Siamo a Lloret de mar, sulla Costa Brava a 70 km da Barcellona dove un gruppo di 7 amici decide di passare una settimana di vacanze. Arrivati il 5 agosto, il venerdì seguente come conclusione del viaggio scelgono come tappa la famosa discoteca St. Trop; la serata procede tranquilla fino alle 3 e mezzo quando i compagni di Niccolò Ciatti capiscono che c’è qualcosa che non va. Quello che inizia con un semplice diverbio si trasforma ben presto in una tragedia. “Qualcuno lo ha spinto” racconta l’amico Filippo, il quale è rimasto tra l’altro molto sconcertato nel leggere qualche giorno dopo i quotidiani spagnoli che hanno riportato il fatto come una mera rissa in discoteca: “Nicco non era un attaccabrighe” e “Nicco gli ha detto di stare attento e il ragazzo lo ha preso a pugni. E’ caduto a terra poi si sono aggiunti altri ragazzi”. Un cerchio formato da altri ragazzi è il macabro anfiteatro dove si è svolta l’aggressione che ha impedito ai suoi amici di intervenire per fermare gli aggressori, anche perché la scena è stata fulminea: “abbiamo provato a intervenire, ma è stato un attimo. Nicco perdeva sangue dalla bocca, quei due che l’avevano picchiato sono scappati, nessuno li ha fermati. Abbiamo cercato di soccorrerlo, di sollevare il corpo, era pesante, nessuno ci dava aiuto, anzi erano tutti lì a riprendere la scena con i telefonini. Gli uomini della sicurezza del locale non sono intervenuti subito, l’ambulanza è arrivata dopo mezz’ora, c’era già la polizia.”
Gli agenti di polizia locale in base alla prime descrizioni e, secondo alcune fonti spagnole dopo aver visionato le immagini delle telecamere interne, hanno fermato poco dopo sul lungomare della città spagnola “tre uomini di 20, 24 e 26 anni, di nazionalità russa ( ma richiedenti asilo in Francia) privi di domicilio conosciuto, come presunti autori dell’omicidio.
L’autore del calcio che è stato fatale a Niccolò è il ceceno Rassul Bissultanov, professionista di lotta libera di 24 anni. Attualmente la sua posizione si è aggravata e rischia una condanna a 20 anni per omicidio intenzionale. Gli altri due aggressori Kabibul Kabatov e Movsar Magomadov sono stati rimessi in libertà provvisoria dal tribunale in attesa del giudizio perché ritenuti non responsabili diretti della morte di Niccolò.
L’episodio è un chiaro esempio di quanto un luogo addetto allo svago e al divertimento possa diventare palco per scenari di questo tipo, se non provvisto di misure di sicurezza quantomeno sufficienti. E’ infatti inaccettabile assumere una ventina di guardie di sicurezza in posti che, riempiti, potrebbero arrivare a ospitare in alcuni casi anche qualche migliaio di persone. La critica non è quindi mossa alle discoteche in sé per sé che, pur non essendo il massimo per igiene e, per alcuni, musica, restano comunque uno dei luoghi più apprezzati e frequentati soprattutto dai giovani, ma non solo. Ma è esattamente per questo motivo che la sicurezza e i controlli devono essere proporzionati alla grandezza del locale e legati anche al tipo di serata che verrà proposta.
Episodi come questi sono già successi in passato, ma nel caso non fosse un sufficiente monito a un aumento dei controlli ci sono da citare gli svariati incidenti legati all’uso di droghe. Gli aggressori di Niccolò pare siano stati, oltre che “delle brutte persone, che volevano solo fare casino”, anche sotto l’effetto di droghe mentre pestavano a morte il ragazzo di Scandicci. Inoltre alla famosa discoteca di Rimini Cocoricò, si è intensificato negli ultimi tempi il giro di droghe molto pesanti come LSD che in alcuni casi è stata anche fatale per alcuni ragazzi/e. Dopo gli accaduti la discoteca ha ovviamente proibito l’introduzione di bottiglie (se non acquistate all’interno della struttura) e aumentato la sorveglianza. Ma ciò non è ancora stato attuato in molti altri locali di tutta Italia (e non solo, come purtroppo si è visto) e ciò mette a repentaglio la sicurezza di persone che volevano solo andare a ballare.