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CALDO DA RECORD: ridiamoci sopra, alla maniera di Marasco.

Temperature che sfiorano l’inverosimile, nella torrida estate fiorentina. Già da giugno il caldo ha iniziato ad opprimere il capoluogo toscano concedendogli solo qualche giorno di tregua. Il picco però è stato raggiunto nella settimana a cavallo fra luglio e agosto, con temperature che hanno superato i 50° percepiti, causando non pochi disagi. Uno su tutti, la chiusura degli Uffizi per un malfunzionamento dell’aria condizionata. Fortunatamente però, come ogni volta, la culla del rinascimento viene abbandonata dai suoi residenti fino alla terza settimana di agosto, consci della situazione che ogni anno pervade l’ambiente fiorentino. Non si danno per vinti invece i turisti che continuano ad arrivare da ogni parte del mondo per visitare la bellezza della seconda capitale d’Italia, speranzosi di trovare ristoro in qualche bar del centro o in qualche negozio d’alta moda. Riprendendo Marasco, il menestrello fiorentino, grande maestro di tradizione e ironia, si potrebbe riadattare uno dei suoi brani più celebri “L’alluvione” per descrivere in maniera divertente ciò che questa ennesima ondata di calore provoca a Firenze e ai suoi abitanti.

Nuoti sommerso in un mar di sudore
Non sai se l’è l’afa o il nostro umore
Non sai capire icchèll’è successo
Ti pare troppo per esse uno scherzo

E mentre cerchi un poco d’aria
I caldo ti opprime e sembra i Sahara
Scorre veloce per via Tornabuoni
A i David sudan entrambi i coglioni

Sei trascinato in via Calzaioli
E pensi che ieri dicevi ai figlioli
“Ma quando finirà, maremma maiala
C’ho un callo che segna buriana”

Tutt’ad un tratto sei nel battistero
Ti par di sognare ma invece l’è vero
Quel mondo dorato di Santi e Gesù
Lo tocchi con mano l’è sceso quaggiù

E via grondando per queste stradine
In quattro e quattr’otto sei già alle cascine
Là sotto l’ombra dove c’eran tanti marmocchi
Ci stan certe balene che paion ranocchi

Presto il fetore ti porta via
Fin su la piazza della Signoria
Là dove Cosimo monta a cavallo
I tanfo gli arriva, un s’è fermato ai piedistallo

Tutte le statue che son sui piazzale
Bercian in coro “Ma questo è infernale!”
Lo dice Ercole e sotto c’ha Caco
Che pè quel afa ormai l’è briaco

Sviene Oloferne, con la su Giuditta
E la medusa l’è la più fresca e dritta
Perchè Perseo co’ na sciabolata
Da quell’olezzo la testa gli ha arzata!

Mortificato per questa gran lagna
cerchi rifugio alla Loggia di Orcagna
dove il Romano fa becco il Sabino
li soffia la moglie e lo lascia lì chino.

Anche il Marzocco un sa più cosa fare
perché i leoni un sanno sudare
Fermo se ne sta lì tutto nudo
“speriamo che i caldo un mi sciolga lo scudo!”

Non hai più freschezza, non hai più speranza,
ovunque c’è afa in frenetica danza
e trascinato da i turista che cuoce
giungi bagnato in Santa Croce.

Dante di marmo, poeta divino,
Annusa sdegnato l’inumano odorino
“Oh fiorentini m’avete esiliato…
prendetevi i ‘cardo che Dio v’ha mandato!”

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