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CAPAREZZA: QUANDO IL CAPASOUND E’ NELL’ARIA.

Dopo tre anni di “latitanza” è  tornato Caparezza, con il concerto tenutosi a Bologna il 25 novembre 2017. L’Unipol Arena contava 13.000 partecipanti all’evento. Un pubblico prevalentemente giovanile con un età media compresa tra i 16 e i 24 anni, naturalmente non mancavano i nostalgici in fremito per le canzoni simbolo dell’artista. Il rapper pugliese ha iniziato lo scorso 14 novembre ad Ancona il suo nuovo tour nei palasport, che lo terrà impegnato per la fine del 2017 e l’inizio del 2018. L’occasione è quella della promozione di “Prisoner 709”, il suo ultimo lavoro uscito lo scorso settembre e nel quale ha dato spazio ad una musica al rap e rock rispetto al precedente “Museica”. Il tour proseguirà con altri concerti a Napoli, Montichiari, Padova, Roma, Milano e Torino per poi proseguire con l’anno nuovo. Un successo clamoroso guardando al pubblico numerosissimo, che ha affollato il palazzetto sportivo bolognese, e alla soddisfazione lasciata sui volti dei partecipanti. Caparezza ha proposto suoi “best seller” come “Vieni A Ballare In Puglia “,  “Fuori Dal Tunnel” o brani precedenti che hanno sicuramente scaldato il pubblico, ma non è mancato spazio per le nuove uscite di “Prisoner  709”. Un disco molto personale, al punto di parlare in “Larsen” del suo convivere con l’acufene da alcuni anni.  Il cantante ha scritto molti brani, portati poi al concerto, sul sociale e su temi politici (“Legalize The Premier” per esempio ).Ci sono testi a cui è difficile dare un’interpretazione, brani che bisogna prima apprezzare e poi capire. Un brano in particolare, ”Avrai Ragione Tu”del precedente album, caratterizza la sua presa di distanza dalla sfera politica, ispirandosi al graffito My God, Help Me to Survive This Deadly Love di Dmitry Vrubel ritratta le sue posizioni e si scusa con i bersagli delle sue invettive, ma solo perché glielo ordina “il plotone di bolscevichi che alberga nella sua testa”. L’evento è stato gestito in modo ottimale anche per quanto riguarda l’aspetto logistico. Un’organizzazione perfetta all’entrata con il servizio di guardaroba per depositare borse ed eventuali zaini, principalmente  per questioni di sicurezza. All’uscita erano disponibili  navette che collegavano l’Unipol Arena e con la stazione centrale di Bologna, in modo da permettere a persone che sono venute da fuori Bologna di raggiungere, facilmente e agevolmente, sia la stazione dei treni sia quella dei bus, essendo molto vicine. In definitiva, due ore e mezzo di puro spettacolo che lasciano intravedere il magnifico lavoro di chi sta dietro le quinte, per quanto riguarda le luci, i suoni e gli effetti speciali. Ogni canzone è stata  caratterizzata da una coreografia e da una diversa  decorazione del palco, collegata con il significato e con i temi affrontati dalla brano stesso. Questo insieme di elementi ha reso ogni brano una sorta di universo a sé,  ha creato un’atmosfera  che lascia senza fiato. Arrivata la fine  rimane una sorta di malinconia e  ”Il prossimo concerto, spero arrivi presto, entro sudato nel furgone osservo il palco spento, lo lascio lì dov’è, dal finestrino il film è surreale da Luis Bunuel, arrivo in Hotel, la stanza si accende è quasi mattino, c’è sempre una penna sul comodino.” (“China Town”, Caparezza).

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