discorso per quanto riguarda partiti voltati a sinistra, come Sinistra Italiana (Grasso, per capirsi). Quest’ultimo, sempre stando ai dati arriverebbe a toccare il 10% tra i ragazzi. Alta percentuale più che giustificabile vista la presenza dei molti collettivi studenteschi che raccoglie un elettorato molto vasto a sinistra e centrosinistra (compreso il PD di Matteo Renzi che sarebbe al primo posto in percentuale).
Attira molto l’attenzione dei giovani anche il Movimento 5 Stelle e il suo leader Di Maio piace. Un ipotetico 20% potrebbe essere il risultato delle loro campagne molto attive sui social network e quindi probabilmente più vicine ai giovani. Seguono la stessa linea d’onda dei sondaggi elettorali generali gli altri partiti di centrodestra e centrosinistra.
Non ci resta che aspettare marzo per vedere come andranno le cose. Ai partiti non resta che far capire all’elettore l’importanza del loro voto e magari cambieranno anche le abitudini di dei neo-elettori. Spetta a chi chiede il loro voto farli diventare elettori abitudinari come lo sono stati i loro padri e i loro nonni, creando le condizioni ideali perché questo accada.
Buon Voto.