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Firenze, Teatro della Toscana: la Pergola inaugura il 2018 (e il Triennio ministeriale) con Beckett.

Al teatro della Pergola (teatro della Toscana) di Firenze insieme al 2018 si apre il nuovo triennio ministeriale: è un periodo dettato dalle norme, che si trasforma in un tempo progettuale a tutti gli effetti . Lo inaugurano il 5 gennaio Glauco Mauri e Roberto Sturno con En Attendant Beckett, preludio di un’altra loro rappresentazione, sempre all’insegna di Samuel Beckett: Finale di partita (9-14 gennaio).

 

“Ci siamo sentiti in dovere come uomini di teatro – racconta Mauri – di contribuire alla conoscenza e quindi alla comprensione di un grande autore come Beckett”, che non è solo uno dei nomi più grandi nel panorama del Teatro dell’Assurdo, con titoli come Atto senza parole e L’ultimo nastro di Krapp, ma anche un poeta del male di vivere dell’uomo: nelle sue ‘favole’ si danno il cambio risata e pianto, e si finisce col ritrovarsi a guardare la propria vita nascosti dietro il velo dell’assurdo.

 

In Atto senza parole, manifesto silenzioso e allucinato della visione beckettiana dello scontro tra l’uomo e la vita, all’uomo beffato e illuso non resta che ritrovare la sua estrema dignità nel rifiuto e nell’esilio volontario della solitudine.

Altrettanto sconfortante L’ultimo nastro di Krapp, in cui l’ormai anziano protagonista riascolta una bobina registrata la sera del suo trentanovesimo compleanno, quando ancora gli era concesso di illudersi della possibilità dell’amore e della felicità che la vita gli avrebbe concesso, se solo fosse riuscito ad acchiappare l’occasione giusta. Ma le occasioni, a Krapp, sono scivolate via dalle dita una dopo l’altra, e quando il suo ultimo nastro finisce si ritrova solo, al buio nella sua vecchia tana piena di gusci di cassette di ricordi vuote. Così sul palcoscenico Glauco Mauri, il primo Krapp italiano, indossa di nuovo quei panni e dialoga con la propria voce di trentenne registrata in un teatro del 1961.

La serata de 5, insieme a questi capolavori che più di altri, forse, hanno contribuito alla fama dell’autore irlandese, prendono vita opere meno conosciute, come i suoi atti unici e i radiogrammi meno noti, le poesie e i brani tratti dai suoi romanzi, e il film documentario Dal Silenzio al Silenzio di Seàn O’ Mòrdha, a cui ha lavorato lo stesso Beckett – documento, questo, quasi del tutto sconosciuto, in cui per la prima volta l’autore, sempre molto restio a discutere dei suoi lavori, si espone finalmente al pubblico. Si tratta di un percorso multimediale ideato da Glauco Mauri e Roberto Sturno con la collaborazione di Andrea Baracco e con le musiche originali, eseguite dal vivo, di Giacomo Vezzani.

 

In Finale di partita, insieme a Glauco Mauri e Roberto Sturno occupano il palco Elisa di Eusanio e Mauro Mandolini, con regia di Andrea Baracco, musiche di Giacomo Vezzani e scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta; una produzione della Compagnia Mauri Sturno.

La scena si svolge in una stanza-rifugio posto-atomico (interno senza mobili, luce grigiastra), dove si muovono (o non si muovono) i personaggi: Hamm (Glauco Mauri), cieco e in sedia a rotelle, i suoi genitori Nagg (Mauro Mandolini) e Nell (Elisa di Eusanio), senza gambe e chiusi in due bidoni della spazzatura, e il suo servitore Clov (Robert Sturno), che non può sedersi mai. Solo Clov può dar da mangiare ad Hamm; solo Hamm possiede le chiavi della dispensa. Così i due si tengono continuamente sotto scacco a vicenda, in un ostile rapporto di dipendenza reciproca, immobili e bloccati nel loro dramma: Clov sempre con un piede sulla porta e Hamm a incoraggiarlo, neanche tanto cortesemente, a dirigersi una volta per tutte verso l’uscita.

Nel suo esistenzialismo e anticonformismo, Beckett attacca e sbriciola la logica del contenuto e della forma, con una vicenda che deve rassegnarsi a non rappresentare più nulla e un linguaggio nello stesso stato di decomposizione dei cadaveri, unico lascito della Seconda guerra mondiale.

 

Secondo Andrea Baracco, “Parlare di Beckett significa parlare dell’insensatezza della condizione umana, dell’insondabilità dell’universo e dell’umano, del tentativo di esprimere l’inesprimibile”. Nonostante Beckett stesso metta le mani avanti: “Il mio lavoro è questione di suoni fondamentali, se qualcuno vuole farsi venire il mal di testa con significati reconditi, faccia pure. E si prepari un’aspirina”. “Ma più di tutto – continua Baracco – significa parlare di teatro.”

 

Repliche

En Attendant Beckett

Venerdì 5 gennaio 20:45

 

Finale di partita

Martedì 9 gennaio 20:45

Mercoledì 10 gennaio 20:45

Giovedì 11 gennaio 20:45

Venerdì 12 gennaio 20:45

Sabato 13 gennaio 20:45

Domenica 14 gennaio 15:45

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