E’ durata poco -anche quest’anno- l’avventura della Fiorentina in Coppa Italia che si è fermata ai quarti di finale come già era successo nella precedente edizione. A fermarla è stata la Lazio di Simone Inzaghi in una partita giocata un tempo per parte dalle due squadre, ma dominata nel primo tempo dai biancocelesti.
All’Olimpico di Roma si erano presentati circa 500 tifosi viola pronti a vedere una squadra in salute e reduce dagli ultimi risulati positivi consecutivi, ma così non è stato, a cominciare dal primo e unico gol degli avversari al quinto minuto. E’ bastata, infatti, una volata di Senad Lulic sulla fascia destra per capire che Stefano Pioli aveva azzardato un po’ troppo nella formazione titolare, da Bruno Gaspar nel centrocampo a 5, passando per Chiesa nel ruolo di terzino ,fino all’anonimo Saponara dietro l’unica punta. Ma al di là del turnover eccessivo cosa è mancato alla Fiorentina è stata soprattutto la voglia di vincere e di proseguire in una competizione che, quest’anno, poteva veramente diventare l’unico obiettivo della stagione.
La partita, iniziata male visto il repentino vantaggio laziale, ha visto un predominio -a volte- quasi imbarazzante dei padroni di casa che (forse merito del turnover ponderato) hanno trovato facilmente la via della porta e sono andati più volte vicini al gol del raddoppio. Solo il portiere di coppa Bartłomiej Dragowski, infatti, ha saputo tenere in partita la Viola con un paio di interventi prodigiosi su conclusioni a botta sicura degli avversari. Il polacco è stato anche uno dei pochi sufficienti nella disfatta di Santo Stefano della Fiorentina, insieme al baby Nikola Milenkovic e al suo compagno di reparto Vitor Hugo. Proprio quest’ultima, la difesa, è stato e sta diventando un punto di forza della squadra di Pioli che subisce sì pochi gol, ma ne realizza altrettanti pochi là davanti. L’allenatore emiliano aveva riproposto, come già nell’ottavo contro la Samp, il “bomber dalla panchina” Khouma el Babacar come unico centravanti nel 3-5-1-1 (degno neanche del miglior Paulo Sousa) sostenuto dal solo Riccardo Saponara, la cui partita -fortunatamente- è finita al 45esimo. Pochissimi sono stati i tiri in porta e solo il destro di Chiesa ha dato fastidio allo spettatore non pagante Stakosha che, insieme al reparto arretrato biancoceleste, ha avuto poco a che fare con l’offensiva della Fiorentina.
All’intervallo Pioli ha cercato di risollevare la squadra con gli inserimenti di Simeone e Eysseric ma con esiti vani: il primo toccherà la palla sì e no tre volte (e per un attaccante non è che sia una cosa positiva) e il secondo sbaglierà anche più di quanto aveva fatto Benassi fino ad allora (il che era quasi impossibile).
La monotonia e il fraseggio orizzontale a metà campo dei tre di difesa accompagneranno poi la partita al suo termine, che vedrà una Lazio in semifinale di Coppa Italia e una Fiorentina eliminata e piena di rimpianti. Sì, rimpianti, perchè se al posto dei punti interrogativi scesi in campo, Pioli avesse schierato i titolarissimi, forse la squadra se la sarebbe giocata alla pari o, quantomeno, non finiva la partita con un solo tiro in porta.
La maledizione della Coppa Italia si è confermata per la Fiorentina che non riesce a vincerla da 16 anni e non arriva in finale dal 2015. Una competizione che, vista l’attuale situazione in campionato, non doveva essere snobbata in questo modo dal mister e dai giocatori.